Nebbiolo, Sangiovese, Montepulciano, Primitivo, Nero d’Avola, Vermentino: sono i sei vitigni autoctoni italiani al centro dei “laboratori di scoperta” dedicati ai giurati internazionali del prossimo “Concours Mondial de Bruxelles” (www.concoursmondial.com), il Campionato mondiale del vino, di scena a Jesolo dall’1 al 3 maggio. Dai “vitigni delle nebbie” lungo i dorsi cuneesi alle uve che salgono sulle colline teramane o si estendono sulle coste della Gallura, l’intero paesaggio vitivinicolo nazionale rappresenta un patrimonio di ricchezza e varietà, di storia e tradizioni. Ma soprattutto è una risorsa economica spesso trascurata e costantemente a rischio, “attaccata” sia dalla cementificazione sregolata, soprattutto in pianura, sia dai fenomeni di abbandono di vaste zone collinari e montane, con effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio. Eppure, tra il turismo rurale e l’indotto legato all’enogastronomia tipica, i vigneti del Belpaese “valgono” oltre 3 miliardi di euro l’anno, come emerso al convegno “Concours Mondial de Bruxelles - I vitigni italiani: valore e visione”, organizzato a Vinitaly dalla Cia.
Il vino è uno dei fiori all’occhiello del “made in Italy” agroalimentare, con oltre 200.000 aziende coinvolte, 650.000 ettari di vigne sparse sul territorio nazionale e un fatturato di circa 10 miliardi l’anno di cui la metà (5,1 nel 2014) sui mercati stranieri. Ma, oltre al giro d’affari del prodotto vino, bisogna sensibilizzare cittadini e istituzioni sul valore del patrimonio paesaggistico della campagna italiana, in primis quella vitivinicola, che subisce la continua aggressione dell’urbanizzazione sfrenata. Negli ultimi vent’anni, infatti, cemento degrado e incuria hanno lentamente “rosicchiato” questo capitale verde, sottraendo terre all’agricoltura per oltre 2 milioni di ettari. Ogni giorno in Italia si cementificano 100 ettari di suolo, compromettendo in questo modo l’integrità di paesaggi e scenari unici, plasmati nel tempo dall’attività agricola, e motivo d’attrazione per i turisti sempre più numerosi. Una fonte di ricchezza che supera il valore puramente estetico, quindi, ma diventa una somma di fattori economici, legati anche al giro d’affari delle produzioni e dei vini certificati (nel Belpaese ci sono 266 prodotti Dop e Igp, 332 vini Doc, 73 vini Docg e 118 vini Igt) e strettamente connessi al territorio d’origine.
“Il paesaggio rurale è una componente essenziale dell’identità del nostro Paese - ha spiegato il presidente Cia Dino Scanavino - e appare particolarmente importante, perché pone l’accento sul nesso tra l’azione necessaria per superare i fattori di crisi e contrastare i rischi di decadimento dell’attività produttiva agricola (in particolare il fenomeno dell’abbandono di vaste aree collinari e montane dove l’azione dell’agricoltore è fondamentale per mantenere il territorio, conservare la fertilità dei suoli e dare stabilità ai versanti per evitare casi di dissesto idrogeologico) e un rinnovato impegno a puntare sulle potenzialità offerte dal nostro patrimonio storico di civiltà e bellezza per la crescita degli scambi tra l’Italia e il resto del mondo e per lo sviluppo diffuso di un turismo di qualità altamente competitivo”. In questo senso “vale la pena ricordare ad esempio il riconoscimento dell’Unesco, che ha dichiarato i paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato patrimonio dell’umanità - ha evidenziato il presidente Cia - premiando il valore naturalistico, storico e tipico di un territorio che è inimitabile, grazie anche a un’agricoltura attenta, ricca di tradizioni e di storia. Questi luoghi sono il risultato dell’azione combinata dell’uomo e della natura. Il riconoscimento Unesco dà loro sicuramente un valore aggiunto, che deve essere sfruttato appieno ed esteso a tutte le altre realtà. Partendo dall’assunto che il patrimonio paesaggistico fondato sulla presenza dei vigneti costituisce un riferimento e un input per il made in Italy”. Così, diventa fondamentale oggi “lavorare a buone strategie per il paesaggio al fine di costruire reali Piani Strategici Territoriali siano essi “paesaggistici o di sviluppo rurale” - ha concluso Scanavino - individuando con chiarezza l’importanza di indirizzare verso lo sviluppo del vigneto risorse anche comunitarie, concorrendo allo sviluppo di strumenti innovativi quali la certificazione nella gestione del paesaggio, quale elemento promozionale che abbina la qualità dei prodotti alla qualità/modalità di definizione e gestione del paesaggio attraverso la quotidianità del lavoro delle imprese agricole, in un crescendo di interesse collettivo condiviso”.
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