La storia dell’umanità, purtroppo, è scandita quasi esclusivamente da guerre e tragedie, ed il vino, nel corso dei millenni, ha accompagnato le civiltà più diverse, a modo suo senza arrendersi mai. Basti pensare che nel momento più basso raggiunto dalla barbarie umana, durante la Seconda Guerra Mondiale, le viti di una Francia in ginocchio, costantemente minacciata dai bombardamenti tedeschi, dettero al mondo due annate straordinarie, la 1943 e la 1945. Oggi, c’è un altro territorio sotto lo scacco della violenza, la Siria, dilaniata dalla guerra civile che, dal 2011, vede opposte le forze governative e quelle della Coalizione nazionale siriana, e che secondo l’Onu ha già fatto 60.000 morti. Ma la Siria è anche terra di Bacco, una storia che risale agli Antichi Romani, che piantarono le prime viti ai piedi del monte Bargylus, conosciuto ai giorni nostri come Jebel Al-Ansariyé. È qui che i fratelli Karim e Sandro Saadé producono dal 1998 i loro vini, e non hanno alcuna intenzione di smettere: “ci adattiamo alla situazione, con la speranza che si risolva tutto al più presto, e che la Siria continui ad essere un Paese laico, così come l’abbiamo conosciuto, in cui si possa produrre vino”.
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