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LE ASTE? UN SETTORE DOMINATO DALLA FRANCIA IN CUI L’ITALIA HA SPAZI DI CRESCITA. PAROLA DI PIERO ANTINORI, CHE ESORTA I VIGNAIOLI ITALIANI A NON IGNORARE IL FENONEMO E RISPONDERE AD ESIGENZE DEI COLLEZIONISTI CON VINI DA LUNGO INVECCHIAMENTO

Il mondo delle aste è un fenomeno affermato e in crescita che i vignaioli italiani non possono e non devono ignorare, i grandi collezionisti internazionali hanno ormai capito da tempo che non esiste solo la Francia e per l’Italia ci sono grandi spazi di crescita a patto che i nostri produttori sappiano interpretare il settore e creare vini capaci di invecchiare per molto, molto tempo. Parola del marchese Piero Antinori, a capo della storica griffe Marchesi Antinori (tra i protagonisti oggi a Firenze dell’“Asta di primavera”, appuntamento con la casa Pandolfini), che tanto successo ha nelle aste internazionali con i suoi cru, su tutti Solaia e Tignanello.

“In tanti mercati - ha spiegato Antinori - soprattutto quelli emergenti, come ad esempio la Cina e Hong Kong che per le aste sono diventati la “nuova America”, sta crescendo il numero di collezionisti di vini seri, ovvero quelli che possono invecchiare e rimanere nelle cantine anche per decine di anni. E’ un fatto positivo perché si tratta di persone che prendono il vino in maniera veramente seria e che vogliono anche sapere cosa c’è dietro a un vino, la sua storia, la sua origine”.

Secondo Antinori, oggi accompagnato dal suo enologo e amministratore delegato della Marchesi Antinori Renzo Cotarella, “questo è un fenomeno anche culturale che si sta sviluppando e che va seguito con attenzione da parte dei produttori italiani. Anche se fino ad oggi la parte del leone nelle aste l’hanno fatta i vini francesi, oggi c’è un’apertura verso altre tipologie e dopo la Francia c’è indubbiamente l’Italia”.

Il divario con la Francia, ha spiegato ancora il marchese, “nel tempo è destinato a ridursi. Vuoi per i prezzi o per una questione culturale, i grandi collezionisti di vini si sono ormai accorti che non esiste solo la Francia e si stanno aprendo anche ai vini italiani. Per ora la nostra percentuale nel mondo delle aste è ancora piccola ma proprio per questo abbiamo un grande potenziale e grandi spazi da occupare”. Certo, “occorre lavorarci sopra e l’importante è fare vini con grande potenziale di invecchiamento perché l’acquirente delle aste vuole vini che può aprire anche tra 20 o 30 anni”.

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