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FRANCIA

L’en primeur dell’annata 2022 di Bordeaux, un’occasione persa per un sistema superato

Con la fine dei rilasci, dall’analisi Liv-ex riemergono i limiti di un modello incapace di trovare il giusto equilibrio tra prezzi e qualità
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Cheval Blanc, investimento sicuro a Bordeaux

La campagna en primeur dell’annata 2022 di Bordeaux è un’occasione mancata. A ribadirlo, dopo i tanti punti di vista delle ultime settimane, è l’ultima analisi del Liv-ex, che ricorda come la grande qualità di un’annata celebrata unanimemente dalla critica internazionale, ha spinto i prezzi ad una crescita media del +20,8% rispetto alla 2021, i più alti nella storia recente, e ben al di sopra delle aspettative dei wine merchants, che si auguravano invece aumenti nell’ordine del +7%. La reazione del mercato, però, è stata fredda, facendo tornare di attualità i tanti dubbi su un modello, quello dell’en primeur, ormai lontano dalle sue origini, quando era un’opportunità per i collezionisti ed una possibilità per gli Chateaux. Un modello in un certo senso tradito un anno fa, quando la 2021, che non aveva certo entusiasmato la critica, fu rilasciata sul mercato praticamente agli stessi prezzi della ben più celebrata 2020.Inoltre, le annate recenti dimostrano chiaramente che acquistare en primeur non è più un’opportunità, anche perché si tratta di bottiglie che, per apprezzarsi in maniera importante sul mercato secondario, vanno conservate per periodi lunghissimi, di 20-30 anni.

In un momento storico in cui l’inflazione pesa dappertutto, il costo della vita è in aumento, i timori di una recessione sono in crescita e, cosa importante, detenere semplicemente liquidità può darti un rendimento annuo del 5%, non sorprende che l’interesse per un bene molto costoso, e dal rendimento imprevedibile, sia scemato rapidamente. Al contempo, i wine merchants hanno dovuto comunque garantire ai loro clienti una scontistica, tagliando così i margini, e riscuotendo comunque un certo successo, sia in virtù della qualità dell’annata che dell’abitudine, aspetto da non sottovalutare, perché la sensazione è che, in fin dei conti, ci sarà sempre chi comprerà i cru di Bordeaux, a prescindere dal prezzo. Resta però da capire quanto a lungo possa durare un modello così, che rischia di scoraggiare il mercato internazionale, pronto a premiare un’annata di qualità come la 2022, ma di certo non a qualsiasi prezzo.

Come scritto più e più volte, nonostante il grande caldo dell’estate 2022, le tecniche di vinificazione, il lavoro in vigna e la straordinaria capacità della vite di resistere agli eccessi climatici, hanno regalato un’annata destinata a restare nella storia, con tre vini che, secondo Neal Martin, senior editor Vinous, e tra i critici più influenti per Bordeaux, possono raggiungere il massimo dei voti: Château Léoville Las Cases, Château Cheval Blanc e Château L’Eglise-Clinet. Mentre l’annata 2022 ha il potenziale per competere con l’eccezionale qualità del 2009 e del 2010, i suoi punteggi sono più allineati con quelli delle annate 2020, 2019 e 2016. E nonostante punteggi simili, il prezzo medio di rilascio per l’annata 2022 è superiore del 6% sul prezzo medio di mercato dell’annata 2016, ed è uguale al prezzo medio dell’annata 2019, entrambe già fisicamente sul mercato. È interessante notare che, calcolando i punteggi medi di altri cinque critici - Jane Anson, Antonio Galloni, Lisa Perotti-Brown, James Suckling e Wine Advocate - l’annata 2022 è alla pari con la 2015, ma scende appena al di sotto delle annate 2016, 2018, 2019 e 2020. In sostanza, se è vero che i vini del 2022 sono indiscutibilmente di alta qualità, prima di definirla come “l’annata del secolo” ci vuole un pizzico di cautela in più.

