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Nella Sicilia “continente vinicolo” dalla tante anime, vitigni e territori, è sotto i riflettori il fenomeno “Etna”. Analizzato da WineNews attraverso numeri, prospettive e i 10 migliori assaggi dei vini del vulcano alla prova del calice

Italia
Etna, i vigneti di Cottanera

La Sicilia, come abbiamo detto spesso in questi giorni, è davvero un “continente vinicolo”, fatto di tante diversità e territori, come raccontano le oltre 20 Doc che insistono sull’Isola (dalla Doc Sicilia a Menfi, da Pantelleria a Noto, da Contessa Entellina ad Alcamo, da Siracusa a Vittoria, da Sambuca di Sicilia a Marsala, solo per citarne alcune) e la Docg Cerasuolo di Vittoria. Una Sicilia, dove gli imprenditori storici, al fianco di nuovi produttori, in 30 anni di lavoro, hanno rilanciato immagine e qualità non solo dell’Etna, ma dell’intero “continente enoico”.
Ma, allo stesso tempo, è indubbio che nello scacchiere siciliano, il territorio vitivinicolo più il luce degli ultimi anni, e tra i più attrattivi del momento a livello italiano, sia proprio l’Etna. Le motivazioni sono diverse: innanzitutto il prezzo che rende questi territori più “accessibili” rispetto a posti come le Langhe, le rive del Prosecco Docg o i terroir più pregiati di Toscana (Montalcino e Bolgheri, soprattutto). Non che siano regalati. Un ettaro in zona nord non costa meno di 100.000/150.000 euro. Inoltre, la redditività rimane ancora bassa a causa dei costi di avviamento e gestione dei vigneti. La produzione di bottiglie non supera i 3 milioni di pezzi, ma compensa il basso volume con prezzi piuttosto alti.
Difficile dire quanta crescita ci sarà: il vigneto scarseggia, così come i terreni disponibili e non è un caso che l’interesse si stia spostando sul versante sud-ovest, non ancora ritenuto vocato quanto quello del nord (almeno per i vini rossi). Come soluzione si paventa l’allargamento della Doc, argomento che, tuttavia, fa storcere il naso a non pochi produttori (diventati ormai oltre un centinaio).

Parliamo poi di uve come il Carricante e il Nerello Mascalese che non si prestano bene a vini di annata - e dunque non a una vendita immediata - e che richiedono palati più educati al consumo del vino. E allora perchè continua questa specie di corso all’oro sul Mongibello? Una motivazione è quella dell’affascinazione che nasce dalla sfida. Per i siciliani è il pezzo più pregiato delle loro collezioni aziendali - Tasca, Planeta, Cusumano, Firriato e a breve Donnafugata, senza dimenticare Benanti, Cottanera, Barone di Villagrande, Passopisciaro (Andrea Franchetti), Frank Cornellissen, Terre Nere (Marco de Grazia), Graci, Russo, Tenuta di Fessina e Pietradolce (famiglia Faro), tutti presenti sul vulcano, hanno produzioni in diverse parti dell’isola - che consente loro di giocare una partita alla pari con altre regioni italiane. Per i “forestieri” - molto toscani, ora qualche piemontese, diversi stranieri - c’è il richiamo dell’“esotico”, la montagna sull’isola circondata dal mare che diventa una meta da scalare, in chiave letterale e metaforica.

Ed ora, come già riportato nei giorni scorsi, sull’Etna è arrivato anche Angelo Gaja, uno dei produttori italiani più famosi, che racconta così a WineNews: “non è nel mio stile andare in un territorio ed insegnare cosa fare, non l’ho fatto a Montalcino né a Bolgheri, non lo farò certo in Sicilia ...”. Una ricerca andata avanti per un anno che si è chiusa con l’acquisto di 20 ettari, in zona sud ovest, a Biancavilla, insieme ad Alberto Aiello, proprietario dell’azienda Graci.

Ma a Winenews quali vini hanno convinto di più? Ecco 10 Etna (bianchi e rossi) che testimoniano la bellezza e la potenzialità di questo paesaggio vitivinicolo.

