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LO SCENARIO

Lavoro e agricoltura, il tema “sicurezza” al centro. Senza stranieri non c’è made in Italy

Governo, sindacati e associazioni in campo dopo la tragedia di Latina. Tra chi invoca nuove regole, e chi l’applicazione di quelle esistenti
AGRICOLTURA, Coldiretti, Confagricoltura, FRANCESCO LOLLOBRIGIDA, GIORGIA MELONI, INAIL, LAVORATORI STRANIERI, LAVORO, MADE IN ITALY, MINISTERO DEL LAVORO, MINISTERO DELL'AGRICOLTURA, MORTI SUL LAVORO, SICUREZZA, Italia
Lavoro e agricoltura, il tema “sicurezza” al centro

La cronaca di questi giorni, con il caso macabro del bracciante di origine indiana, Satnam Singh, morto dopo un grave infortunio nei campi e dopo essere stato abbandonato davanti casa invece che portato in ospedale (il titolare dell’azienda è indagato per omicidio colposo e omissione di soccorso), e per di più immigrato irregolare ed impiegato in nero con paghe da fame, ma anche con quello, completamente diverso, del 18enne deceduto perché schiacciato da un macchinario agricolo mentre lavorava, “facendo ciò che aveva sempre desiderato”, come ha dichiarato la madre, hanno riportato ancora una volta, in maniera violenta, sotto i riflettori, il tema della sicurezza sul lavoro, in particolare nei campi. Un tema sempre presente, da inquadrare con i dati: secondo l’Inail, nel 2023, su 585.356 denunce di infortunio sui luoghi di lavoro, nel complesso (-16,1% sul 2022), 26.096 arrivano dal settore agricolo (+0,4%). I casi mortali, in tutti i settori, sono stati 1.041, -4,5% sul 2022, con 119 in agricoltura (sui 118 del 2022). E un tema importantissimo, che chiama in causa molti fattori: l’etica di impresa, la bassissima remuneratività di alcuni comparti agricoli, ma anche la mancanza di manodopera e la necessità di lavoratori stranieri, senza i quali il made in Italy, di fatto, non esisterebbe. Secondo i dati Fai-Cisl, sono oltre 358.000, il 31% del totale, da 164 Paesi diversi, di cui il 67% extracomunitari, fondamentali nelle stalle, nella raccolta della frutta, tra i vigneti del Belpaese e non solo.
In questo contesto, a sconvolgere per la brutalità del fatto, come detto, è stato il caso del bracciante indiano morto a Latina, abbandonato davanti casa con il braccio tranciato da un macchinario lasciato in una cassetta. “Sono atti disumani che non appartengono al popolo italiano, e mi auguro che questa barbarie venga duramente punita”, ha commentato il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, esprimendo “una dura condanna per quanto avvenuto”. “Abbiamo espresso il cordoglio per Satnam Singh, un’altra vittima innocente di un sistema criminale che sfrutta gli esseri umani in nome di un profitto ingiusto. Come lo abbiamo fatto in ogni occasione e a prescindere dalla nazionalità una vita umana è andata persa per la mancanza del rispetto delle norme. È necessario, tuttavia, rendere pubblico l’impegno del nostro Governo in questi 20 mesi e anche le responsabilità di chi ha fatto poco o nulla in passato per impedire che la situazione degenerasse. Leggiamo in queste ore parole di commozione e denunce giustissime, ma anche le solite strumentalizzazioni di molti che pur avendo avuto ruoli importanti istituzionalmente e sindacalmente non hanno fatto molto di utile. E pur sapendo, spesso, si sono chiusi in un silenzio complice”, ha detto dal canto suo il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Secondo Maria Grazia Gabrielli, segretaria confederale Cgil, il fatto è “frutto del sistema del caporalato e dell’irregolarità in cui releghiamo migliaia di migranti che arrivano nel nostro Paese in cerca di speranza. Schiavi della società contemporanea, irregolari, senza permesso di soggiorno, e quindi più ricattabili da chi considera il lavoro solo un profitto e i diritti, come quello all’assistenza, solo degli ostacoli. Lo sfruttamento nei campi si traduce molto spesso, in salari da fame, in ritmi e in condizioni di lavoro insicure e inumane, in violenze psicologiche e fisiche che purtroppo sfociano anche in terribili accadimenti come quello di Latina. Non è criminale chi cerca speranza, dignità e possibilità diverse per la propria vita, ma chi sfrutta, schiavizza e priva della dignità gli immigrati. Si faccia piena luce su quanto successo e si punisca chi è stato in grado di compiere un atto così disumano. Continueremo a lottare contro il caporalato, a rivendicare politiche e scelte migratorie diverse affinché gli immigrati non siano più degli invisibili o un problema di sicurezza, ma persone, lavoratrici e lavoratori con diritti e tutele, lavoratori con una dignità”. Condanna per il fatto è arrivata anche da tutte le organizzazioni agricole. Coldiretti