Tornando alle dinamiche di prezzo, può essere utile un ulteriore passo indietro: come detto, la campagna en primeur dell’annata 2021, un anno fa, si rivelò un flop, affossando la fiducia di appassionati e collezionisti, risvegliata dall’ottima campagna della 2019, che aprì le porte al boom dei prezzi della 2020, inferiore per la critica ma capace di registrare aumenti del 27%. Una incostanza che, guardando all’annata 2022, ritroviamo anche nei prezzi dei diversi Chateaux, con decisioni che, in alcuni casi, hanno frustrato le possibilità del mercato. Château Angélus, ad esempio, è stato rilasciato a 4.296 sterline a cassa, il 37,7% in più dell’annata 2021, e adesso è scambiato sul mercato secondario al 6,8% al di sotto del prezzo di uscita. Château Troplong Mondot, stato rilasciato a 1.224 a cassa (+43,7%), è scambiato sul mercato secondario al 14,2% in meno del prezzo di uscita.

Un effetto diretto della corsa dei prezzi è quindi il minor budget dei wine merchant da destinare agli Chateaux più piccoli, perché i grandi nomi riescono comunque a vendere bene, a prescindere dal prezzo. Persino il ritmo, inizialmente molto lento, della campagna en primeur ha influenzato l’andamento del mercato, caratterizzato da una certa stanchezza, tanto che alcuni hanno descritto la campagna come “noiosa” e non meritevole di grande attenzione. L’impressione generale è che gli Chateaux stessero tenendo duro per valutare fino a che punto potersi spingere con gli aumenti di prezzo, con l’apice toccato da Château Figeac, uno degli ultimi vini ad essere rilasciato, con un significativo aumento del 55,2%,dovuto sia alla minore quantità prodotta (-20%) che alla promozione a Premier Grand Cru Classé A nell’ultima revisione della Classificazione di Saint-Émilion a settembre 2022. Il risultato è un prezzo superiore del 36% a quello atteso dal Liv-ex’s Fair Value, strumento progettato dal Liv-ex per misurare il rapporto tra prezzo e qualità e stabilire il giusto prezzo di un vino in base ad annata e punteggi della critica, e tenendo conto delle annate già presenti sul mercato.

Detto di chi ha, in un certo senso, esagerato, ci sono ovviamente produttori che stanno raccogliendo i frutti di scelte ponderate e prezzi giusti. Ad esempio, Château Cheval Blanc, nonostante un aumento del 21,5% su base annua, ha un prezzo inferiore del 23% a quello previsto dal Liv-ex’s Fair Value, ed ha anche il potenziale arrivare ai 100/100 di Neal Martin. Anche il rilascio anticipato si è rivelato una buona mossa, in un mercato in cui circolano pochi soldi, e l’aumento del prezzo leggermente superiore alla media si spiega con il fatto che la 2022, potenzialmente, può essere la migliore annata di Cheval Blanc dell’ultimo decennio, tenendo anche in conto le quotazioni delle annate fisiche sul mercato. Anche Château Les Carmes Haut-Brion si è distinto, con un aumento di prezzo superiore alla media del 39,2% rispetto al prezzo di uscita del 2021, ma comunque al di sotto del 10% sulla valutazione del Liv-ex’s Fair Value. E ancora, Carruades de Lafite, Château Canon e Château L’Eglise-Clinet, nonostante l’aumento dei prezzi, sono potenzialmente etichette su cui investire.

Sul mercato, la campagna en primeur 2022 è stata polarizzante, incapace di raccogliere l’insegnamento della 2019, che aveva dimostrato come, con vini di alta qualità e strategie di prezzo intelligenti, sia possibile affrontare una campagna di successo anche in mezzo alle turbolenze economiche globali. Per alcuni commercianti è stata addirittura “la peggiore campagna di sempre”, o almeno dal 2010. “Quasi nulla è stato accolto con vero entusiasmo, nonostante la chiara qualità dei vini”, ha confidato più di un wine merchant al Liv-ex, aggiungendo di non essere “davvero sicuro di quale sia lo scopo dell’en primeur”. Per altri, invece, la 2022 è stata “un grande successo, la maggior parte del wine trade del Regno Unito dimentica che ci sono collezionisti e appassionati che vogliono semplicemente acquistare le nuove annata, a prescindere dal giudizio della critica e dal prezzo”.

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