Nell’epoca dell’e-shopping, che ormai rappresenta una fetta consistente del commercio mondiale in tanti settori diversi, dalla moda al food, tornano di moda gli acquisti in cantina che, nel Paese della Silicon Valley, gli Stati Uniti, nel 2016 hanno superato per la prima volta la soglia dei 2 miliardi di dollari (2,33 miliardi di dollari, per la precisione), pari a 60 milioni di bottiglie vendute ai singoli consumatori, o direttamente al wine shop aziendale, o spedite a casa dopo la visita in cantina. Una crescita del 17% sul 2015 in volume, persino superiore in termini di valore, a +18,5%, specchio fedele di quella premiumisation che, come racconta il report del portale Usa “Wine & Vines” (www.winesandvines.com), si dimostra sempre più una tendenza importante sul mercato del vino americano. Certo, la vendita diretta rappresenta solo l’8,6% dell’intero mercato enoico a stelle e strisce, ma la crescita, spinta anche e soprattutto dal turismo del vino, su cui le cantine americane puntano praticamente da sempre, in Napa Valley come in Oregon, è costante, e riguarda soprattutto i vini di fascia alta (intorno ai 20 dollari a bottiglia) delle piccole aziende. Interessante, inoltre, la sproporzione che emerge in termini di varietà: un quarto degli ordini in cantina, infatti, è di Pinot Nero, una quota doppia rispetto al mercato “reale”, dove vale il 12,5% degli acquisti complessivi, e lo stesso vale per lo Zinfandel, che rappresenta il 9% degli acquisti diretti, tanto che il mondo della critica prevede un ritorno in grande stile per quella che è, storicamente, una varietà iconica della viticoltura Usa.
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