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LE BOLLICINE TRAINANO IL PRIMATO DEL VINO ITALIANO IN RUSSIA: A +467% NEI PRIMI 3 MESI 2013. E IN RUSSIA C’È “SOLO ITALIANO”, IL TOUR BY IEM E ICE CON BACCO TRICOLORE OGGI A MOSCA E IL 30 MAGGIO A SAN PIETROBURGO. FOCUS: I NUMERI DELL’EXPORT BY ISMEA

Italia
Marina Nedic, managing director Iem

Le bollicine trainano il primato del vino italiano in Russia: la quota di mercato della produzione enoica tricolore nel Paese degli Urali oscilla intorno al 25%, raggiungendo addirittura il 69,2% per gli spumanti. Sono proprio questi ultimi a dare impulso all’export, con una crescita eccezionale del +467% nei primi 3 mesi del 2013. E non è un caso che nella Federazione russa sarà di scena “Solo Italiano” 2013, il tour promosso dallo Iem (International Exhibition Management) in collaborazione con l’Ice, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, in Russia, oggi a Mosca e il 30 maggio a San Pietroburgo, dove sfileranno oltre 80 aziende italiane che con l’Istituto dei Grandi Marchi, il Consorzio del Vino Chianti, il Consorzio di Tutela dei Vini del Collio e Carso e Uvive (Unione Consorzi Vini Veneti Doc), presenteranno la loro migliore produzione fra incontri, seminari e walk around wine tasting (info: www.iem.it).
In base ai dati resi noti dalle Dogane Russe ed elaborati da Ice aggiornati al trimestre, l’Italia continua a mantenere il primato delle esportazioni di vino rispetto alla Francia, addirittura aumentando, seppur di poco, il divario tra febbraio e marzo. Inoltre, anche la variazione sul primo trimestre 2012 è di gran lunga la più alta fra i principali fornitori della Federazione, con un +79,6% a 43,6 milioni di euro. La cultura del buon vino, dunque, secondo lo Iem, sta diffondendosi anche nel mercato russo. Il trend vede decisamente aumentare la richiesta di vino in bottiglia sullo sfuso per un consumatore che è diventato più esigente e predilige un prodotto di qualità. L’Italia, con la sua storica tradizione enologica, ha dunque la possibilità di migliorare ulteriormente la propria posizione, ma è fondamentale rafforzare e implementare l’attività sul territorio, agevolando il contatto di importatori e distributori locali con le aziende che, da sole, rischierebbero di rimanere strozzate tra la difficile burocrazia russa, la complessa struttura distributiva esistente e i pesanti dazi doganali.
“La Russia - spiega Marina Nedic, managing director Iem - pur non essendo ancora una delle principali destinazioni dell’export di vino italiano, rappresenta un mercato fortemente dinamico con ragionevoli previsioni di crescita nei prossimi anni. Secondo alcune stime il consumo di vino pro-capite nella nazione degli Urali - stabile da diversi anni tra i 5 e i 7 litri - è destinato ad aumentare del 18% entro il 2016, offrendo così ulteriori margini al prodotto tricolore. Il consumatore russo sta scoprendo il piacere del vino di qualità, ma soprattutto sta scoprendo il gusto italiano in generale, nella moda, nella cultura e nell’enogastronomia. Il prestigio di un marchio e il paese di origine di una cantina sono due fattori determinanti nella scelta di un vino. Se inoltre si pensa che Mosca è la seconda città al mondo con il maggior numero di miliardari, è facile comprendere l’enorme potenzialità di questo mercato per il nostro settore. Abbiamo superato - conclude - la Francia, ma ora dobbiamo metterci ancora più impegno per mantenere questa leadership presentandoci sul mercato con iniziative concrete a favore delle nostre aziende”.

Focus - Il panorama positivo per l’export del vino italiano a inizio 2013 by Ismea: corrono le bollicine
Un inizio 2013 positivo per l’export di vini italiani, che dopo lo stop del 2012 (circa 21 milioni di ettolitri, il 9% in meno sul 2011), ha fatto segnare un rimbalzo del 3% nel periodo gennaio-febbraio 2013, affiancato da un incremento degli introiti del 15%. Ecco la fotografia di Bacco tricolore oltre confine scattata dall’Ismea.
Ancora presto, sottolinea l’Ismea, per parlare di inversione di tendenza, specie alla luce della dinamica negativa dell’export nazionale nel suo complesso che, in base ai dati Istat, ha subito una contrazione dello 0,7% nel primo trimestre, a causa soprattutto della deludente performance in Europa. Da rilevare che proprio nel Vecchio Continente il vino sembra, al contrario, mostrare quest’anno un buon dinamismo confermato, nel primo bimestre 2013, da un più 4% dell’export in volume nell’Ue, grazie soprattutto alla forte spinta del mercato tedesco (+17%). Al di fuori dell’Unione Europea è emersa, invece, una sostanziale tenuta, determinata da performance disomogenee tra le diverse destinazioni. Al più 9% negli Stati Uniti, si è contrapposto, in particolare, un calo dell’11% in Svizzera. Anche in Asia emergono andamenti differenziati: in Giappone l’export vinicolo ha fatto segnare un incremento del 4%, mentre in Cina le vendite hanno subito un pesante meno 13%. La flessione delle quantità nel Dragone risulta, tuttavia, più che compensata dalla crescita dei corrispettivi monetari (+42%), con la domanda che sta premiando i vini confezionati a scapito degli sfusi. Fenomeno analogo sta interessando la Russia, dove al crollo dei volumi (-41%) si è contrapposto un forte aumento degli introiti (+42%), grazie soprattutto al boom degli spumanti, i cui quantitativi sono quintuplicati.
Analizzando la dinamica dell’export per tipologia di prodotto, Ismea rileva in particolare l’avanzamento dei vini sfusi che, in controtendenza sulla dinamica negativa del 2012, in soli due mesi hanno già fatto superare il milione di ettolitri (+6% sullo stesso periodo del 2012), generando un fatturato di 86 milioni di euro (+42%). Del resto, sottolinea l’Istituto, dall’inizio dell’anno i prezzi alla produzione dei vini comuni e Igp, le tipologie più rappresentative nell’ambito degli sfusi, hanno fatto registrare un aumento del 36%.
Le elaborazioni Ismea dei dati Istat indicano, inoltre, una lieve progressione per i vini fermi confezionati (+1,4% in termini quantitativi, +12,5% nei corrispettivi monetari) e una crescita a due cifre per gli spumanti (+13% nei volumi, +21% negli introiti), a fronte di una flessione dei vini frizzanti sia nelle quantità, sia in valore (rispettivamente: -12% e -4%).
In generale, conclude l’Ismea, il miglior risultato l’hanno messo a segno i vini Igp con oltre 850.000 ettolitri spediti oltre frontiera (+7% sul primo bimestre 2012). Per le etichette con marchio Dop la crescita dei volumi è stata, invece, del 4%, mentre i vini comuni hanno chiuso il bimestre con un +2%.

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