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MADE IN ITALY: STOP AGLI INGANNI CON ETICHETTA DI ORIGINE. L’OLIO DI QUALITA’ DIRA’ DA DOVE VIENE: IN ITALIA UNA BOTTIGLIA SU DUE HA OLIVE STRANIERE, MA NON SI VEDE

Oltre la metà dell’olio “italiano” venduto nei supermercati nazionali è spremuto da olive di cui non si conosce la provenienza che, grazie al provvedimento, dovrà essere indicata in etichetta per fare finalmente chiarezza e consentire ai consumatori di fare scelte di acquisto consapevoli. E’ emerso nella conferenza promossa da Coldiretti, Slow Food e Unaprol per presentare il decreto sull’indicazione obbligatoria d'origine nell’etichettatura dell’olio vergine ed extravergine di oliva del Ministero delle Politiche Agricole che rappresenta un ulteriore passo in avanti nella battaglia per la trasparenza dell’informazione iniziata con la legge 204 del 3 agosto 2004, ottenuta con il sostegno di un milione di firme raccolte da Coldiretti e che obbliga ad indicare la provenienza dei prodotti agricoli in tutti gli alimenti.
Si tratta di un momento storico per il prodotto simbolo della dieta mediterranea nel mondo, che contribuisce anche alla lotta alle frodi e alle sofisticazioni a difesa della salute dei cittadini. L’obbligo di indicare la provenienza delle olive impiegate in etichetta è un contributo alla trasparenza per impedire - sottolinea la Coldiretti - di “spacciare” come Made in Italy miscugli di olio spremuto da olive spagnole, greche e tunisine. Un rischio reale se si considera che, nel 2006, si è verificato un aumento record del 45% degli arrivi di olio di oliva dalla Tunisia che ha superato la Grecia e che ora rappresenta un quarto del totale delle importazioni italiane con 110 milioni di chili spediti in un anno. Mentre importanti marchi nazionali come Carapelli e Sasso sono finiti in Spagna, che si conferma il principale fornitore con circa 180 milioni di chili, nelle mani degli imprenditori iberici del gruppo Sos.
Dopo anni di battaglie per la trasparenza, culminate nell’appello a tutti i parlamentari da parte della Coldiretti e Slow Food, il decreto del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali prevede che “al fine di assicurare la rintracciabilità dell’olio di oliva vergine ed extravergine” nonché di prevenire frodi nella commercializzazione, è obbligatorio riportare nell’etichettatura l’indicazione della zona geografica di coltivazione delle olive e ubicazione del frantoio nel quale è estratto l’olio”.
“L’indicazione della zona geografica di coltivazione delle olive deve riportare la regione o lo Stato membro dell’Unione Europea o il Paese terzo dove è stata effettuata la coltivazione. In caso di olive non coltivate in un unico Stato membro o Paese terzo, nell’etichetta deve essere indicata la percentuale di olive coltivate nei diversi Stati”. In caso di inadempienza sono previste sanzioni amministrative per un importo fino a 9.500 euro per ogni singola infrazione.
L’entrata in vigore - precisa la Coldiretti - è fissata entro 90 giorni dalla pubblicazione del decreto che è stato trasmesso alla Commissione Europea per le necessarie verifiche, e comunque in tempo utile per garantire la trasparenza dell’informazione in etichetta per il prossimo raccolto di olive made in Italy.
La norma per l’indicazione di origine in etichetta consente di verificare oltre al marchio la reale origine delle olive impiegate e quindi anche di valorizzare gli oliveti italiani che possono contare su 250 milioni di piante, molte delle quali secolari o situate in zone dove contribuiscono al paesaggio e all’ambiente.
L’Italia - continua la Coldiretti - è il secondo produttore europeo di olio di oliva con una produzione nazionale media di oltre 6 milioni di quintali, due terzi dei quali extravergine e con 38 denominazioni (Dop/Igp) riconosciute dall’Unione Europea, che sviluppano un valore della produzione agricola di circa 2 miliardi di Euro e garantiscono un impiego di manodopera per circa 50 milioni di giornate lavorative.
Negli ultimi anni si è avuto un trend di crescita nei consumi, soprattutto per oli extravergini, Dop e biologico e si stima un consumo nazionale di 14 kg procapite. Dal punto di vista commerciale nel 2006, a fronte di una produzione stimata in 630mila tonnellate, le importazioni di 430mila tonnellate superano nettamente le esportazioni pari a 280.000 tonnellate.
