In un mondo che sta cambiando, sotto tanti aspetti, a velocità mai viste, anche nell’eno-sfera sembrano non esserci più certezze. Neanche se si parla di Champagne, mito dell’enologia mondiale, che sembra inattaccabile sotto ogni punto di vista. Al punto che, quando qualche tempo fa incontravi produttori importanti, e gli chiedevi come vedessero la crescita del Prosecco, rispondevano con diplomazia, dicendo che era un prodotto diverso, e che semmai aiutava ad ampliare la platea dei consumatori di bollicine, ma di preoccupazione neanche l’ombra. E, invece, ora, la musica sembra cambiare: Julie Campos, direttore vendite della maison Nicolas Feuillatte, tra le più grandi realtà della Regione, in un’intervista alla rivista Uk “Decanter”, lancia l’allarme e sprona i produttori francesi a fare di più per difendere le più celebri bollicine nazionali, “che rischiano di perdere una generazione di giovani consumatori se sottovalutano la crescita del Prosecco italiano e di altri sparkling wine sui mercati più importanti”.
Insomma, sebbene lo Champagne rimanga uno status symbol universale, non può sedersi sugli allori e sottovalutare la concorrenza del presente, come è già successo per “i vini fermi francesi nei confronti dei vini del nuovo mondo, come Australia e California, che hanno eroso quote di mercato ai francesi in Paesi chiave, in certi segmenti di mercato, dall’inizio del millennio”.
Fondamentale, per la Campos, investire di più in comunicazione per spiegare ai giovani “dove lo Champagne viene prodotto e che cosa è davvero”. E, oltretutto, non farsi abbagliare dalle promesse dei nuovi mercati emergenti, visto che, ricorda, “l’80% delle vendite dello Champagne è in Europa, e dobbiamo stare molto attenti a non investire su questo mercato, anche perché quelli nuovi richiedono molto tempo ed investimenti prima di dare un ritorno. Mercati a cui bisogna certamente guardare, ma nella giusta misura”.
Ma non solo. Secondo Maximilian Riedel, alla guida di Riedel Crystal, uno dei più importanti produttori di calici e bicchieri per il vino, è tempo di mandare in pensione anche un altro simbolo associato allo Champagne, ovvero il flute, che a sua volta da qualche decade ha sostituito la celeberrima coppa. “Il mio obiettivo è che il flute sia considerato obsoleto il giorno che smetterò di occuparmi dell’azienda”. Il motivo? Se da un lato, spiega Riedel, è vero che il flute valorizza l’aspetto visivo delle bollicine e anche la loro persistenza, è altrettanto vero che, dall’altro lato, penalizza il bouquet aromatico e gustativo dello Champagne.
Ovviamente, dietro questa filosofia, c’è anche un aspetto di business, come ammette lo stesso Riedel, che, da qualche anno, ha lanciato una linea di calici a tulipano pensata proprio per lo Champagne, e ha collaborato con alcune maison come Dom Perignon’s, il cui “chef de cave”, Richard Geoffroy, si legge sulla rivista “Decanter”, “è un altro fervente critico del flute e sostenitore del calice di Riedel “Vinum XL Pinot Noir” per il rosè della maison”, per esempio.
Ma, in ogni caso, vista l’autorevolezza e l’influenza delle fonti, per il flute sembra che sia iniziato inesorabilmente il viale del tramonto. E, forse, è un bene, se davvero la forma del calice influenza così tanto l’aspetto de gustativo, visto che esperti di vino, degustatori professionisti e comuni bevitori non sono in grado di identificare le tipologie di uva utilizzate per produrre lo Champagne se lo assaggiano bendati. Almeno, è quello che sostiene un nuovo studio condotto niente meno che dall’Università di Oxford che ha dimostrato che dagli assaggi “alla cieca” non è possibile determinare se uno champagne é composto esclusivamente da uva bianca o da un blend di uva bianca e nera. I risultati suggeriscono alle aziende produttrici di champagne di puntare meno sulla comunicazione delle percentuali di vitigni bianchi e neri sulle etichette dei prodotti in commercio. Meglio concentrarsi, sottolinea lo studio pubblicato sulla rivista “Flavour”, sulle caratteristiche distintive e gustative di ogni cuvee, piuttosto che sulle varietà d’uva utilizzate ...
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