Rilancio e internazionalizzazione sono le parole chiave per l’ortofrutta italiana. A dirlo è la Ministra delle Politiche Agricole Teresa Bellanova a “Macfrut Digital”, evento internazionale di scena da oggi al 10 settembre a Cesena e dedicato ai professionisti dell’intera filiera del comparto ortofrutticolo con dibattiti, convegni, incontri tecnici e scientifici, visite tecniche e un’ampia area espositiva per i visitatori. La Ministra Bellanova è partita dai numeri per esporre lo stato di un settore che ha un peso notevole nell’agroalimentare italiano e che adesso si trova ad affrontare sfide decisive per il futuro. “Il rilancio deve essere un’azione concreta, confermato dal +6,9% del nostro export a dimostrazione della nostra forza attrattiva sui mercati mondiali. Internazionalizzazione ed export sono la seconda parola chiave: oltre al consolidamento nel mercato interno, la sfida è quella dei mercati globali”. La Ministra elenca i risultati ottenuti negli ultimi mesi, e quindi lo “sblocco nel febbraio del mercato brasiliano per nostre susine, la conclusione del negoziato in aprile con la Thailandia per l’esportazione delle mele italiane, il via libera del maggio scorso alle mele a Taiwan, la recente firma dell’addendum al protocollo per l’esportazione di kiwi in Cina. Traguardi importanti anche grazie al Tavolo Ortofrutticolo che adesso dovrà misurarsi con la strategia di intervento della nuova Pac 2021-2027”.
Ma il futuro non potrà non passare dall’argomento clima, tema di cui si sente una urgenza sempre maggiore. “Le prossime settimane - spiega Bellanova - sono importanti nella costruzione di un piano recupero e resilienza per nuovi rapporti di filiera, progetti per sostenere il ruolo dell’agricoltura nei cambiamenti climatici, per fermare il dissesto idrogeologico, per sostenere la sostenibilità. Abbiamo messo in campo per l’intero settore agroalimentare oltre 2,5 miliardi di euro in sostegno della competitività, per la liquidità e con un di fondo 600 milioni di euro per ristoranti”. Molta della prosperità del settore si gioca sull'export ma anche nelle strategie da prendere a tutela dei consumatori.“L’ortofrutta - dice la Ministra - deve essere protagonista nel patto per l’export e nella spesa collegata per oltre 1 miliardo di euro. Possiamo e dobbiamo migliorare la nostra presenza nei mercati esteri e far valere la forza del marchio Italia nel mondo. Questa fiera ci dice che è possibile farlo e deve essere un obiettivo irrinunciabile. Come è doveroso, nel patto a sostegno dei consumatori alle nostre produzioni, garantire i consumatori attraverso informazioni complete e consapevoli. È il lavoro in cui siamo impegnati in Italia e in Europa, nella strategia dal campo alla tavola, perché si possa arrivare a scelte coraggiose con l’obbligo per tutti i Paese europei e su tutti gli alimenti”. La strada è ancora lunga, Bellanova ha voluto lanciare un patto d’unione per il settore: “c’è ancora molto da fare. La nuova politica agricola, le scelte di innovazione, la ricerca, il futuro verde: per mettere a valore tutte le nostre eccellenze e le nostre imprese è necessario l’impegno di tutti. Sul mio potete contare, io so di poter continuare sul vostro”.
Il settore ortofrutticolo italiano guarda, comunque, sempre avanti ed è pronto alla grande sfida della transizione verde europea prevista dal Grean Deal. A dirlo, dati alla mano, è Cia-Agricoltori Italiani. L’ortofrutta è cresciuta anche nel lockdown con un balzo del 20% per la frutta e del 13% per la verdura e si conferma non solo un pilastro economico ma anche di innovazione per l’intero sistema agroalimentare del Paese. Lo testimoniano le oltre 300.000 aziende del comparto che fatturano quasi 13 miliardi di euro e investono da tempo per essere all’avanguardia dal punto di vista economico e ambientale. Oggi il 28% delle imprese ortofrutticole nazionali fa biologico e il 36% si dedica alla produzione integrata. Parliamo di aziende tecnologiche, come ha spiegato Nomisma nel webinar Agricoltori Italiani - Cia, che utilizzano software di gestione (il 14%), centraline meteo (8%), macchine con guida assistita, semi-automatica e Gps integrato (7%), applicazione a dosaggio variabile e sensori della pianta e del suolo (4%). Il 71% delle aziende dell’ortofrutta ricorre a impianti per il risparmio idrico e il 33% produce energie rinnovabili, in prevalenza fotovoltaico, in minor parte caldaie e biomasse. Numeri che confermano quanto gli agricoltori del settore siano sensibili a temi quali innovazione e sostenibilità, centrali nel Green Deal dell’Europa. Con le strategie “Farm to Fork” e “Biodiversity”, saranno cruciali obiettivi cardine quali la riduzione dell’uso di agrofarmaci, l’incremento della produzione bio e la salvaguardia della biodiversità.
