Se nell’arco di un lustro, ossia tra il 2012 ed il 2017, le esportazioni di vino italiano nel mondo sono cresciute, in valore di oltre il 25%, il merito, in termini di tipologia, è ascrivibile principalmente alle Dop del Belpaese, le cui spedizioni, nel periodo, sono passate, in valore, da 2,18 a 3,21 miliardi di euro, una crescita pari al +47% con un conseguente aumento del prezzo medio, dai 3,9 euro al litro del 2012 ai 4,46 euro al litro del 2017, contro il +14% di tutti gli altri vini, passati da 2 a 2,3 miliardi di euro e da 1,42 a 1,49 euro al litro in termini di prezzo medio. Così i dati del report “Le rotte del vino a livello globale” di WineMonitor Nomisma, raccontati a WineNews dal direttore Area Agroalimentare Nomisma e responsabile Wine Monitor Denis Pantini.
Oggi, la fetta maggiore del mercato delle esportazioni dei vini a denominazione, pari al 31,9%, è rappresentata dagli spumanti (escluso l’Asti, che da solo vale il 4%, il -15% rispetto al 2012), cresciuti del 229%, quindi ci sono i rossi della Toscana, con una fetta del 16,2% (+9%), i rossi del Veneto, con l’8,4% (+13%), i rossi del Piemonte, con l’8,2% del mercato dell’export (+44%) e gli altri rossi a denominazione, che valgono il 13% (-2%). Tra i bianchi, la fetta di Trentino Alto Adige e Friuli, insieme, è del 6,4% (+80%), quella dei bianchi del Veneto del 2,6% (-23%) e quella degli altri bianchi Dop del 9,4% (+57%).
Ma quali sono i mercati d’elezione dei vini a denominazione che prendono la via dell’estero? Ci sono cinque mercati di riferimento, che da soli rappresentano più dell’80% delle esportazioni. Il 24% dei vini rossi finisce in Usa, il 15% in Germania, il 10% in Svizzera, il 9% in Canada ed il 7% in Gran Bretagna, per un valore di 1,45 miliardi di euro. Non cambia di molto il panorama se si sposta l’attenzione sui bianchi Dop: il 38% va in Usa (+95,2% tra il 2012 ed il 2017), il 20% in Germania, il 10% in Gran Bretagna (+36,6%), il 5% in Canada ed il 3% in Svizzera, per un totale di 593 milioni di euro. Infine, gli sparkling, con il 34% dell’export verso la Gran Bretagna (+427%), il 23% verso gli Usa (+195%), il 6% in Germania, il 4% in Svizzera ed il 3% in Francia (+447%).
Focus - I trend della Germania
Negli ultimi 5 anni, il consumo di domestic wine in Germania è cresciuto a volume del 3% a fronte di una sostanziale stazionarietà dei consumi di vino a livello complessivo. Tra il 2014 e il 2017, mentre l’import di vini fermi è diminuito complessivamente a valori del 3% (Italia -1%), quello dall’Austria è cresciuto dell’11% (+31% i bianchi Dop, top exporter assieme a Sud Africa +17%). Sul fronte degli spumanti, pur a fronte di un consumo in crescita di Prosecco (+38% import a volume 2017 vs 2016), nell’ultimo anno si registra un recupero dei Cava (+28%) e un aumento delle importazioni di spumanti francesi (+7%, escluso Champagne).
Focus - I trend degli Usa
Nel 2017, negli Stati Uniti l’import di vini fermi dall’Italia è aumentato a volume di appena l’1% contro un +16% dalla Francia e un +6% dalla Nuova Zelanda (che ha portato così la variazione cumulata a 5 anni al +79%). La crescita francese è largamente imputabile al successo nel consumo dei rosé sul mercato statunitense le cui vendite complessive, nel corso dell’ultimo anno, sono aumentate a valore del 64% (off-trade, aprile 2018) e dove la Francia detiene una quota del 60%. Anche nel I quadrimestre di quest’anno, le importazioni a volume di vini fermi sono maggiormente in crescita da Francia (+12% vs +2% da Italia) e da Nuova Zelanda (+23%).
Focus - I trend della Cina
Grazie agli Accordi di Libero Scambio (FTA) e alla relativa esenzione da dazio (o riduzione progressiva), le importazioni a volume in Cina di vini fermi imbottigliati da Australia e Cile sono cresciute rispettivamente del +213% e +257% tra il 2012 e il 2017 (rispetto ad una crescita a livello totale del + 108%). Anche nel I trimestre 2018 è continuato a correre l’import di vini fermi imbottigliati dall’Australia (+55% a volume) e dal Cile (+26%). La Cina rappresenta oggi il primo mercato di export per i vini fermi australiani (142,3 milioni di bottiglie - di cui 94% rosso - su 510,5 milioni di export totale), il cui prezzo medio (all’export) verso tale mercato è cresciuto del 23% tra il 2016 e il 2018.
Focus - I trend della Svezia
Tra il 2012 e il 2017, le vendite di vino biologico in Svezia sono passate da 100 a 436 Milioni di euro, rappresentando oggi il 22% dei consumi totali di vino nel paese. Il tasso di crescita medio annuo (CAGR) è cresciuto dal 10% del periodo 2010-2013 al 42% del 2013-2017. L’Italia è leader in questo segmento con una quota di mercato pari al 42% (era 36% nel 2015). Delle prime 10 etichette bio più vendute a livello complessivo, 6 riguardano vini italiani e le prime 3 sono relative a Prosecco. Il 55% delle vendite di vino biologico in Svezia si concentra nella fascia di prezzo tra 9 e 15 euro a bottiglia (al consumo). Cinque anni fa, le vendite collegate a tale fascia di prezzo erano pari al 45% del totale di categoria.
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