02-Planeta_manchette_175x100
Consorzio Collio 2024 (175x100)

La viticoltura caratterizza il Balpaese, ma ci sono territori in cui, per secoli, nulla è cambiato. Come nel Soave, primo Paesaggio Rurale Storico riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole. Sani: “paesaggio viticolo valore fondamentale”

Italia
Il diretto del Consorzio del Soave Aldo Lorenzoni con il Presidente della Commissione Agricoltura alla Camera Luca Sani

La viticoltura caratterizza una parte enorme del paesaggio agricolo del Belpaese, ma ce ne sono alcuni in cui, da decenni se non da secoli, nulla è cambiato: sono i Paesaggi Rurali Storici, riuniti in un registro istituito nel 2012 dal Ministero delle Politiche Agricole, che, per primo, ha riconosciuto il territorio del Soave (www.ilsoave.com). Un percorso lunghissimo, come racconta a WineNews Viviana Ferrario, ricercatrice del Dipartimento di Culture del Progetto alla Iuav di Venezia, che ha curato la candidatura del Soave, dove “la presenza della vite ha una tradizione antichissima, ed è proprio grazie a questa candidatura che abbiamo potuto svolgere delle ricerche che ci hanno permesso di verificare la presenza del vigneto e la sua estensione all’inizio dell’Ottocento, utilizzando le mappe del catasto napoleonico, la documentazione geometrica cartografica più antica - continua Ferrario - che ci consente di analizzare la questione nel dettaglio della scala 1:2000, quindi alla singola particella. Questo ci ha permesso di ricreare una mappa del paesaggio vitivinicolo 200 anni fa.
Per il riconoscimento del Registro Nazionale, invece, è riferito soprattutto alla storicità della modernità del Soave, perché sappiamo che il paesaggio vitivinicolo è cambiato dappertutto dopo l’attacco della fillossera, nella ricostruzione, però, il Soave ha ricostruito mantenendo tutte le specificità della sua tradizione, assorbendo in qualche modo il trauma. Ed è proprio questa continuità che è stata premiata, ossia il fatto di aver saputo mantenere questa forma storica di allevamento della vite che è la pergola. Un tempo era diversa, lo sappiamo, la vite veniva allevata su un sostegno vivo, quindi sugli alberi, sostituiti un po’ alla volta dai pali secchi, come in Soave succedeva già dall’Ottocento, precorrendo i tempi del vigneto specializzato. Merito della collina - conclude Ferrario - esposta a sud, con delle particolarità climatiche che consentivano questo tipo di allevamento. Abbiamo raccontato semplicemente questa storia, che il Ministero ha valutato positivamente”.
Un riconoscimento che, a ben guardare, è il riconoscimento di un valore del tutto nuovo assunto dal vino, che “non è più un prodotto esclusivamente del nostro sistema agroalimentare - spiega a WineNews l’Onorevole Luca Sani, presidente della Commissione Agricoltura alla Camera - ma al vino sono legate una storia, una tradizione ed una vocazione delle singole realtà. Riconoscere l’elemento paesaggio diventa fondamentale: si attribuisce all’agricoltura un ruolo che in passato era visto diversamente: ieri era un problema per l’ambiente, oggi è una risorsa per la tutela dell’ambiente stesso e del paesaggio. Questo dà luogo anche a circuiti virtuosi di sviluppo che possono spaziare dalla qualità delle produzioni al turismo alla fruizione dell’ambiente in chiave nuova, come spesso il turista ricerca, specie in Italia. Ci sono molti territori che stanno lavorando sotto questo punto di vista - aggiunge Sani - c’è un attaccamento molto forte delle diverse comunità a ciò che riescono a produrre in questo settore, quindi credo che l’esperienza del Soave possa fare da apripista per molte altre realtà del Paese. In termini pratici il Ministero delle Politiche Agricole metterà in campo strumenti promozionali ad hoc, mentre la salvaguardia spetta in primo luogo alla sensibilità dei comuni di questi territori, anche se a livello nazionale siamo impegnati in una legge che vieti il consumo di suolo agricolo, con la consapevolezza che gli aspetti idrogeologici dipendono dalle attività agricole che si fanno su un determinato territorio: l’obiettivo è quello di uno sviluppo virtuoso”.
“Per il Soave - racconta, a WineNews, Aldo Lorenzoni, direttore del Consorzio del Soave - la candidatura a territorio Unesco sarebbe stata un percorso sbagliato, così siamo il primo Paesaggio Rurale Storico riconosciuto dal Ministero delle Politiche Agricole in Italia, e per noi è il mezzo più efficace ed efficiente, anche dal punto di vista della comunicazione, perché racconta esattamente cos’è il Soave. Ed è ciò che mi sta a cuore, perché in una dinamica che vede competere viticolture standardizzate e viticolture storiche, che hanno tante più difficoltà da affrontare, è importante segnare nettamente le differenze. Il Soave è un po’ questo: se è vero che in questi 200 anni la pergola ha ricamato 7.000 ettari di territorio, è un unicum ed un patrimonio da non buttare via ricercando nuovi sistemi di allevamento o nuove forme di gestione del suolo. Il Soave - continua Lorenzoni - è così e deve rimanere così. Casomai, dobbiamo cambiare gli strumenti per i produttori, vanno ridefiniti alla luce dell’identità di questi paesaggi storici, perché spesso rischiamo di snaturare identità territoriali. Questo riconoscimento - conclude il direttore del Consorzio del Soave - ci serve per mettere un punto: qui comincia una nuova storia, queste zone, per continuare a fare quello che hanno fatto in questi 200 anni, hanno bisogno di un occhio di riguardo da parte del legislatore”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Altri articoli