Durata sempre più limitata dei vigneti e diffusione crescente delle malattie del legno della vite: sono questi i problemi che stanno attualmente flagellando la viticoltura mondiale. Vere e proprie insidie che rischiano di assumere una valenza catastrofica, paragonabile a quella scatenata dalla fillossera alla metà dell’Ottocento.
Per proporre alcune soluzioni e inquadrare la questione attraverso i punti di visti dei maggiori esperti in materia del mondo, il convegno di Vinitaly 2014 “La prevenzione contro il deperimento dei vigneti”, organizzato da L’Informatore Agrario e Simonit&Sirch, Scuola Italiana di Potatura della Vite, ha scritto, se non la parola fine, evidentemente, almeno un percorso, fissando alcuni paletti fondamentali come il fatto che la prevenzione è non solo fondamentale ma necessaria, rappresentando, al momento, l’unica soluzione concreta.
La potatura della vite, infatti, è l’operazione che più impatta il “sistema immunitario” della pianta, provocando in corrispondenza dei tagli coni di disseccamento più o meno estesi e aprendo potenziali vie di ingresso ai patogeni. In questo senso, a questa operazione colturale si può guardare come elemento di prevenzione insostituibile.
Ma quale metodo di potatura scegliere? “La potatura manuale, se eseguita correttamente, e quindi trasformandosi in potatura di precisione - spiega Alain Deloire, direttore del Wine and Grape Industry Center, dell’australiana Charles Sturt University - è quella in cui i tagli vengono eseguiti in modo da ridurre al minimo la creazione di coni di disseccamento, cioè di aree in cui il sistema di conduzione (floema e xilema per l’acqua n.d.r.) si necrotizza necrotizza. Quella meccanica, invece, che adotta macchine per la sua esecuzione e che viene sempre più sviluppata per esigenze economiche, se non adeguatamente integrata con quella manuale, rappresenta una modalità meno attenta alla vita del vigneto. La potatura manuale di precisione, pur presentando costi superiori, garantisce una ottimizzazione dell’omogeneità del vigneto, un microclima della zona di fruttificazione e quindi una qualità superiore del frutto, oltre a limitare l’invecchiamento e le malattie del vigneto”.
Ma qual’è la malattia del legno della vite che attualmente preoccupa di più viticoltori ed esperti del comparto? “Il mal dell’esca (una malattia che si sviluppa a partire dall’azione congiunta di un insieme di funghi, che portano alla completa necrosi la pianta n.d.r.), che nel recente passato colpiva le viti vecchie, ora sta minacciando anche quelle più giovani - afferma Olivier Viret a capo del progetto di ricerca ad hoc della svizzera Agroscope Chancing Wadenswil - ed è quella che ci preoccupa di più. Ogni pianta arborea presenta naturalmente una popolazione di funghi e la vite, non fa eccezione. Purtroppo, però questa pianta ha una struttura della corteccia meno fitta e per questo la penetrazione dei funghi fino ai suoi vasi linfatici è più semplice. Anche se la soluzione per le malattie del legno della vite è lontana da venire e i trattamenti antifungini, oltre che ad essere costosi, sono decisamente inutili - conclude Viret - sembrano confermarsi le ipotesi che mettono in relazione la manifestazione dei sintomi con la perturbazione dei flussi di linfa causati dalla presenza di funghi proprio nei vasi, dalle ferite di potatura e da alcuni stress climatici”.
A porre ulteriore preoccupazione fra gli esperti anche i cambiamenti climatici in atto nel recente passato: “il clima ha un effetto ormai riconosciuto sulla distribuzione e la variabilità d’espressione dei sintomi delle malattie del legno della vite - spiega Pascal Lecomte del Centre de Recherches de Bordeaux - e le annate umide sembrano favorire la comparsa dei sintomi dell’esca. L’effetto dell’aumento della temperatura, invece, non è facile da valutare” .
“Osservando nel fusto delle viti i percorsi del trasporto linfatico, si possono notare interruzioni di flusso dovute ai coni di disseccamento provocati dai tagli di potatura - osserva Marco Simonit, co-fondatore di Simonit&Sirch Preparatori d’uva, fondatore della Scuola Italiana di Potatura della Vite e autore del testo “Manuale di potatura della vite: Guyot” - tanto più importanti quanto più grandi sono stati gli interventi. Si tratta di una delle cause più impattanti del deperimento dei vigneti, prevedibile con una potatura consapevole”. E una potatura consapevole vuol dire una potatura operata da personale formato e che conosca i principali meccanismi fisiologici della vite. “Il termine “compartimentazione” - prosegue Simonit - identifica la strategia passiva della pianta: a seguito di una ferita che espone i tessuti interni all’ambiente esterno, e quindi ai microorganismi patogeni, essa si difende isolando la porzione di legno attaccata, ostacolando così l’avanzamento e la colonizzazione dei funghi responsabili della disgregazione del legno. La ferita attiva un processo di attivazione di barriere fisiche, utile, che chiudono i vasi di trasporto della linfa interessati, e l’attivazione di barriere chimiche in modo da interferire con lo sviluppo degli stessi all’interno della pianta”.
Ma le malattie del legno sono una minaccia più grande della filossera dunque? “La risposta è purtroppo affermativa - sottolinea Richard Smart, consulente internazionale e docente all’Università della Tasmania (Australia) - A testimoniarlo la diffusione delle malattie del legno a livello planetario aggravato dalla libera circolazione di barbatelle infette da un continente all’altro, dalla diffusa incapacità dei viticoltori di riconoscere queste malattie e dall’assenza di una cura. Ad aggravare la situazione - conclude Smart - la flessione della ricerca su queste problematiche”.
Insomma, se il deperimento dei vigneti e la diffusione crescente delle malattie del legno della vite si stanno configurando sempre più come vere emergenze, l’unico strumento concreto al loro avanzamento resta la prevenzione. E questa, necessariamente, si ottiene con una modalità corretta di potatura manuale, come il metodo messo a punto da Simonit&Sirch propone non solo in Italia ma anche, per esempio, nelle più importanti zone di produzione della Francia, senza trascurare, naturalmente, il trasferimento di queste buone pratiche a coloro che compiono queste delicate operazioni nel vigneto (e qui, ancora una volta, il duo Simonit e Sirch ha fatto centro con Scuola Italiana di Potatura della Vite. Un ultimo elemento da considerare è poi il fatto che una precoce sostituzione del vigneto, oltre, evidentemente, ad essere anti-economica, è una sorta di passo indietro qualitativo, perché, come noto, i vini più importanti e grandi, provengono da vigneti vecchi o molto vecchi, comunque di più di trenta anni di età.
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