Il 50% dell’olio venduto in Italia anche con marchi nazionali è dunque ottenuto da miscele derivanti da olive straniere senza che questo venga indicato chiaramente in etichetta con una perdita di valore per la produzione nazionale tanto che le olive in campo vengono pagate agli agricoltori meno di un terzo dei prezzi versati dai consumatori al supermercato. Una mancanza di trasparenza che fa si che anche all’estero si radichi un falso made in Italy che non ha nulla a che fare con il territorio nazionale come il Tuscan Sun e il Pompeian olive oil venduti negli States o l’olio di oliva extravergine “Romulo” scoperto dalla Coldiretti in un supermercato di Shanghai in Cina che riporta in etichetta tanto di lupa del Campidoglio e gemelli, ma proviene dalla Spagna. Sul solo mercato statunitense il valore degli olio di oliva taroccati “italian sounding” supera quello degli originali e raggiunge un importo di 560 milioni di euro con il valore delle esportazioni italiane in Usa (476 milioni di euro nel 2006) che potrebbe piu’ che raddoppiare con lo stop alle imitazioni.
Con le nuove norme sull’extravergine, l'Italia, dove l'etichettatura di origine è stata prevista, grazie alla mobilitazione della Coldiretti, anche per il latte fresco, per la carne di pollo e per la passata di pomodoro, si candida a svolgere una funzione di avanguardia in Europa nelle politiche rivolte alla sicurezza alimentare e ad accelerare con coerenza il percorso già intrapreso a livello comunitario con l'estensione a tutti i prodotti alimentari dell'obbligo (già in vigore nella Ue per carne bovina, uova, miele, ortofrutta fresca) di indicare nelle etichette l'origine della componente agricola impiegata.
“Piu’ della metà dei soldi spesi dai consumatori italiani per l’acquisto degli alimenti sono ora destinati a prodotti per i quali è possibile conoscere la provenienza, ma ancora molto resta da fare in Europa per togliere dall’anonimato tutti gli alimenti, dalla carne di maiale a quella di agnello, dalle conserve vegetali ai succhi di frutta, ma anche la pasta e il latte a lunga conservazione”, ha affermato Sergio Marini presidente della Coldiretti nel sottolineare che “l’indicazione dell’origine in etichetta è una necessità per combattere l’omologazione degli alimenti, delle culture, dei saperi e la delocalizzazione delle attività produttive e dà opportunità economica, dignità e sviluppo a tutti i Paesi del mondo”. L’applicazione della legge sull’obbligo di indicare l’origine degli alimenti in etichetta - ha precisato il presidente della Coldiretti - consente di recuperare un vasto mercato di falso “made in Italy”, fatto senza prodotto agricolo nazionale, ma anche di esaltare e promuovere l'identità dei mille territori italiani, per lo sviluppo diffuso, equilibrato e sostenibile.
“E’ un provvedimento molto importante per la tutela degli agricoltori, che vedono finalmente riconosciuto il loro lavoro, e per i consumatori che hanno la possibilità di scegliere e dare una giusta valutazione”, ha affermato Silvio Barbero, Segretario Nazionale Slow Food nel sottolineare che “non è una misura protezionistica, perché indicando la provenienza della materia prima si tutela chi lavora le produzioni di qualità: quello dell'olio extravergine d'oliva è un settore delicato che deve potersi difendere da speculazioni e inganni valorizzandosi sul mercato”. A questa decisione - ha precisato - si dovrebbe affiancare l’obbligatorietà, nei luoghi di ristorazione, di presentare l’olio nelle bottiglie etichettate piuttosto che nelle anonime ampolle”.
“Il provvedimento sull’origine obbligatoria recepisce le esigenze di trasparenza e correttezza dell’informazione nei confronti dei consumatori e le trasforma in opportunità per l’intera filiera dell’olio di oliva italiana”. Ad affermarlo è Massimo Gargano, presidente di Unaprol, consorzio olivicolo italiano - nel sottolineare che “con questa norma l’Italia porta in Europa il concetto dell’obbligatorietà dell’origine e consente all’Ue di migliorare l’impianto di norme e regolamenti sulla trasparenza dell’etichettatura e di rafforzare la posizione dell’UE nell’ambito degli accordi Wto”.

