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TRASPARENZA

Olio extravergine d’oliva, Coldiretti e Unaprol: “l’Europa indaghi sulle speculazioni di mercato”

Nel 2025 le importazioni da Paesi extra Ue sono aumentate del +64%, “a prezzi stracciati, con triangolazioni sospette e con il rischio di frodi”
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In tanti borghi d'Italia è tempo di olio nuovo

Nel cuore della campagna olearia 2025, Coldiretti e Unaprol lanciano un allarme per scuotere il settore: l’Europa deve intervenire con urgenza per fare chiarezza sulle dinamiche opache che stanno alterando il mercato dell’olio extravergine d’oliva. Nei primi sette mesi 2025, secondo un’analisi Coldiretti su dati Istat, le importazioni da Paesi extra Ue sono aumentate del +64%, con 385 milioni di chili di prodotto entrati in Italia, spesso a prezzi inferiori ai 3 euro al chilo, mentre l’olio italiano viene scambiato a 9 euro al chilo. Un fenomeno che mette sotto pressione un comparto strategico per il made in Italy agroalimentare, sostenuto da 400.000 aziende agricole che garantiscono standard elevatissimi di qualità. L’Italia, con 250 milioni di piante e 533 varietà di olive, custodisce il più vasto tesoro di biodiversità olivicola al mondo e detiene la leadership europea per numero di oli extravergini a denominazione: 43 Dop e 7 Igp.
“Occorrono provvedimenti urgenti contro le violazioni delle norme Ue sulla concorrenza, in particolare in materia di concentrazioni e antitrust, per verificare eventuali accordi sleali che alterano il mercato dell’olio extravergine d’oliva in Europa. Stiamo assistendo a movimentazioni anomale e sospette di prodotto proveniente da Paesi extra Ue, spesso reimmesso nel mercato comunitario a prezzi stracciati, con effetti distorsivi sull’intera filiera. Serve trasparenza, tutela per i produttori e regole uguali per tutti”, dice David Granieri, presidente Unaprol e vicepresidente Coldiretti, sulle anomalie del mercato dell’olio e sui sospetti di turbativa dei prezzi legati ai flussi di importazione da Paesi extra Ue, in particolare dal Nord Africa e dalla Turchia. “Il meccanismo del perfezionamento attivo, in assenza di un registro europeo di tracciabilità - continua Granieri - apre enormi margini a operazioni elusive. Esiste il rischio concreto che olio di origine extra Ue entri nel mercato comunitario camuffato come prodotto europeo, danneggiando le produzioni italiane e tradendo la fiducia dei consumatori”. La Spagna, ad esempio, sottolineano Coldiretti e Uniprol, principale acquirente di olio tunisino, non dispone di un sistema di tracciabilità comparabile a quello italiano, favorendo triangolazioni sospette e reimmissioni incontrollate nel mercato europeo.
“È necessario istituire un Registro di Tracciabilità Europeo - conclude Granieri - in grado di monitorare in tempo reale i flussi commerciali e prevenire triangolazioni fraudolente. L’Italia dispone già di strumenti tra i più avanzati, ma senza una piattaforma comune la trasparenza dei nostri produttori rischia di trasformarsi in uno svantaggio competitivo. Il comparto olivicolo italiano non chiede protezioni, ma regole chiare, trasparenti e comuni. Solo così potremo difendere i produttori onesti e garantire ai consumatori un vero extravergine 100% italiano, frutto di qualità, lavoro e legalità”.

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