La Russia ha sete di vino, ma l’idea del Governo di Mosca non è quella di rivolgersi ai mercati, vicini e lontani, quanto quella di affidarsi alle proprie possibilità, puntando a far crescere il vigneto della Federazione Russa dagli attuali 87.000 ettari a 140.000 ettari nel 2020, come annunciato dal ministro dell’Agricoltura, Aleksandr Tkachev. Come? Innanzitutto attraverso il sostegno pubblico, con un investimento di 56 milioni di euro nel 2016 a sostegno del comparto enoico, una cifra, per rendere l’idea, 13 volte superiore a quella stanziata nel 2014, riprendendo anche la proposta dei viticoltori russi di creare un fondo destinato all’impianto di nuovi vigneti, per aumentare la produzione di vino russo di alta qualità attingendo, tra l’altro, ai fondi delle accise dei vini stranieri, che occupano un terzo del mercato.
Ma si guarda con interesse anche agli investimenti stranieri, come racconta il portale “Russia Beyond The Headlines” (www.rbth.com), con un progetto di legge che introdurrà nuove norme sulla viticoltura in Russia, grazie alle quali gli investitori esteri riceveranno un appezzamento di terreno per un periodo di tempo limitato, dai 3 ai 15 anni, con il vincolo di destinare il 75% dei nuovi posti di lavoro ai cittadini russi. A patto che le compagnie non abbiano alcun debito per quanto riguarda tasse e imposte. In cambio del rispetto di queste norme, il Governo russo è disposto a difendere i produttori dai concorrenti, ossia dai prodotti di importazione a basso costo, per questo la Russia progetta di diminuire di un terzo le importazioni enoiche. Una serie di misure che coinvolgeranno anche la tracciabilità dell’etichetta, su cui verrà indicato se nella produzione del vino siano stati utilizzati materiali provenienti dall’estero. “C’è differenza fra una bottiglia di vino per la quale è stato coltivato un vigneto ed un vino frutto di concentrati - spiega il Ministro Tkachev - approdato da noi attraverso migliaia di chilometri nelle stive delle navi per poi essere riversato nelle cantine russe”.
Nel frattempo, secondo un altro portale, “Wine Strategies” (www.winestrategies.eu), il Ministero dell’Agricoltura starebbe prendendo in considerazione la possibilità di abolire le restrizioni sull’importazione di barbatelle dall’Europa, e la drastica riduzione delle imposte a carico dei produttori delle aree vocate (nella regione di Krasnodar, nel Caucaso del Nord e nella regione di Rostov).
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