La riforma del vino dell'Unione Europea ha visto anche importanti commenti e reazioni delle organizzazioni delle imprese agricole, prime tra tutte Coldiretti, Confagricoltura e Cia. Queste le considerazioni, in sintesi:
Cia - L'obiettivo prioritario della riforma del mercato del vino in Ue "deve restare quello di mantenere le risorse al settore, evitando penalizzazioni per i produttori". Lo sostiene la Cia-Confederazione Italiana Agricoltori che si è espressa, con una prima valutazione, in merito alla proposta di riforma dell'Ocm vino presentata oggi dalla Commissione Ue. Nel rilevare che si prospetta una discussione difficile e lunga sulla proposta dell'esecutivo di Bruxelles, la Cia sottolinea che la migliore soluzione potrà essere trovata in un mix di quelle presentate nelle quattro opzioni ventilate dalla Commissione e basata sulla ricerca della competitività, della innovazione, della semplificazione e della promozione del consumo dei prodotti europei. La Cia evidenzia che "la preoccupazione maggiore riguarda la volontà della Commissione Ue di impegnare ingenti risorse (2,5 miliardi di euro pari ad un terzo del budget del settore) per le misure di estirpazione. Sarà, quindi, necessario che nella trattativa si cerchino di ottenere garanzie essenziali per la difesa della produzione italiana attraverso un'ampia flessibilità per la gestione degli eventuali plafond nazionali. Questo per impedire che nel nostro Paese siano penalizzate le aree territorialmente più sensibili o particolarmente vocate della viticoltura". In tal senso - ribadisce la Cia - sarà opportuno determinare un equilibrio a livello nazionale tra "estirpazione" e indirizzo della produzione verso il mercato.
Confagricoltura - "Fortissima preoccupazione" sono state espresse da Confagricoltura per i contenuti della comunicazione che la Commissione ha ufficializzato oggi sulle possibili opzioni per la prossima riforma dell'Ocm vino. Le soluzioni individuate da Bruxelles non tengono conto, a parere della Confagricoltura, della particolarità del settore vitivinicolo e della rilevanza economica e sociale che questa coltura riveste nel sistema produttivo comunitario, omologando le misure dell'Ocm vino a quelle individuate per altri settori, che hanno sistemi produttivi differenti. "Il potenziale viticolo europeo - spiega Confagricoltura - deve essere opportunamente gestito. La regolamentazione degli impianti è tuttora essenziale per l'equilibrio del sistema comunitario. La semplificazione preannunciata delle misure relative alle pratiche enologiche, alle indicazioni geografiche ed all'etichettatura non sostiene adeguatamente le politiche di qualità delle nostre produzioni". Inoltre l'organizzazione agricola ritiene che l'estirpazione definitiva "non è uno strumento efficace essendo stata già sperimentata in passato senza successo" e la perdita di superficie vitata "va meglio valutata nel più ampio contesto internazionale, dove operano Paesi che continuano ad ampliare il loro potenziale". Per questo, Confagricoltura chiede "una riflessione approfondita sugli strumenti e soprattutto sulle modalità di applicazione".
Coldiretti - Siamo pronti ad affrontare un negoziato dal quale dipende il futuro di un settore determinante per il made in Italy nel mondo come il vino che ha bisogno di un riferimento coerente con le riforme già realizzate in Europa e certezza nelle prospettive finanziarie per sostenere la competitività delle imprese sul mercato. Lo afferma il presidente della Coldiretti e vice presidente del Copa (l'organizzazione degli imprenditori agricoli Europei) Paolo Bedoni, con riferimento alla proposta di orientamenti per riformare l'organizzazione del mercato del vino approvata dalla Commissione Europea. La riforma - ha sottolineato Bedoni - deve puntare sulla promozione e sulla valorizzazione della qualità, della tradizione e del territorio riconoscendo le specificità di un settore costretto a confrontarsi con la aggressiva concorrenza dei nuovi paesi emergenti. Per questo - ha precisato il presidente della Coldiretti - occorre partire da una fotografia reale del vigneto europeo per garantire trasparenza ed efficacia degli interventi di ristrutturazione attraverso la piena funzionalità del catasto vigneti.
Nel primo trimestre del 2006 il vino Made in italy ha realizzato una crescita record del 9% nel valore delle esportazioni nel mondo con un successo rilevante negli Stati Uniti (+18%) e nei nuovi Paesi emergenti come Russia (+20%) e Cina (+132%), mentre sono stagnanti le tradizionali spedizioni nei Paesi dell'Unione Europea (-2%), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Istat. I risultati del 2006 dimostrano la presenza di nuove e rilevanti opportunità di crescita del vino made in Italy che, nel 2005, ha raggiunto un fatturato record di 9 miliardi di euro con buone prospettive per il 2006 grazie ad una produzione di buona qualità contenuta a 48,1 milioni di ettolitri della quale quasi un terzo, per un totale di 15 milioni di ettolitri, destinata a vini Doc o Docg. Un deciso orientamento alla qualità che ha fatto diventare il vino uno dei più autorevoli ambasciatori dell'Italia nel mondo tanto che i risultati di una ricerca dell'Istituto Piepoli, commissionata dall'istituto Leonardo e dall'Ice, evidenzia come per uno straniero su due (45%) siano i vini e il cibo la prima cosa che viene in mente pensando all'Italia, più che i luoghi (20%), l'abbigliamento (19%) e il calcio (15%).
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