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Olivier Cousin, il produttore della Loira che, uscito dall’Aoc Anjou, ha continuato a mettere in etichetta la dicitura “Anjou Pur Breton”, condannato in via definitiva. La pena? Il pagamento di 1 euro per ognuna delle 2.800 bottiglie incriminate

Olivier Cousin, il produttore della Loira che, uscito polemicamente dall’Aoc Anjou nel 2005, ha continuato per anni a mettere in etichetta la dicitura “Anjou Pur Breton”, attirandosi le ire, e la denuncia, della denominazione, è stato condannato in via definitiva. Una pena un po’ più leggera di quella chiesta dal Pubblico Ministero, a marzo, di 5.000 euro: Cousin, infatti, dovrà pagare un euro per ognuna delle 2.800 bottiglie incriminate.
Una condanna, appunto, poco più che simbolica, quella del tribunale di Angers, che ha cercato così di soddisfare tutte le parti in causa, l’Inao (Istituto Nazionale per l’Origine e la Qualità) e la Fédération Viticole d’Anjou et de Saumur, costituitisi parte civile nel processo iniziato nel 2010, che definirono Cousin un “clandestino, usurpatore di denominazione, inganno del consumatore e falsificatore di etichette”.
“L’uso in etichetta del nome Angiò, per commercializzare un vino prodotto al di fuori del campo di applicazione della denominazione di origine, è semplicemente vietato”, ha commentato l’avvocato dell’accusa, Nathalie Valade. Il vigneron, dal canto suo, resta dell’idea che la denominazione non è della Federation Viticole d’Anjou-Saumur, ma di chi lì produce da sempre.

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