24 bottiglie di Masseto 2011 per 8.310 euro, 30 bottiglie di Barolo Riserva Le Rocche del Falletto B. Giacosa 2008 per 6.232 euro, e 48 bottiglie di Solaia 2011 a 6.094 euro (tutto “en primeur”) tra gli Italiani, 3 bottiglie di Corton Charlemagne 1995 Coche Dury a 3.495 euro, 3 di Cros Parantoux Vosne Romanée 1er Cru 2009 Emmanuel Rouget a 3.324, euro, e 3 bottiglie di Echezeaux 2009 Emmanuel Rouget a 1.454: ecco i top lot dell’asta “Italian Grand Cru En Primeur”, battuta a Roma il 14 dicembre da Gelardini & Romani Wine Auction. Aggiudicato, nel complesso, l’83% del valore di base d’asta, pari a 105.000 euro, segno di una certa prudenza da parte di investitori e collezionisti.
Tra le etichette proposte “en primeur” che hanno registrato il sold out, i grandi Supertuscan come
Masseto, Sassicaia, Solaia e Tignanello (tutti dell’annata 2011), il Pergole Torte 2011, il Barolo Riserva “Le Rocche del Falletto” B. Giacosa 2008, e il Fiorano Rosso Boncompagni Ludovisi 2009, offerto per la prima volta “en primeur”.
“Si percepisce una generale prudenza da parte degli investitori, che, in molti casi, sono rimasti scottati dal crollo dei prezzi dei Bordeaux, seguito alle campagne “en primeur” delle vendemmie 2009 e 2010, per le quali, i Negociant della Place Bordeaux, sopravvalutando la domanda del mercato internazionale, hanno tentato di imporre una crescita artificiosa dei prezzi che non hanno però trovato riscontro nel mercato reale”, commentano Flaviano Gelardini e Raimondo Romani. “Considerate le limitate attese per l’annata 2011 in Toscana, che era la regione più rappresentata fra le etichette italiane offerte “en primeur”, i Grand Cru d’Italia, classificati dalla Gelardini & Romani Wine Auction, nel loro complesso, hanno performato bene, confermando il loro appeal nei
mercati internazionali, che hanno fatto mambassa dei lotti offerti “en primeur”, compensando l’ormai flebile domanda del mercato interno italiano. Ci sono tanti indicatori che mostrano la crescita dei Grand Cru d’Italia nelle preferenze dei collezionisti internazionali, soprattutto grazie ad un miglior rapporto qualità prezzo dei Francesi. Proprio per questo però è importante che i nostri produttori, cavalcando quest’onda positiva, non emulino i Negociant della Place di Bordeaux,
imponendo una crescita artificiosa dei prezzi, ma lascino spazio alle dinamiche del mercato, perché per recuperare un eventuale caduta, come quella dei Bordeaux, a noi italiani che non siamo così strutturati, presenti e coesi sui mercati internazionali, quanto i francesi, potrebbero servire decenni”.
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