La casa in cui nacque lo spumante (o meglio lo "champagne italiano", come veniva chiamato allora) si fanno i consuntivi di un 2002 vissuto nel segno del rinnovamento e dell´espansione. E la prima novità Gancia è un accordo con il gruppo Ladoga (100 milioni di dollari di fatturato nel settore vodka) per la commercializzazione di vermut e spumanti (Asti, Brachetto, Moscato) in Russia e nell’Est Europeo. Obiettivo: 500.000 bottiglie nel 2003.
Edoardo, Lamberto e Massimiliano Vallarino Gancia hanno infatti varato una strategia di investimenti sul piano della tecnologia, della comunicazione e delle risorse umane per l´azienda leader nella produzione di spumanti sul mercato nazionale. I tre giovani imprenditori sono al timone della Gancia e stanno rilanciando questa maison, sotto il profilo innovativo, pur mantenendola intimamente legata ai valori del territorio e dell´autenticità dei prodotti, oltre che alla tradizione del nome. Le vendite sono nell´ordine dei 22,5 milioni bottiglie ed il fatturato è a quota 80 milioni di euro (l'export tocca il 25% della produzione).
Oggi alla testa della casa vinicola è arrivata la quinta generazione: Edoardo, Lamberto, Massimiliano e Vallarino sono i discendenti di quel Carlo che due secoli fa se ne andò a Reims per scoprire i segreti della produzione dello champagne, prima di fondare ufficialmente la sua cantina a Chivasso, nel 1850. Tocca ora a questi nuovi "timonieri" affrontare le sfide degli anni Duemila, senza cullarsi sui risultati raggiunti, ma puntando avanti, come dimostrano la svolta gestionale impressa all'azienda di famiglia e i nuovi prodotti già sbarcati sul mercato: dal Modonovo metodo Gancia al Pinot di Pinot blanc de blancs (figlio della quinta generazione), al Carlo Gancia, cuvèe del fondatore.
I Gancia puntano anche alla riscoperta dei vitigni autoctoni, al Nord come nel Mezzogiorno, che connotano l’italianità coniugata con la bevibilità. E la scelta è stata quella di nuove acquisizioni impostate su due poli: Piemonte e Puglia: "l'obiettivo - dice Lamberto - è creare una "grande cantina" che rappresenti tutta l'Italia vitivinicola".
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