Bianchi
Doc Etna Bianco Superiore Pietramarina 2013 - Benanti
Di nuovo una grande annata per “Il Bianco dell’Etna”, il primo, il più famoso e spesso tra i più buoni da sempre, ovvero da 30 anni.Il primo naso è tarato sulla freschezza citrica degli agrumi che, poco dopo, diventa candita. Si intuisce già una certa densità che ritroveremo in bocca. L’entrata infatti è materica, pur se non pesante, sa di ginestra e ha i primi accenni di note idrocarburiche. Finale di una sapidità infinità.

Doc Etna Bianco Contrada Calderara 2015 - Cottanera
Ha quell’anno in più di bottiglia che fa bene al Carricante. Iniziano infatti a delinearsi note complesse di fumè e di zeste candite di limone. Richiama la brace spenta ed è coerente in bocca, dove profumi minerali e di cenere fanno ritorno. Nonostante le linearità dei sentori, il vino non è affatto monocorde, anzi, si distende magnificamente sul finale. Potremmo dire una beva “tosta”, per coloro che non cercano frutti&fiori a tutti i costi.

Doc Etna Bianco 2015 - Pietradolce
Di una balsamicità unica, una beva che sa di bosco e che al naso e in bocca rimanda al profumo degli abeti. Poi ci sono anche un leggero ematico, la carne, la brace, la cenere. In terza battuta arriva il sentore di felce, di muschio e di roccia. Un vino multilivello.

Doc Etna Bianco Superiore 2016 - Barone di Villagrande
Primo naso “dolce” di mughetto e lavanda, poi entrano sentori salati e freschi. La pietra focaia domina, circondata anche da profumi di glicine. Verso la fine colpisce per balsamicità e note nette di roccia e gesso.

Doc Etna Bianco A’Puddara 2015 - Tenuta di Fessina
Un vino super verticale, molto teso, che spinge tanto su acidità e freschezza. Speziatura di pepe bianco e timo sul finale. Giovanissimo e un po’ di morbidezza che arriverà con il tempo non potrà che fargli bene.


Rossi

Doc Etna Rosso 2014 Laeneo - Tenuta di Fessina
Solo Nerello Cappuccio - sono pochissime le aziende etnee che lo propongono in purezza - per un vino che vuole essere innanzitutto “gastronomico”, saporito e da abbinare ai piatti di questa terra - carni in primis. Colpisce per il colore piuttosto intenso e per i profumi di viola e frutti rossi. In bocca è sapido e balsamico, dal finale di prugna. Un vino croccante.

Igt Terre Siciliane Lavico 2013 - Duca di Salaparuta
I suoi primi quattro anni affiorano nella ciliegia matura, in un centro bocca che sa di cenere e grafite, ma la freschezza regge grazie a profumi di erbe aromatiche e sentori balsamici. Anzi, la beva è ancora un po’ verde, il che indica che vi è una promessa di longevità. Intanto i tannini sono morbidi e setosi.

Doc Etna Rosso 2015 - Graci
Un vino “botanico”, per la grande presenza di sentori di erbe e fiori endemici. I profumi che senti nel vino sono gli stessi che avverti girando per il vulcano in primavera: macchia mediterranea, ginestra e bacche. Poi arriva la china, la frutta nera come il mirtillo, ma senza inspessire la beva. Il tutto rimane elegante e in equilibrio. Tannini avvolgenti e finale lungo.

Doc Etna Rosso Vigna Barbagalli 2014 - Pietradolce
Colore intenso, più carico dei Nerello consueti, naso di visciole e viola, tanta macchia mediterranea. Ha un cuore di note profonde ed eleganti. Bocca armonica e che riprende i sentori del naso. Tannini ancora nervosi, ma non ruvidi. Bocca densa e materica.

Doc Etna San Lorenzo 2015 - Girolamo Russo
Naso “wild”, selvaggio, scalpitante, cuore scuro ma ricco di acidità. La bocca è piena e polposa. Una beva vivace che sa di menta e cacao amaro. Lunghissimo e minerale. Alla ricerca di un’armonia che non si farà attendere a lungo, ma intanto è un vino che si diverte a lasciarsi scoprire sorso dopo sorso.

Francesca Ciancio

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