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Nella “Top 100” di Wine Spectator, dietro agli Usa che piazzano ben 30 etichette, c’è l’Italia che, con 20 vini, supera abbondantemente la Francia, ferma a quota 14, in uno specchio fedele del mercato americano, che guarda sempre più all’Emisfero Sud

Italia
La Top 100 by Wine Spectator specchio del mercato Usa

Dietro gli Usa, nella “Top 100” di Wine Spectator, la classifica più influente nel mondo enoico, c’è l’Italia, che, con 20 etichette (ben 30 quelle americane), stacca la Francia (non è la prima volta, era successo già nel 2002, 2009, 2011 e 2014), ferma a quota 14, dandole il distacco più ampio di sempre. Dietro, si fanno largo Spagna (10), Portogallo e Australia (5), Nuova Zelanda e Cile (4), Sudafrica (3), Argentina (2), Austria, Germania e Grecia (1), in uno specchio fedele del mercato a stelle e strisce. Dove si consuma più vino che in qualsiasi altro Paese del mondo (30,7 milioni di ettolitri nel 2014 secondo i dati Oiv), in un mercato in crescita costante che, per forza di cose, deve guardarsi intorno.
Fino a qualche anno fa soprattutto verso la Vecchia Europa, e principalmente in Francia ed Italia, non a caso regine storiche (me sempre dietro agli stessi Usa) delle passate “Top 100” di Wine Spectator, ma oggi il panorama è mutato, e se il Belpaese resta saldamente il primo partner enoico per i wine lovers americani (con una quota del 33% di tutto il vino importato), dietro la situazione è ben diversa. La Francia, così, scivola al quarto posto, superata, come raccontano i dati dell’Italian Wine & Food Institute (www.iwfinews.com), guidato da Lucio Caputo, da Australia e Cile, e seguita dall’Argentina.
Paesi dell’emisfero Sud, in grande ascesa, ance da un punto di vista qualitativo, che insieme rappresentano oggi il 42,3% del mercato delle importazioni, e la percentuale supera il 50% aggiungendo la Nuova Zelanda. Questo vuol dire, di pari passo, che Spagna, Germania e Portogallo, insieme, raggiungono una quota di mercato di appena l’8,4%. Certo, non basta la crescita qualitativa a spiegare una tendenza soprattutto commerciale, ed infatti una certa incidenza nella diminuzione del volume delle importazioni dai Paesi europei va attribuita allo sfavorevole rapporto di cambio Euro-Dollaro, che ha reso meno competitivi i vini del Vecchio Continente.
Dall’altra parte, c’è da sottolineare anche una crescente polarizzazione delle importazioni su un limitato numero di Paesi: Italia, Australia e Cile, detengono più del 60% del mercato delle importazioni, quota che supera addirittura l’80% in volume ed il 79% in valore con l’aggiunta di Argentina e Francia.

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