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Non solo America, ed Asia ed Europa: tra i mercati del mondo da tenere d’occhio, c’è anche quello grande e complesso dell’Africa. Che, emerge da Vinexpo, ha grandi prospettive di crescita grazie ad una nuova classe media, ma anche tante difficoltà

Non solo America, Asia ed Europa: tra i mercati del mondo da tenere d’occhio, e che promettono di crescere nei prossimi anni, c’è anche quello grande e complesso dell’Africa. Un mercato che, oggi, vale poco meno di 80.000 casse di vino, (soprattutto nel canale on trade, 85% africano, il 15% di importazione, soprattutto dalla Spagna, con l’Italia che è al n. 8 nella lista dei Paesi fornitori), ma che nel 2020 potrebbe valere 1,4 miliardi di dollari in wine & spirits, secondo i dati dell’International Wine & Spirits Research, ma che, grazie allo sviluppo di una classe media in Paesi come Nigeria, Kenia, Tanzania, Angola, Repubblica Democratica del Congo, Senegal, Camerun e, ovviamente Sudafrica, paese di gran lunga più importante per la produzione di vino e per la cultura enoica nel continente così via, ad un’economia in crescita sotto molti punti di vista (a cui si accompagna quella demografica), dovuta anche ad una relativa stabilità politica, è da non sottovalutare per i suoi sviluppi futuri, e non solo per i vini di altissima gamma.

Nonostante non manchino criticità strutturali, come un sistema della distribuzione molto variegato da Stato a Stato, e spesso fatto di zone grige dove prosperano corruzione e contrabbando, difficoltà nello stoccaggio dei vini in condizioni ideali e così via. Ma, nel complesso, il sentiment è più che positivo, come hanno spiegato i protagonisti di “Africa, the future destination for wines and spirits”, di scena a Vinexpo. A partire da Pierre Castel, presidente e fondatore di Castel Group, la più importante realtà del vino africano che, oltre a 1.400 ettari di vigna in Francia, ne possiede anche 1.600 tra Marocco, Tunisia ed Etiopia. “Lavoro in Africa da 50 anni, e posso dire che grazie allo sviluppo della middle class in molti stati africani negli ultimi 10 anni, non sono cresciuti sol i consumi, ma anche la cultura del vino. Ci sono molte persone curiose ed appassionate, e non sarà solo un mercato per i grandi vini di lusso, ma anche per quelli di buona qualità con un giusto rapporto con il prezzo”.

Certo, ancora quasi il 25-30% del mercato è fatto da vini in bag-in-box di bassa qualità, ma le cose stanno cambiando, come ha spiegato Miguel Chan, responsabile vino della catena Tsogo Sun Hotels, con 90 hotel in tutto il Sudafrica che è, ad oggi, il Paese di riferimento per capire l’evoluzione degli stili di consumo. “I nuovi consumatori non sono molto esperti - spiega - ma sanno che il vino è una bevanda nobile, da condividere con gli amici. Vanno molto i vini che tendono al dolce, i tagli bordolesi, e stanno crescendo in maniera incredibile gli sparkling wine come Champagne, Cava, e soprattutto Prosecco che è il più consumato, anche grazie al suo prezzo più competitivo. E i consumatori sono molto avventurosi, anche perché non c’è l’influenza di critici e testate, ma si guarda molto più ai social media”.

I numeri oggi dicono che delle 80.000 casse di vino consumate in Africa, oltre 71.000 sono vini fermi leggeri, e 335 di sparkling wine (Prosecco in primis, poi Cava e Champagne), e che la Spagna è di gran lunga il primo fornitore, con 12.660. Ma lo scenario tra 10-15 anni promette numeri molto diversi …

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