In Nuova Zelanda, nel 2000, erano il 2%; nel 2005, il 72% e, nel 2006, la stima è di arrivare al 90% delle chiusure. Stiamo parlando dei tappi vite sulle bottiglie di vino che, secondo uno studio presentato oggi a Milano a Miwine (12/14 giugno, Milano), da David Skalli di Wine Evolution Network, è tutto dedicato al futuro dei sistemi di chiusura. Un futuro che potrebbe un domani vedere la dominanza proprio dei sistemi a vite a scapito di quelli più tradizionali. Tra le spiegazioni di questo possibile sorpasso ci sarebbero i cambiamenti in atto nel mercato del vino.
Come ha commentato a WineNews David Skalli all’estero e in particolare in quei Paesi dove non c’è una cultura del vino radicata, “il tappo a vite non è visto di cattivo occhio e in futuro potrebbe “sigillare” buon parte dei vini compresi nella fascia di prezzo sotto gli 8 dollari. A facilitare la diffusione della vite ci sta pensando poi lo stesso mercato. I consumatori stanno iniziando ad apprezzare la possibilità di aprire facilmente una bottiglia e altrettanto facilmente richiuderla se non completamente terminata”.
Tra i fattori in gioco anche quelli commerciali: “molti grandi realtà della grande distribuzione - ha aggiunto Skalli - stanno iniziando a richiedere solo questo tipo di chiusura per i propri scaffali e anche i produttori italiani e europei dovranno probabilmente adeguarsi se non vorranno perdere quote di mercato”.
Altra cosa sono i vini più importanti dove il sughero resta un must e un simbolo di prestigio del prodotto ma, secondo Skalli, “non è escluso che, nel lungo periodo, si possa assistere ad un cambiamento di rotta anche per produzioni di grandissima qualità. Del resto, è soprattutto un fattore culturale e nell’arco di 10-15 anni i consumatori potrebbero iniziare ad abituarsi e non fare più molto caso al tipo di tappo purchè questo faccia il proprio dovere”. All’iniziativa hanno partecipato i vertici delle principali aziende del settore: Supreme Corq, Global Cap, Guala Closures e Amorim.
Dall’incontro è anche emerso che complessivamente nel mondo circolano ad oggi 19,5 miliardi di “chiusure”, il 68% sono tappi di origine naturale, il 15% sono i cosiddetti tappi tecnici, composti da agglomerati di sughero, il 5% sono tappi di origine sintetica e il 6% sono quelli a vite. Nel Vecchio Mondo, e in particolare in Italia, Francia e Spagna, è ancora il “buon tappo di sughero” a far la parte del leone presente nell’ 85% delle bottiglie, il sintetico nel 13% e quello a vite nel 2%.
Le cose cambiano nel Nuovo Mondo dove la vite è particolarmente diffusa in Nuova Zelanda, in Australia si sta diffondendo rapidamente, così come anche in America anche se nel mercato a stelle e strisce il vecchio sughero sigilla ancora il 78% delle bottiglie. In crescita tra i consumatori vi sono poi i sistemi cosiddetti bag in box specie per la spillatura dei vini al calice o per bere vino durante pick nick o escursioni all’aperto.
Ogni chiusura, per il futuro, è comunque chiamata a fare la propria parte e “aggiustare” alcuni fondamentali per mantenere quote di mercato e crescere nel tempo: il sughero deve fare i conti con il fastidioso sentore di tappo, i sintetici devono migliorare il fattore della permeabilità, mentre per le viti devono iniziare a farsi gradualmente accettare dai consumatori nelle varie parti del mondo. Da non dimenticare, in ultimo, i problemi che sul sughero arrivano anche dal fronte ambientalista del Wwf che di recente ha dichiarato che il 75% di sugherete rischiano l'estinzione.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025