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Nord America: mondo del vino cresce ... Bali: vite e vino nell’isola ... Nz: decollano vendite vino estero ... Repubblica Ceca: cala produzione ed import ... Usa-Minnesota: Convegno annuale su uva e vino nei climi freddi
di Andrea Gabbrielli

- Nord America, il mondo del vino cresce
Nel Nord America (America + Canada) non solo cresce la produzione vinicola (+ 6,3%), ma aumenta anche il numero delle cantine (8.391 unità pari a + 4,3%). Tra le novità da segnalare anche l’incremento del prezzo medio della bottiglia in cantina, passato da $ 9 a $ 10,85. I dati, relativi al 2013, sono stati pubblicati Wines & Vines sulla base di una indagine effettuata da Wines Vines Analytics San Rafael, California, il team di ricerche di mercato della rivista.
Nella classifica degli Stati per presenza di cantine, la California con 3.674 unità è saldamente in testa, seguita Washington (689), Oregon (566), New York (320), Columbia Britannica (257), Virginia (223), Texas (208), Pennsylvania (174), Ohio (144), Michigan (1369, North Carolina (130), Missouri (122), Colorado (106), Illinois (100). Due stati occidentali e due Mid - Atlantic hanno avuto i tassi di crescita più veloci: Arizona + 14,3 %, Maryland + 11,1 % , Colorado + 7,1 % e Pennsylvania 4,8 %. Per la classifica per volumi annui, invece, le cantine che producono oltre 500.000 casse sono diventate 56. La categoria che è cresciuta maggiormente è quella compresa tra una produzione 1,000- 4,999 casse e quella inferiore a 1.000 casse. In particolare grandi dimensioni (> 500,00 casse) 56, medie (50,000-499,000 casse) 253, piccole (5,000-49,999 casi) 1.436, molto piccole (1,000-4,999 casse) 3.189, produzione limitata (< 1.000 casse) 2.828, per un totale di 7.762 aziende a cui vanno aggiunte le cantine/aziende virtuali. Nel 2012 il Canada erano attive 568 aziende vinicole (+8 %), di cui 192 nell’Ontario. Tutte le informazioni e gli indirizzi del settore vinicolo nord-americano sono contenute nel “The 2014 Directory & Buyer’s Guide” .
Fonte: www.winesandvines.com

- Bali, la vite e il vino nell’isola
I New Latitudes Wine allargano gli orizzonti anche a Bali. La Sababay Winery di Pemuteran Pulaki, regione del Singaraja, nel nord-nord/ovest dell’isola indonesiana, è nata su basi molto avanzate specialmente sul fronte della sostenibilità ambientale, economica e sociale della vitivinicoltura. Sui terreni vulcanici della winery si coltivano a pergola le varianti locali delle uve Alphonse-Lavallée e le uve België che si ritengono introdotte dagli Olandesi durante la dominazione dell’isola. Lo staff dell’azienda è composto, oltre che dalla signora Putu Lunutan, responsabile insieme alla figlia Evy Gozali, dall’enologo francese Vincent Desplat, un professionista con varie esperienze sul campo in Australia e Corea. Da segnalare l’accordo di partenariato con i contadini locali per la coltivazione dei vigneti e per la vendita delle uve in base al quale viene fornita assistenza, agricola e tecnica. Inoltre viene assicurata una giusta remunerazione delle uve e l’assunzione delle mogli dei viticoltori per la vendemmia. La winery balinese ha come logo aziendale lo “Jalak Bali”, cioè l’uccello dalla piume bianche con un anello blu che delinea gli occhi, tipico dell’isola. Tra i prodotti dell’azienda lo spumante Moscato d’Bali e i rossi Ludisia e Black Velvet. Si tratta di vini profumati e leggeri con il tappo a vite.
Bali è un’isola dell’Indonesia con una superficie di 5.561 km² e una popolazione di 4.220.000 abitanti (2012). Fa parte dell’arcipelago delle Isole della Sonda minori ed è separata dall’Isola di Giava dallo Stretto di Bali. Amministrativamente, è una provincia dell’Indonesia, con capoluogo Denpasar, ed è l’unica a maggioranza induista. Bali, conosciuta per le sue spiagge e i suoi templi, è la più importante meta turistica indonesiana.
Fonte: www.casaveronelli.com - www.sababaywinery.com

