Un Paese in cui con 24.300 ettolitri l’Italia del vino è leader per l’export in volumi e secondo fornitore in valore (2,6 milioni di dollari) dopo la Francia (12,7 milioni di dollari), e dove, a consumare vino (che è pari al 3% del mercato delle bevande alcoliche) è il 10% della popolazione, anche se il consumo del nettare di Bacco è ancora limitato ad una fascia di popolazione con reddito medio-alto e di età compresa tra i 25 e i 55 anni, e tra le etichette preferite, prevalgono i rossi che rappresentano il 70% del mercato: ecco la Thailandia, mercato del vino italiano in espansione e nuovo sbocco per il made in Italy enoico, dove arriverà l’Istituto Grandi Marchi, che da oggi fino al 22 novembre porta il vino italiano in tour in Asia, da Tokyo e Osaka fino a Shanghai e Bangkok, passando dunque anche per Giappone e Cina. Giappone e Cina che sono ormai tappe tradizionali dell’attività dell’Istituto, mentre Bangkok, mercato emergente dalle forti potenzialità dove il vino italiano è sempre più uno status symbol, rappresenta la novità per le 19 cantine icona dell’enologia tricolore nel mondo, rappresentative della produzione di ben 12 regioni, per un fatturato di 420 milioni di euro di cui il 60% realizzato all’estero e che rappresentano quasi il 6% del valore export del vitigno Italia: da Alois Lageder ad Argiolas, da Biondi Santi Greppo a Cà del Bosco, da Michele Chiarlo a Carpenè Malvolti, da Donnafugata ad Ambrogio e Giovanni Folonari, da Gaja a Jermann, da Lungarotti a Masi, Marchesi Antinori, Mastroberardino, Pio Cesare, Rivera, Tasca d’Almerita, Tenuta San Guido e Umani Ronchi).
Per il presidente dell’Istituto Grandi Marchi, Piero Antinori, “il mercato thailandese offre grandi opportunità per il vino italiano. Il 10% della popolazione, infatti, consuma vino e il prodotto da solo rappresenta il 3% del mercato delle bevande alcoliche nel Paese. Tuttavia, se da una parte aumenta il numero dei consumatori, dall’altra l’elevata tassazione e le imposte interne rappresentano ancora fattori limitanti per la crescita. Il consumo di vino importato dai Paesi europei ha una lunga storia in Thailandia - conclude Antinori - ma negli ultimi tempi si registra una forte penetrazione di vini provenienti dall’Australia e dal Sud America con prezzi molto concorrenziali”. Per fortuna i vini made in Italy rimangono in Thailandia ancora i più popolari dopo quelli francesi, anche se il prezzo resta il fattore determinante per la scelta, assieme al packaging e all’etichettatura.
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