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MERCATO FONDIARIO

Nel 2022 in Francia sono passati di mano 18.400 ettari vitati, per un valore di 1 miliardo di euro

Il prezzo medio nelle Aop del Paese è di 151.200 euro ad ettaro, torna a crescere lo Champagne, non si arresta il calo di Bordeaux
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I vigneti della Cote d'Or (Faiveley), tra i più quotati di Francia

Il 2022, per il mercato dei vigneti di Francia, è stato decisamente frizzante, con un livello di superfici vendute senza precedenti, e quotazioni in crescita praticamente dappertutto, eccetto a Bordeaux, dove la crisi è ormai strutturale, e i vigneti hanno perso, in quattro anni, un terzo del loro valore (-36%). In tutto, la Sociétés d’Aménagement Foncier et d’établissement Rural (Safer), ha registrato 9.490 transazioni, ovvero l’1,1% in più sul 2021, il livello più alto dal 2008. Un aumento trainato dalle 9.070 compravendite di vigneti (+1,2%), concentrate in modo particolare tra Champagne, Valle della Loira, Borgogna, Beaujolais, Jura e Savoia. A passare di mano, nel 2022, anche 430 aziende, con un calo dell’1,2% sul 2021 (ma è comunque il secondo dato più alto degli ultimi 30 anni) ed un vero e proprio boom in Languedoc-Roussillon (+58%). Complessivamente, sono passati di mano 18.400 ettari vitati, con un incremento del 5,4%, per un valore di poco superiore ad 1 miliardo di euro, in calo del 7,9%.

Analizzando più a fondo i dati, il prezzo medio dei vigneti nelle Aop di Francia è stato di 151.200 euro ad ettaro, con un incremento del +2,3%, ed un calo solamente in due territori: Bordeaux-Aquitania (-3%, ad un prezzo medio di 114.000 euro ad ettaro), dove la crisi dei consumi dei vini rossi della Regione ha avuto un chiaro impatto sul mercato dei vigneti, e Corsica (-7,7%), che rappresenta, però, un mercato decisamente limitato. La crescita più sostenuta è quella di Bourgogne-Beaujolais-Savoie-Jura, dove il prezzo medio, trascinato dalla crescita della Aoc Côte d’Or, ha raggiunto i 220.900 euro ad ettaro (+9,4%).

Se nel 2021 furono i Grand Cru di Borgona a raggiungere le quotazioni più alte (7,075 milioni ad ettaro), nel 2022 su quel fronte non si sono registrati movimenti, e allora al top si porta Pauillac (3 milioni di euro ad ettaro), davanti a Pomerol (2 milioni di euro ad ettaro), Côtes des Blancs in Champagne (1,66 milioni di euro ad ettaro), Côte-Rôtie (1,25 milioni di euro ad ettaro), Grands e Premiers Crus e Montagne de Reims (1,17 milioni di euro ad ettaro), Champagne Sud Marnais (1,1 milioni di euro ad ettaro), Vallée della Marne, dell’Ardre e della Vesle (966.000 euro ad ettaro), Champagne-Aube (897.000 euro ad ettaro) e Champagne-Aisne (840.000 euro ad ettaro). Sul podio delle denominazioni che hanno registrato la crescita maggiore delle quotazioni dei propri vigenti, Cahors (+36%), Sancerre (+24%) e Coteaux d’Aix-en-Provence (+20%). Le peggiori variazioni negative sono invece quelle di Graves de Vayres (-25%), Pessac-Léognan (-23%) e Coteaux du Cap Corse (-22%).

Dopo tre anni di calo, inoltre, tornano a crescere le quotazioni dei vigneti dello Champagne, arrivati a 1,065 milioni ad ettaro (+2,4%), sull’onda dei numeri del 2022, quando lo Champagne ha raggiunto un giro d’affari di ben 6,3 miliardi di euro. Nella Valle della Loira l’exploit dei vigneti di Sancerre (+24%) porta le quotazioni medie a 39.200 euro ad ettaro (+11,3%). Non si registrano, invece, grandi differenze tra i filari della Valle del Rodano e della Provenza (51.800 euro ad ettaro). Stabili le quotazioni dei vigneti fuori dalle denominazioni, sul mercato a 15.300 euro ad ettaro, mentre il Cognac spinge in alto anche i prezzi dei vigneti destinati alla produzione di acquavite, fino a 60.400 euro ad ettaro (+3%).

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