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MERCATO

L’export del vino italiano tiene botta e vale 7,77 miliardi, -0,8% sul 2022 da record

Frenano Stati Uniti e Canada, balzo in avanti per Germania, Regno Unito e Francia, giù il mercato orientale. Quantità a 2,14 miliardi di litri (-0,9%)
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Le esportazioni di vino italiano nel 2023 sfiorano i livelli record del 2022

Lo sprint finale che avrebbe capovolto il segno, da negativo a positivo, non è arrivato. Ma, per il mondo del vino italiano, il tanto temuto 2023, non finirà poi così lontano dal 2022, salutato come l’anno dei record per le esportazioni. I dati provvisori Istat, sui dodici mesi, analizzati da WineNews, parlano di 7,77 miliardi di euro contro i 7,87 del 2022, una frenata “soltanto” dello 0,8% per l’export del vino del Belpaese. Anche il dato quantitativo non si discosta poi molto, siamo passati, infatti, dai 2,16 miliardi di litri del 2022 ai 2,14 del 2023 (-0,9%).
Lo scenario, tra i mercati più importanti, è frammentato, ma con alcune evoluzioni interessanti: gli Stati Uniti restano, ben saldi, il principale partner nonostante un calo comunque contenuto. L’Europa sta diventando sempre più “attraente” con una crescita importante in Francia, ma anche la conferma, con tanto di segno positivo, della Germania come secondo mercato per il vino italiano, davanti al Regno Unito che, nel 2023, ha acquistato più vino sull’anno precedente. I “dolori” arrivano dall’Oriente, con Cina, Giappone e Corea del Sud che continuano ad allontanarsi, un trend che, probabilmente, dovrà far riflettere e forse far cambiare alcune strategie di mercato.
Analizzando i singoli mercati, gli Stati Uniti nel 2023 hanno toccato quota 1,76 miliardi di euro di esportazioni, erano 1,86 miliardi di euro nel 2022, con un calo, quindi, del -5,3%. La Germania con 1,19 miliardi continua la sua crescita (+2,7%), così come il Regno Unito con 843,1 milioni di euro (+3,9%). Giù dal podio la Svizzera che, però, sorpassa il Canada, grazie a 419,7 milioni di euro di poco sotto (-1,5%) i valori del 2022. Il Canada è, quindi, il quinto mercato in valore per le esportazioni di vino italiano, con 388,8 milioni di euro con un calo, che inizia ad essere importante, del -9%, al contrario della Francia che tocca quota 316,2 milioni e fa un balzo significativo del 10,1% sul 2022. Bene anche i Paesi Bassi (+3,8%) che superano i 240 milioni di euro mentre tiene il Belgio con 235,4 milioni di euro (-1,6%) così come la Svezia (-1,5%) che sorpassa il Giappone diventando così il nono mercato per l’Italia superando di poco i 193 milioni di euro. Un mercato, quello del Giappone, che valeva poco meno di 200 milioni di euro nel 2022 e che è calato di quasi 16 milioni, fermandosi a 183,6 milioni (-7,9%) a conferma delle difficoltà che sta attraversando. E poi troviamo la Russia che era apparsa in ripresa nell’ultima rilevazione e che chiude il 2023 con 158,6 milioni di euro (-7,7%), davanti alla Danimarca che, a livello percentuale fa ancora peggio (-8,5%) per 144,8 milioni di valore, e all’Austria che invece mostra un interesse in crescita per il vino italiano (141 milioni di euro, +3% sul 2022). Va giù anche la Norvegia ferma ora a 103,5 milioni (-6,26%) e la Cina il cui valore delle esportazioni sono a 100,1 milioni di euro di valore (-10,22%), con la Corea del Sud che crolla a picco (-32,5%), superando di poco i 51 milioni di euro per una crisi del mercato orientale confermata, se pur con un trend migliore, ma sempre in perdita (sfiora il -7,5%), da Hong Kong, una piazza che vale 25,3 milioni di euro.
Il dato complessivo, dunque, non appare troppo negativo come si presagiva qualche mese fa, ma questo non vuol dire che non manchino le difficoltà. Se “l’incasso” complessivo delle esportazioni, per le cantine del Belpaese, di fatto, è pari a quello del 2022, e se è vero come è vero che i costi di produzione e spedizione del vino sono aumentati in maniera sensibile, viene facile pensare, per esempio, che i margini (come peraltro previsto da diversi studi) si siano ridotti ulteriormente per le imprese. Ma questo si vedrà nelle analisi più approfondite sui bilanci 2023, nelle prossime settimane. Sullo sfondo, resta un cambiamento dei consumi di vino (quasi ovunque in calo), tra salutismo e non solo, un’incertezza economica e geopolitica che, di certo, non favorisce ottimismo e scambi, anche se, in molti, si aspettano una ripresa a pieno ritmo dalla seconda metà del 2024. Il fatto positivo, comunque, è che il vino italiano, nel complesso, continua ad essere ben presente nei calici di tutto il mondo, ed è da qui che il settore deve ripartire e guardare ad un futuro tutto da scrivere.

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