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Merci bloccate nei porti per “barriere” legislative, Carrefour che abbandona il Paese perchè troppo complesso per fare business. Eppure c’è chi, in India, è ottimista sullo sviluppo del vino, come Rajeev Samant, fondatore di Sula Vineyards

L’India, con i suoi 1,3 miliardi di abitanti, Paese più popoloso al mondo dopo la Cina, è uno dei mercati che, per le prospettive future, fa più gola a tutti, e anche al mondo del wine & food. Ma è un mercato assai complicato da conquistare per i produttori occidentali, non solo per una questione di stili di vita e gusti diversi, ma anche per le tante barriere di accesso che esistono. La riprova nelle tonnellate di prodotti alimentari e di alcolici provenienti dall’Unione Europea bloccati nei porti indiani perché non conformi alle nuove regole in materia di etichettatura. Tra questi ci sono anche 35 container con olio di oliva italiano e spagnolo fermi da circa due mesi a Mumbai. E, ancor di più, la decisione del colosso francese Carrefour che, spiega un comunicato dell’azienda, ha deciso di chiudere le sue attività in India a causa delle difficoltà e degli scarsi risultati finanziari. Nel 2012 il governo indiano aveva aperto il settore del retail agli stranieri, ma imponendo dei limiti, come quello di rifornirsi sul mercato locale e lasciando agli Stati la decisione finale sull’ingresso delle grandi catene della distribuzione. Il partito della destra del Bjp, salito al potere a maggio, ha detto di essere contrario alla liberalizzazione del comparto che impiega milioni di piccoli commercianti. Lo scorso anno, l’americana Walmart aveva abbandonato una joint venture in India e deciso di concentrasi sulla vendita on line. Mentre la britannica Tesco è finora l’unica catena di negozi che ha annunciato un piano di espansione insieme al gruppo indiano Tata. Eppure c’è chi, quanto meno per il comparto vinicolo, è ottimista. Si tratta di Rajeev Samant, fondatore e ad dellʼindiana Sula Vineyards (www.sulawines.com), colosso da 7 milioni di bottiglie, avventuratosi 15 anni or sono sulla pista tutta da battere della viticoltura in climi tropicali, e della creazione, letteralmente dal niente, di una cultura del vino in un paese con un potenziale di mercato notevolissimo. “Anche se il consumo pro capite attuale dellʼIndia è di 12 millilitri a testa, e le infrastrutture e le difficoltà burocratiche e culturali certo non aiutano”, ha detto a WineNews, nel Simposio dei Master of Wine a Firenze, “rimane il fatto che a mio parere lʼIndia è sullʼorlo di una tremenda esplosione di consumi enoici, alimentati da una crescita del Pil che presto tornerà a correre e da una classe media urbana, specialmente femminile, che sta integrando il vino nel proprio stile di vita”.
Concetto che Samant ha ribadito in un’intervista pubblicata in questi giorni dall’house organ di Unione Italiana Vini, il “Corriere Vinicolo”. “Grazie alla politica del nuovo Governo il nostro Paese - spiega Rajeev - torna a essere un grande mercato di sbocco per i produttori di vino mondiali. E ci sono opportunità colossali per chi vende, ma anche per chi fabbrica tecnologie in campo vitienologico, di cui i produttori locali avranno sempre più fame”. E settore, quest’ultimo, in cui l’Italia è leader assoluta nel mondo.
“I provvedimenti annunciati dal nuovo Governo per riportare a crescere fino al 7% annuo il pil nazionale - sostiene il produttore indiano - si possono tradurre, grazie all’aumento di ricchezza così indotto, ad un aumento del 25% dei consumi enoici. Riallineandosi in tal modo, ma con volumi infinitamente più sostenuti, al trend dell’ultimo decennio. Per dare un’idea della potenziale accelerazione dei consumi interni di vino - ha detto - bisogna considerare ad esempio che nell’arco di una generazione la percentuale di donne consumatrici di vino è passata in India dall’1% al 5%. E che tale incremento è il frutto di un profondo cambio di mentalità, all’interno del quale in consumo di vino non è solo salito quantitativamente, in virtù dell’aumento del reddito, ma è oggi socialmente accettato. I dati sono incoraggianti: con i suoi 1,2 miliardi di abitanti, l’India ha tuttora, con 0,12 litri di vino all’anno per persona, il consumo pro capite più basso del mondo, un tasso che però è decuplicato in soli dieci anni, a dimostrazione che, anche a breve-medio termine, i margini di crescita sono enormi. Consideriamo poi - ha aggiunto - che su oltre un miliardo di persone, appena 3 milioni di indiani hanno assaggiato il vino”.

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