L’olio di oliva made in italy in cifre
- Produzione media italiana, ultimi 4 anni, circa 600.000 tonnellate;
- 250 milioni di piante molte delle quali secolari;
- Fatturato del settore pari a 2,0 miliardi di Euro;
- Consumo nazionale pari a 13-14 kg all’anno per persona;
- Negli ultimi anni si è avuto un trend di crescita nei consumi, soprattutto per oli Extravergini, Dop e Biologico;
- Dop e Igp riconosciute: 38
Fonte: elaborazioni Coldiretti e Slow Food

Olive straniere in quasi una bottiglia su due, ma non si vede
Bilancio dell’olio di oliva nel 2006
Produzione “made in Italy”: 630.000 tonnellate
Importazioni: 430.000 tonnellate
Esportazioni: 280.000 tonnellate
Consumo apparente: 770.000 tonnellate
Fonte: elaborazioni Coldiretti e Slow Food

I consigli per acquistare olio d’oliva “made in Italy” in attesa decreto
- Scegliere uno dei 38 oli extravergini d’oliva Dop che hanno ottenuto un riconoscimento comunitario e vengono prodotti in base a uno specifico disciplinare di produzione in un territorio delimitato. Per il 2008 si stima che ne saranno consumate 8 milioni di bottiglie;
- oppure, verificare che sulla bottiglia vi sia l’indicazione (facoltative per legge) prodotto 100% italiano oppure italiano;
- oppure, acquistare direttamente dalle circa 7800 aziende agricole italiane che offrono il proprio olio. In molti casi è possibile degustare il prodotto prima di acquistarlo.
Fonte: elaborazioni Coldiretti, Unaprol e Slow Food

Le proprieta dell’olio extravergine d’oliva
- è anticolesterolo. Ne riduce l'eccesso, non generando quello "cattivo" (ldl), ma favorendo, la formazione di quello buono (hdl) che garantisce l'integrità delle arterie e le ripulisce da eventuali placche arteriosclerotiche.
- è contro l’invecchiamento. La presenza di tocoferoli (vitamina E) e polifenoli gli conferiscono un ruolo importante nell'attività antiossidante e anti-radicalica limitando l'invecchiamento cellulare.
- è per la crescita. La ricchezza di grassi insaturi assicura uno sviluppo più equilibrato nei bambini, aiutando il tessuto cellulare nell'assimilazione di sostanze indispensabili, ma anche nei ragazzi in quanto un organismo in crescita ha bisogno di un supplemento nell'apporto quotidiano di energie e calorie.
- è un regolatore intestinale. Facilita l'attività epatica, regola quella intestinale, riduce i rischi di ulcere gastriche e duodenali, esercita un'azione lassativa e contribuisce a correggere la stipsi cronica; inoltre ha un effetto protettivo contro la formazione di calcoli biliari.
- è digeribile. E’ dimostrato scientificamente che è l'unico digeribile al 100%, contro l'85% dell'olio di semi di girasole, l'81% di quello di arachidi ed il 36% dell'olio di semi di mais. Rispetto ad altri grassi, in particolare a quelli di origine animale, l'olio extra vergine di oliva è quello che si digerisce più velocemente.
- è antinfiammatorio. E’ l’ultima scoperta della ricerca medica. Possiede un composto naturale finora sconosciuto, l’oleocantale che ha gli stessi effetti antinfiammatori degli antidolorifici non steroidei più usati. Questa sostanza, assunta regolarmente, a lungo termine può dimostrarsi anticancerogena.
Fonte: elaborazioni Coldiretti, Unaprol e Slow Food

La spesa anonima sulle tavole degli italiani
I cibi con la carta di identità

Carne di pollo e derivati
Carne bovina
Passata di pomodoro
Vergine ed extravergine di oliva
Uova
Miele
Latte fresco
Pesce
… e quelli senza
Carne di maiale e salumi
Carne di coniglio
Carne di agnello
Frutta e verdura trasformata
Derivati del pomodoro
Latte a lunga conservazione
Derivati dei cereali
Vino da tavola
Fonte: elaborazioni Coldiretti e Slow Food

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