- Nuova Zelanda, decollano le vendite di vino estero
L’import di vino estero in Nuova Zelanda è aumentato del 53% negli ultimi 3 anni. Con 1 dollaro kiwi assai forte, i prezzi di molti vini, soprattutto europei, sono diventati abbordabili a scapito dei vini locali. Infatti, il consumo complessivo è stabile a 21 litri pro capite. Secondo l’organizzazione dei produttori vinicoli NZ Winegrowers, nell’anno terminato a giugno 2013 nel Paese sono stati venduti 93,3 milioni di litri di vino (pari a 124 milioni di bottiglie da 750 ml) con i vini kiwi al 56% del totale, in forte calo rispetto alla situazione del giugno 2011.
In particolare, il consumo pro capite di vino neozelandese è sceso da 15,2 litri del 2011 a 11,8 litri del 2013, marcando un calo del 22% nelle vendite domestiche mentre nello stesso periodo le importazioni di vino sono passate da 27,3 milioni di litri a 40,9 milioni di litri. Secondo Philip Gregan, direttore del Nz Winegrowers, l’aumento delle importazioni è da imputare ad una carenza di vino della Nuova Zelanda e soprattutto ai prezzi “tradizionalmente, la fascia dei prodotti a basso prezzo è dominata dai produttori stranieri. La Nuova Zelanda non è un posto adatto per la produzione di vini a buon mercato, siamo nella fascia alta”, ha spegato Gregan. E così molti distributori e rivenditori stanno scoprendo che i vini europei di fascia media, sono anche popolari. Secondo i dati dei Nz Winegrowers, l’importazione di vino francese è più che raddoppiata negli ultimi tre anni, più di 2 milioni di litri, pari a 2,7 milioni di bottiglie. Un fenomeno che interessa anche lo Champagne e non solo il vino rosso. Jeff Poole, amministratore delegato di Fine Wine Delivery Co, uno dei più grandi rivenditori di vino del paese, ha detto che c’è stato un “enorme aumento” delle vendite di vino da Francia, Spagna e Italia, in particolare nella fascia sotto i 15 dollari Nz.
“Con la forza del nostro dollaro contro l’euro e le economie depresse in Europa, è stato fantastico,” ha detto. Poole ritiene inoltre che ci potrebbe essere un aumento sostanziale dello chardonnay importato - è un varietale in forte crescita - considerando che la produzione locale non è in grado di soddisfare la domanda visto che i viticoltori si sono concentrati sul sauvignon blanc.
Fonte: www.stuff.co.nz

- Repubblica Ceca, cala la produzione e l’import
Nella stagione 2012/2013 la produzione di vino nella Repubblica Ceca è diminuito di oltre un quarto giungendo a 470.000 ettolitri dei quali 315.000 vino bianco e 155.000 di rosso. I dati sono stati comunicati dal Ministero dell’Agricoltura.
La ragione principale del calo sono state le gelate che hanno danneggiato la vite così come la siccità che aveva colpito le colture dall’autunno 2011. Da una prospettiva di lungo periodo, la raccolta nel 2012 è stata inferiore alla media, secondo il rapporto presentato dal Ministero. I viticoltori hanno ricevuto una media di 17,90 CZK per chilo di uva. Il valore delle uve raccolte è stato 1,26 miliardi di CZK, quasi 500 milioni in meno rispetto al 2011. E così dopo aver fatto profitti, nel 2011, i viticoltori hanno sostenuto una perdita media del 10%.
In questo contesto, le importazioni di vini verso la Repubblica Ceca sono diminuite di 50.000 ettolitri, a 1,8 milioni di ettolitri nel 2012/2013, il secondo calo annuale consecutivo. Il più grande importatore di vino nel paese è l’Italia ancora una volta davanti alla Spagna, mentre il più grande mercato di esportazione per il vino ceco è la Slovacchia. Il deficit della Repubblica Ceca nel commercio estero del vino, ha superato 3 miliardi di CZK per il terzo anno consecutivo, ed è stato più elevato nel confronto anno su anno.
Fonte: www.praguepost.com

- Usa-Minnesota: Convegno annuale sull’uva e il vino nei climi freddi
Le uve resistenti ai climi freddi sviluppate dall’Università del Minnesota sono uno dei fattori chiave dello sviluppo del settore vitivinicolo locale con un impatto economico nell’economia Usa stimato in oltre $ 400 milioni. L’argomento è stato affrontato durante il 10th Annual Cold-Climate Grape & Wine Conference organizzato dall’associazione Minnesota Grape Growers.
Lo studio, parte di un progetto che interessa più stati, finanziato dall’Us Department of Agriculture, è stato condotto da due ricercatori prendendo in esame sia l’apporto delle uve sviluppate dall’Università sia delle altre varietà resistenti al freddo, create da produttori privati. Sarebbero quattro le uve considerate strategiche per la crescita del settore: Frontenac, Frontenac Gris, La Crescent, Marquette.
Queste uve, infatti, secondo l’Università, sono in grado di sopravvivere a temperature anche al di sotto di -20° Fahrenheit cioè 28,8°C. Lo sviluppo di tali varietà ha permesso di coltivare l’uva da vino anche in aree che in precedenza erano ritenute impossibili a causa del clima.
Non solo ma “ Stati come New York con una lunga storia e tradizione della coltivazione della vite nelle aree con climi temperati - ha detto il ricercatore Bill Gartner - ora possono espandersi in nuove aree con climi più freddi “. I primi vigneti di Frontenac - oltre 1300 ettari - furono impiantati nel 1996 da una dozzina di produttori con la supervisione dell’Università del Minnesota.
Lo studio inoltre ha rilevato che le uve locali nel 2011 hanno creato $ 215 milioni di attività economiche e 5.000 posti di lavoro. Nel complesso, però, l’industria vinicola locale, compreso l’indotto, interessa 12.600 lavoratori. E’ stato anche annunciato che il volume delle uve sul mercato, tra il 2011 e il 2015 raddoppierà considerando che l’80 % delle aziende vinicole, coinvolte nello studio, ha manifestato l’intenzione di crescere nel corso dei prossimi cinque anni. Se nel 1990 c’erano solo due cantine in Minnesota, ora sono più di 60.
Info: http://mngrapegrowers.com/10th-annual-cold-climate-conference/11649174

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