parla di intollerabile tragedia che inorridisce il mondo agricolo nazionale e conferma la necessità di tenere altissima la guardia contro il fenomeno del caporalato”. Per Roberto Caponi, direttore delle Politiche del Lavoro e Welfare di Confagricoltura, “abbiamo bisogno che le attività ispettive sui luoghi di lavoro siano supportate da attività di intelligence, con l’incrocio delle informazioni già contenute nelle banche dati a disposizione delle amministrazioni locali. È necessaria la collaborazione di tutti. Organizzazioni di categoria, imprese, sindacati e organi di sorveglianza devono lavorare, insieme per evitare che le risorse dedicate alle ispezioni non si disperdano nella ricerca di piccoli cavilli burocratici ma che prevengano e censurino concretamente il fenomeno del lavoro nero. Il lavoratore morto a Latina è una delle tantissime persone straniere presenti da anni sul territorio italiano e che sono impiegate da anni senza contratto”, aggiunge. Per il direttore dell’area Lavoro della Confederazione, complice del fenomeno di sfruttamento nei campi è anche la scarsa applicazione delle norme. “Di leggi in Italia ce ne sono tante sia contro il caporalato che sulla tutela dei lavoratori. Ma bisogna farle rispettare”. Confagricoltura è impegnata su questi temi da tempo. “Di recente abbiamo rinnovato, insieme alle altre sigle e ai sindacati, i contratti degli impiegati del settore primario. Si tratta di 40.000 persone a cui è stato migliorato il trattamento economico. Adesso stiamo lavorando al rinnovo dei contratti di lavoro provinciali e l’obiettivo è l’aumento delle tutele”.
Intanto, la Ministra del Lavoro, Marina Elvira Calderone, ed il Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, hanno convocato d’urgenza un incontro con le parti sociali, anche dopo che nella giornata di ieri è arrivata la notizia di una rete di sfruttatori di braccianti sgominata nella zona tra Napoli e Caserta da un’operazione congiunta tra Procura di Napoli, carabinieri ed Ispettorato Nazionale del Lavoro (Inl). “Continueremo a perseguire con decisione queste forme di moderno schiavismo che sfrutta lo stato di necessità delle persone, costringendole a condizioni di lavoro inaccettabili. Come Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali - ha detto Calderone - ribadisco l’impegno a usare tutti i mezzi a nostra disposizione per contrastare i comportamenti messi in atto da individui senza scrupoli, che pensano di comprare la vita delle persone con pochi spiccioli. Renderemo questi mezzi ancora più incisivi, come abbiamo già fatto reintroducendo il reato penale di somministrazione illecita di manodopera che era stato abrogato nel 2016”. “Il rifiuto del lavoro nero e del caporalato sono due dei principi cardine che guidano la nostra azione sindacale. È chiaro che le eccellenze del nostro made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita dei lavoratori agricoltori”, ha commentato il presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini. “Non basta solo esprimere profondo cordoglio davanti all’inaccettabile vicenda del bracciante indiano, Satnam Singh, vergognosamente abbandonato in strada dopo il gravissimo infortunio nei campi nell’Agro Pontino. Serve fare di più e valorizzare e tutelare le tante aziende agricole che operano in regime di legalità. Riguardo al Decreto Flussi bisognerebbe innanzitutto creare una black list nella quale inserire quei datori di lavoro che nei click day precedenti, pur avendo ottenuto il visto d’ingresso per i lavoratori richiesti, non hanno poi formalizzato il contratto di soggiorno e, quindi, l’assunzione. Inibire per almeno tre anni tali soggetti dalla presentazione delle istanze permetterebbe non solo di alleggerire il sistema informatico del Ministero, ma soprattutto di ridurre i tempi di accoglimento e rilascio dei visti. Ancora meglio, sarebbe superare la procedura del click day attraverso una prenotazione numerica della manodopera extra Ue da parte dei datori di lavoro, che andrebbe effettuata prima del precaricamento delle istanze, così da permettere al Ministero di valutare correttamente il numero delle quote in base al fabbisogno reale. Quanto alla Rete del lavoro agricolo di qualità, così com’è strutturata oggi, non porta nessun beneficio né alle aziende agricole né contro la lotta al caporalato, come dimostra l’iscrizione di solo 6.600 aziende rispetto ad aspettative di almeno 400.000 per incentivare l’adesione alla Rete, perciò andrebbe previsto un sistema di premialità davvero incentivante per le imprese, che permetta di dare risalto alle aziende virtuose da un punto di vista sociale, ma anche economico”.

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