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Lo “spumante dell’abate”: all’Abbazia di Praglia, ai piedi dei Colli Euganei, sulle orme di Dom Pérignon, nasce un Metodo Classico prodotto dai monaci-vignerons nell’antica cantina del 1200, dove si lavora nel rispetto della Regola di San Benedetto

Lo “spumante dell’abate”: all’Abbazia di Praglia, ai piedi dei Colli Euganei, nasce un Metodo Classico prodotto dai monaci-vignerons, nel vigneto, parte all’interno delle mura e parte attorno allo storico edificio, e nell’antica cantina del 1200, oggi tecnologicamente molto avanzata, dove si lavora nel rispetto della Regola di San Benedetto (“Ora et labora, opus Dei e opus manuum”). La prima bottiglia del “Domnus abbas”, il nuovo spumante (“dell’abate”, appunto) sarà “sboccata” il 30 settembre tra le mura dell’antica Abbazia benedettina, fondata tra l’XI e il XII secolo, e dove la memoria di un interesse dei monaci per vigne e vini è custodita in documenti antichi di quasi mille anni. Ma all’Abbazia di Praglia non solamente si produce vino da tempi remoti: i monaci promuovono anche la sua conoscenza, con corsi di avvicinamento al vino ed il progetto di formazione “La Cantina didattica”.
“L’idea di produrre “uno Champagne” del monastero benedettino è nata sulle orme di Dom Pérignon, il celebre antenato appartenente all’ordine, considerato l’inventore delle bollicine francesi - racconta a WineNews l’enologo Fabrizio Zardini, che ha seguito dal 2008 la ristrutturazione dei vigneti e dell’antica cantina, esistente fin dalla fondazione dell’Abbazia
(è l’ideatore anche di “Vigna 1350”, il vigneto di Cortina, tra i più altri d’Europa, con Rauscedo e Gianluca Bisol, presidente della storica cantina di Valdobbiadene, ndr) - gli spumanti saranno due: il primo che sboccheremo nei prossimi giorni, vendemmia 2013, è realizzato con un terzo di Chardonnay, un terzo di Garganega ed un terzo di Raboso vinificato in bianco. Ma visto il risultato che ci ha dato il Raboso, e verificata la formazione delle basi, una volta fatta la cuvée, abbiamo deciso di dar vita anche ad una linea di spumantizzazione del Raboso in purezza. Le prime bottiglie andranno in commercio a Natale”.
Un’Abbazia, quella di Praglia, già nota al mondo del vino, grazie alla sua cantina, che un tempo serviva solo all’autoconsumo (al suo interno, accanto alla bottaia, si trova l’unica antica cisterna veneziana visitabile da dentro), ma dove oggi i monaci benedettini, nella loro vita monastica quotidiana, si dedicano alla cura di un vigneto di 10 ettari, interamente a denominazione di origine controllata, dove trovano posto i tradizionali vitigni della Garganega, del Friularo, del Moscato Fiordarancio e del Raboso, accanto ad alcune varietà più note, dal Merlot al Cabernet Sauvignon, passando per lo Chardonnay.
È da qui che, dal 2010, nasce una selezione di vini, dal Colli Euganei Riserva (affinato in botti di rovere) al Colli Euganei Rosso (il “Rosso da convivio”), da un Bianco delle Venezie Igt al Colli Euganei Fior D’Arancio (l’uva più legata alle terre dell’Abbazia), fino al Vino da Messa (un dolce moscato). Con nomi alquanto evocativi: “Decanus”, “Hora Prima”, “Sollemnis”, “Claustrum”. I monaci producono e vendono anche tisane, infusi, miele e dolci.
Ma gli ambienti solitamente riservati al raccoglimento ed alla preghiera, dalle sale interne all’antico chiostro, ospitano anche corsi di avvicinamento al vino, accanto alla didattica, con il progetto “La Cantina didattica” per “spiegare cos’è il vino e far capire il gusto nella qualità e non nella quantità - sottolineano i religiosi - nella lettura di un prodotto culturale, testimone principe dei territori più famosi e nell’approccio con una bevanda, simbolo indiscusso del made in Italy e parte integrante di uno stile di vita proprio del nostro Paese”.
Info: www.praglia.it

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