Ogni vino, per essere goduto appieno, ha bisogno di essere conservato nel modo giusto, servito alla temperatura adeguata e nel bicchiere più adatto. E potrebbe non bastare, perché, come racconta l’ultimo studio della dottoressa Paola Piombino, ricercatrice di scienze e tecnologie alimentari all’Università Federico II di Napoli, insieme a Luigi Moio, presidente del corso di Laurea in Viticoltura ed Enologia della stessa Università, pubblicato dal magazine “Food Research International” (www.journals.elsevier.com/food-research-international), la quantità di vino sorseggiato altera sensibilmente la percezione di aromi e sapori. Così, ad esempio, l’ideale è bere Chardonnay, Semillon e Sauvignon Blanc a piccoli sorsi, mentre una sorsata più corposa è ottima per degustare Riesling e Gewürztraminer. Il motivo, semplificando molto la complessità della ricerca, sta nella diversa quantità di sostanze chimiche rilasciate, in funzione del volume della sorsata: da un piccolo sorso di vino bianco, così, emergeranno principalmente i sentori di mandorla e legno, mentre da un sorso più abbondante, dello stesso vino, spiccheranno gli aromi agrumati.
“Questo lavoro - ha commentato la Master of Wine al britannico “Daily Mail” (www.dailymail.co.uk) - potrebbe avere un grande impatto su come condurre una degustazione di vino: molti degustatori hanno trovato un loro stile senza capire minimamente la composizione chimica di ciò che stanno cercando, a livello di sentori, in un vino”.
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