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FINE WINE

“Liv-Ex Power 100”, Tenuta San Guido-Sassicaia n. 1 degli italiani. Brilla il Tignanello (Antinori)

Nella classifica 2022 domina la Borgogna, con 39 cantine. 12 quelle del Belpaese. E per la prima volta non c'è Bordeaux in Top 10
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“Liv-Ex Power 100” 2022, Tenuta San Guido il migliore degli italiani. Brilla il Tignanello

In un mercato di nicchia ma importante come quello degli investimenti in fine wine, i trend possono cambiare in mondo repentino, seguendo valutazioni sulle annate, classifiche, passioni, ma anche logiche che possono essere puramente economiche, se non speculative. E così, non deve sorprendere il sostanziale stravolgimento nella “Liv-Ex Power 100”, firmata dalla piattafoma Liv-Ex, riferimento del mercato secondario, in partnership con “The Drinks Business Magazine”, che ogni anno mette in fila i marchi “più potenti” nel mercato dei vini di pregio. L’asso piglia tutto di questa edizione, è la Borgogna, che, in classifica, piazza ben 39 vini, il suo massimo storico, 6 in più sul 2021, mentre arretrano soprattutto Bordeaux, con 25 (-5) e l’Italia con 12 (-2), ora tallonata dalla Champagne a 9 (+1), e con gli Usa che salgono a 8 (+2).
“Per la prima volta in assoluto, nessun vino di Bordeaux figura nella Top 10”, sottolinea il Liv-Ex. Le prime 10 posizioni, infatti sono tutte di Borgogna e Champagne (altro territorio in grande spolvero): al top assoluto, c’è Leory, davanti ad Arnoux-Lachaux, Leflaive, Armand Rousseau, Prieure Roch, Dom Perignon, Louis Roederer, Romanee-Conti, Jaques-Frederic-Mugnier e Krug. Tra gli italiani, il top brand resta la Tenuta San Guido, ovvero il Sassicaia, alla posizione n. 30, davanti a Giacomo Conterno (32), dove nasce il mito “Monfortino”, ma non solo, e poi a Gaja (39), riferimento del Barbaresco, e ancora Masseto (40), top brand del gruppo Frescobaldi, Bartolo Mascarello (42), mentre sale nella “Top 50” il Tignanello di Antinori, al n. 49, che non solo è uno dei pochissimi vini italiani a migliorare la sua posizione sul 2021 (era al n. 65), ma è anche il vino tricolore con le migliori performance assolute, “grazie alla combinazione di un elevato volume di scambi (settimo posto assoluto) e quindi di un elevato valore commerciale totale. Ed è il vino italiano più “economico” della Top 100, con un prezzo medio alla cassa di 1.076 sterline”, spiega il Liv-Ex. Ancora, nella “Top 100”, per l’Italia, si trovano altri top brand come Comm. G.B. Burlotto (n. 57), Bruno Giacosa (60), Ornellaia (80), Quintarelli (n. 84, e vino italiano cresciuto di più dal 2021, scalando ben 98 posizioni), Giuseppe Rinaldi (85), e Poggio di Sotto, uno dei riferimenti storici del Brunello di Montalcino (n. 96, altra crescita monstre sul 2021, quando era al n. 167).
Appena fuori dalla “Top 100”, ma comunque nell’alveo di quelle poche decine di etichette che fanno parte del “ghota” dei vini da investimento, anche il Solaia di Antinori, La Spinetta, la culla del Brunello di Montalcino, Biondi Santi, e Giuseppe Mascarello e Figlio. Con un vertice del vino italiano che parla, ancora una volta, di Toscana (con Montalcino ed i Supertuscan, soprattutto da Bolgheri), Piemonte (Langhe) e Veneto (Valpolicella).
A spiegare l’arretramento complessivo tricolore, secondo l’analisi del Liv-Ex, sono più fattori. A partire dal fatto che le etichette tricolore non hanno beneficiato più della situazione di vantaggio derivata dall’essere escluse dai Dazi imposti dagli Usa nella nota vicenda Airbus-Boing, che aveva colpito, invece, i vini francesi, rendendo quelli del Belpaese più appetibili tra il 2019 e l’inizio del 2021. E si spiega anche così il motivo per cui la market share sul Liv-Ex dei vini italiani è scesa dal 15% all’11%. In ogni caso, niente è per sempre, e anzi, le cose sono destinate a cambiare ancora, come suggerisce il mananging editor di Liv-Ex, Rupert Millar: “già la direzione del mercato nel 2022 suggerisce che il cambiamento è in arrivo. Proprio come abbiamo visto nel 2019, l’ultima impennata della Borgogna può essere vertiginosa, ma potrebbe essere rapidamente bloccata dalla mancanza di offerta e dalla crescente riluttanza a pagare prezzi così alti per manciate di bottiglie. Più si vola in alto, più l’aria si assottiglia, e meno sono gli acquirenti”.
Le difficoltà sul mercato, infatti, ci sono, spiega lo stesso Liv-Ex, “ed un ulteriore aumento dei prezzi potrebbe non essere così facile da ottenere. Dopo alcuni anni record di espansione del mercato, quest’anno il tasso di crescita, misurato in base al numero di vini commercializzati e qualificati per la Power 100, non è stato così elevato come l’anno scorso. Tra il 1 ottobre 2021 e il 30 settembre 2022, sono stati commercializzati 12.332 vini di 1.694 produttori, con un aumento rispettivamente del 4,2% e dell’1,6% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il numero di vini idonei all’inclusione nella classifica, è stato di 422, con un aumento di appena lo 0,3%. Nel complesso, però, il mercato continua ad accogliere nuovi vini da tutto il mondo, ed il mercato rimane più ampio ed equilibrato rispetto a un decennio fa.
Per realizzare la Power 100, sono stati analizzate le performance dei singoli vini, raggruppati sotto il brand del produttore, tra quelli che avevano sul listino almeno tre vini o annate, ed un valore commerciale totale di almeno 10.000 sterline. I marchi sono stati classificati in base a quattro criteri: performance di prezzo annuale (basata sul prezzo di mercato di una cassa di vino al 1 ottobre 2021 con il suo prezzo di mercato al 30 settembre 2022); performance commerciale su Liv-ex (per valore e volume); numero di vini e annate commercializzate; prezzo medio dei vini di un marchio.

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