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Non più solo grande vino quotidiano: da oggi la Barbera, vitigno tra i più importanti del Piemonte, ha un nuovo vertice qualitativo per affermarne la capacità di dare grandissimi vini capaci di invecchiare nel tempo. Inizia il cammino del Nizza Docg

La Barbera, uno dei vitigni storici e più importanti del Piemonte enoico, ora ha un nuovo vertice qualitativo: dal 1 luglio 2016 è possibile imbottigliare il Nizza Docg, la “super Barbera d’Asti”, voluta dall’Associazione Produttori del Nizza, “per dimostrare quello che i produttori sanno da tempo, ovvero che la Barbera, oltre ad essere un vitigno che da vita a grandissimi vini per la quotidianità, è capace di esprimersi anche con grandi vini da invecchiamento”, ha spiegato nella presentazione ufficiale il presidente dell’Associazione (affiliata al Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato) Gianni Bertolino (www.ilnizza.net).
Un vino, il Nizza Docg, che “di fatto già esiste da tempo e che è già esportato per oltre il 50% della produzione, e posizionato nei più importanti ristoranti del mondo”, ha sottolineato Stefano Chiarlo, della storica griffe Michele Chiarlo”, ma che da oggi diventa possibile imbottigliare con il solo nome del territorio da cui nasce, Nizza Monferrato (e altri 17 comuni limitrofi, solo dai vigneti migliori esposti a Sud Est, Sud e Sud Ovest), per una nuova fase di “un percorso partito già dagli inizi degli anni 2000 - ricorda Bertolino - e che oggi inizia una nuova fase anche grazie ad un disciplinare molto rigido (100% Barbera, resa massima 70 quintali per ettaro e così via) voluto dal basso, da quei produttori che hanno anche la vigna, e che poi ha coinvolto diverse cantine - ad oggi 43 - grandi e piccole, storiche e nuove, che hanno interesse a valorizzare al massimo il territorio”.
Un nuovo vertice qualitativo “che non sminuisce affatto la Barbera d’Asti, che rimane un grandissimo vino quotidiano - sottolinea a WineNews il presidente del Consorzio della Barbera d’Asti e Vini del Monferrato
(www.viniastimonferrato.it), Filippo Mobrici - ma che anzi ha tra i suoi obiettivi quello di valorizzare al massimo il “sistema Barbera”, e che deve diventare modello da seguire e stimolo per tutti i produttori del territorio”.
Oggi sono 43 produttori, neanche 200 ettari e dalla vendemmia 2014 gli ettolitri prodotti, 3.957, corrispondono a 500.000 bottiglie (fino a pochi anni fa la produzione era sotto le 200.000). L’export tocca ormai la metà della produzione: primo mercato è la Germania, poi Svizzera, Usa, Cina, Olanda, Danimarca. La Docg sta crescendo:
già nella vendemmia 2015 gli ettolitri rivendicati sono 5.667, ovvero 750.000 bottiglie potenziali. Ma le potenzialità sono molto più alte: “le superfici vitate a Barbera d’Asti dove si potrebbe produrre il Nizza sono 720 ettari per una produzione teorica potenziale di oltre 4 milioni e mezzo di bottiglie. Abbiamo i numeri per crescere”, aggiunge Bertolino.
“Legare il futuro di questo vino al luogo di produzione e non più anche al vitigno in etichetta - spiega ancora Chiarlo - è una scelta strategica: vuol dire affermare che questo è un vino diverso dalla Barbera come è comunemente intesa oggi, ovvero vino da bere giovane, immediato, quotidiano. Vuol dire iniziare un percorso diverso, a partire da questa grande uva piemontese, capace di dare vita a vini capaci di invecchiare senza perdere le sue caratteristiche più note, come la grande gradevolezza del frutto e la grande acidità”.
Una capacità di essere longevo che il Nizza Docg ha voluto sottolineare nel suo disciplinare, che prevede 18 mesi minimo di invecchiamento (di cui 6 in legno) per il Nizza Docg e per la Vigna, e almeno 30 (di cui 12 in legno) per le versioni Riserva, “su cui peraltro tutti i produttori si stanno concentrando”, hanno spiegato Chiarlo e Bertolino, nel giorno del “battesimo” ufficiale della nuova “super Barbera”, festeggiato con una cena grande cena stellata a otto mani con Bruna Cane (I Caffi Ristorante & Brasserie di Acqui Terme), Roggero Ferrero Mariuccia (San Marco di Canelli), Massimiliano Musso (Albergo Ca Vittoria di Tigliole) e Walter Ferretto (Il Cascinalenuovo di Isola d’Asti) nel centro storico di Nizza Monferrato.
Non un punto di arrivo, per il Nizza Docg, ma una nuova partenza: “saremo soddisfatti quando chi vorrà regalare un grande vino non penserà più solo a Barolo, Amarone della Valpolicella o Brunello di Montalcino, ma anche al Nizza. Allora potremo dire di aver centrato l’obiettivo”, ha concluso Bertolino.

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