Un ritorno alla crescita, non con il turbo ma comunque consistente, con un Italia che continuerà a guadagnare quote di mercato non solo con i classici Supertuscan, ma sempre di più anche grazie al Piemonte, così come farà la California, soprattutto con i suoi “cult Cabs” ma non solo. Sul fronte della Francia, inizieranno a stagnare, se non a virare in negativo, le quotazioni dei Borgogna, mentre per Bordeaux, la cui annata 2015 è stata giudicata “superba” sul fronte della qualità, è sul filo del rasoio dal punto di vista del mercato, da cui potrebbero arrivare delusioni come grandi soddisfazione, e sullo Champagne sarà da tenere d’occhio il fenomeno delle grand cuvée millesimate, soprattutto in ottica futuro: ecco i main trend per il mercato dei fine wine nel 2016, almeno secondo “The Drink Business”, rivista Uk che lavora a stretto contatto con “Liv-Ex”, la piattaforma considerata il riferimento n. 1 per il mercato secondario.
Secondo cui, nel complesso, questo segmento del mercato del vino, dopo diversi anni di recessione consecutivi, tornerà a crescere in maniera sensibile, anche se senza grandi clamori, e nonostante l’instabilità economica e politica che si registra in diverse aree del mondo, Cina in testa. Una crescita che, più che da Bordeaux, che rimane comunque il protagonista assoluto, anche se negli anni ha perso quote di mercato (dal 96% al 74%) e in valore (soprattutto dopo la fine bolla del collezionismo asiatico con quotazioni fuori da ogni ragionevole parametro), e dalla Borgnogna, che dopo anni importanti di crescita diffusa per molti dei suoi Domaine inizierà a vedere la quotazioni di molte realtà rimanere stabili, se non in calo (ad eccezione dei nomi top come Domaine de la Romanée-Conti), sarà guidata dalla crescita di interesse, quote di mercato e quotazioni dei grandi vini d’Italia e di California.
E per il Belpaese, che già nel 2015 è diventato il secondo più scambiato sul mercato, dietro a Bordeaux e davanti alla Borgogna, se i grandi Supertuscan continueranno ad essere la forza trainante per i collezionisti che guardano all’Italia, dal Masseto all’Ornellaia, dal Sassicaia al Tignanello al Solaia, secondo “The Drink Business” guadagneranno terreno anche le firme più importanti di altri territori italiani. Piemonte in testa, e non solo con il Barolo, ma anche con opzioni più “economiche” come il Barbaresco, ma anche Barbera d’Asti e Langhe Nebbiolo. Ma anche qualche nome top della Sicilia e della Valpolicella sembra destinato a regalare buone soddisfazioni a chi deciderà di puntarci.
Discorso simile a quello che valle per la California, che nel 2011 rappresentava appena lo 0,14% del valore scambiato sul Liv-Ex, quota che nel 2015 è arrivata al 2,1%. Per la Regione viticola più importante degli Stati Uniti, la crescita sarà guidata come sempre dai grandi Cabernet, nomi come Opus One o Dominus, ma buoni segnali arrivano anche da vini come Pinot Noir e Chardonnay, secondo alcuni wine merchant che vedono in questo un interesse per vini stile “Borgogna”, ma realizzati in altre parti del mondo, da parte dei consumatori e degli appassionati.
Anche perchè per la Borgogna, dopo anni di crescita importanti, soprattutto sul fronte delle quotazioni, dovuta anche ad un certo “effetto sostituzione” rispetto ai vini di Bordeaux, sembra arrivata ad un piccolo momento di crisi, con i prezzi che saranno in stagnazione, se non in calo. Fenomeno che non riguarderà, ovviamente, nomi top come Domaine de la Romanée-Conti, ma le tante realtà “secondarie” che hanno visto crescere le proprie quotazioni in maniera importante, e sulle quali ora, i collezionisti, si chiedo se valga davvero la pena investire così tanto, e se la sola rarità e disponibilità di certi vini sia davvero sufficiente a giustificare quotazioni tanto elevate.
Per le sorti di Bordeaux, invece, sarà decisivo l’esito della campagna sull’annata 2015, vendemmia considerata superba, ma che attende la prova del calice e, soprattutto, delle en primeur, dove l’abbondanza di prodotto dovrebbe consentire a Chateaux e wine merchant di contenere al minimo eventuali aumenti di prezzi, in modo da alimentare i piccoli segnali positivi già registrati nel 2015, soprattutto sul mercato del collezionismo americano.
Sul fronte Champagne, invece, sarà da tenere d’occhio il fenomeno delle grand cuvée millesimate, di solito riservate alle migliori annate, che le maison più importanti hanno rilasciato praticamente ogni anno a partire dal 2000, per capire come questo inciderà non solo sulle quotazioni dei millesimi, ma anche dei “non vintage” dei brand più importanti e prestigiosi.
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