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“NON SI POSSONO AUTORIZZARE I TRUCIOLI IN ITALIA SE PRIMA NON SI DEFINISCE UN METODO UFFICIALE DI ANALISI PER INDIVIDUARE IL LORO UTILIZZO NEL VINO”: ANGELO GAJA, IL PIÚ FAMOSO PRODUTTORE ITALIANO NEL MONDO, INTERVIENE SULLA “QUESTIONE TRUCIOLI”

Italia
Angelo Gaja

“Non è ammissibile autorizzare in Italia l’uso dei trucioli per i vini da tavola se non è stato prima individuato e riconosciuto il metodo ufficiale di analisi che consenta a chi dovrà poi operare i controlli di rilevare se il vino sia maturato in barrique, se abbia invece ricevuto l’aggiunta di trucioli di legno oppure ancora se il produttore abbia utilizzato le une e gli altri. Perchè autorizzare i Vini da Tavola all’uso dei trucioli significa anche che occorrerà porre sotto controllo i vini Igt, Doc e Docg, ma il metodo ufficiale di analisi per riconoscere se sono stati utilizzati i trucioli anziché la barrique va ancora individuato, poi testato ed infine approvato ufficialmente. E non saranno certamente tempi brevi”. Così Angelo Gaja, il più famoso produttore italiano, interviene sulla “questione trucioli” che in questi giorni sta infiammando il mondo del vino.

“Ora il pericolo e’ quello di un ennesimo “inciucio” all’italiana - continua Gaja - Potrebbe anche succedere che gli inesperti che abusino o semplicemente usino la barrique con scarsa maestria per dei vini che non siano Vini da Tavola corrano il rischio di venire perseguiti”.

“Abbiamo letto commenti di viva indignazione - continua Angelo Gaja - nei confronti del Comitato di Gestione dei vini di Bruxelles per avere autorizzato la pratica dei trucioli di legno in enologia anche per i vini europei inclusi quelli prodotti in Italia. Bruxelles non ha fatto altro che accogliere la richiesta che era giunta dai Paesi produttori membri di autorizzare anche per il vino europeo quelle pratiche già largamente usate in Australia e negli altri Paesi del Nuovo Mondo; pratiche caldeggiate anche da esponenti di primo piano del mondo industriale e cooperativistico italiano ed ovviamente dalle rispettive associazioni di categoria e da altre ad esse equiparate le quali tutte godevano del largo consenso dei loro associati. Non possiamo prendercela con Bruxelles perché è tutta farina del nostro sacco”.

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