Per Cia il settore è pronto alla sfida della transizione verde “ma a determinate condizioni”. Secondo la Cia - Agricoltori Italiani, le istituzioni europee e nazionali dovranno tenere conto di una serie di priorità come “garantire agli agricoltori strumenti ad hoc per continuare a produrre e fare reddito; aumentare la resistenza alle crisi di mercato; far fronte ai crescenti rischi fitosanitari con minor disponibilità di sostanze attive; soddisfare i bisogni dei consumatori, sempre più interessati - come emerso al webinar - a prodotti ortofrutticoli 100% Made in Italy (60%), da filiera controllata e legati al territorio (45%), bio (34%), salutistico (32%) e in confezioni ecosostenibili (30%)”.
“L’innovazione scientifica e tecnologica - ha detto il presidente Cia, Dino Scanavino - sarà essenziale per poter contare su soluzioni alternative, come quelle offerte dalla chimica verde”, che risponde all’esigenza di ridurre l’impatto ambientale e prospetta opportunità economiche interessanti per le imprese agricole e i territori in un momento in cui nuove strategie di sviluppo sono essenziali per far fronte alla crisi. Sul tema, per Scanavino, “servirà un lavoro organico e a tutti i livelli, su aspetti normativi e procedurali, nell’ambito della conoscenza, della ricerca e della sperimentazione nei campi, ma anche degli investimenti” mentre per la Pac (Politica Agricola Comune) il numero 1 degli Agricoltori Italiani Cia ha ribadito che “potrà essere di supporto concreto al Green Deal se saprà essere moderna e semplificata, continuando a perseguire altri obiettivi di sostenibilità come un adeguato reddito ai produttori, aree rurali rivitalizzate e sempre maggiore protagonismo degli agricoltori, anche tramite il sistema delle organizzazioni professionali e delle organizzazioni interprofessionali che nell’ortofrutta sono una realtà consolidata. Infine, per essere competitivi sui mercati internazionali, va costruita una politica commerciale a tutela del settore, il cui export solo in Italia vale 8,4 miliardi”.
Intanto, è allarme “climate change”, un fenomeno che mette in crisi i raccolti (e di cui si è parlato al “Macfrut”, con l’iniziativa online dell’Associazione nazionale delle Bonifiche - Anbi). Per effetto del clima anomalo quest’anno è andato perso un frutto estivo su tre con un calo della produzione di pesche e nettarine del 28% e del 58% delle albicocche, una riduzione che non ha risparmiato nemmeno le ciliegie. Che emerge da un’analisi Coldiretti che non lascia tranquilli anche per i mesi a venire. “Il clima sta condizionando anche la produzione di frutta autunnale con il raccolto di mele in calo dell’1% mentre per le pere si registra un preoccupante manifestarsi di patologie particolarmente aggressive”. L’effetto tropicalizzazione, manifestato da fenomeni atmosferici eccezionali, è costato all’agricoltura italiana oltre 14 miliardi di euro in un decennio tra perdite della produzione agricola e danni alle strutture e alle infrastrutture nelle campagne. Quest’anno si sono verificati in media quasi quattro eventi estremi al giorno lungo la penisola tra gelate, bombe d’acqua, tornado, nubifragi e grandine dalle dimensioni anomale, secondo l’elaborazione di Coldiretti su dati dell’European Severe Weather Database (Eswd). Sono il risultato dell’enorme energia termica accumulata nell’atmosfera in un anno che è stato fino adesso di oltre un grado (+1,01 gradi) superiore alla media storica classificandosi in Italia al quarto posto tra i più bollenti dal 1800 (analisi Coldiretti su dati Isac Cnr relativi ai primi sette mesi dal quale si evidenzia anche la caduta del 30% di pioggia). “Con il modificarsi della distribuzione delle precipitazioni e salvaguardare la produzione di cibo Made in Italy occorrono immediati interventi strutturali per accumulare l’acqua quando cade e distribuirla quando manca, soprattutto nelle aree interne” è la proposta del presidente Ettore Prandini che ricorda come appena il 20% dei campi italiani è raggiunto da sistemi di irrigazione. Il presidente ha elencato i progressi fatti sul fronte dell’Agricoltura 4.0 a cui dovranno però seguire quelli legati al settore della bonifica. “I cambiamenti climatici, con il costante aumento delle temperature e, spesso, la ridotta disponibilità di acqua, rendono necessari nuovi investimenti in un Paese come l’Italia che per carenze infrastrutturali perde l’89% della pioggia caduta. Proprio con Anbi e il coinvolgimento di Terna, Enel, Eni e Cassa Depositi e Prestiti abbiamo ideato ed ingegnerizzato la messa in cantiere di una rete di circa mille laghetti nelle zone di media montagna da realizzare senza cemento e da utilizzare per la raccolta dell’acqua da distribuire in modo razionale in primis ai cittadini, quindi all’industria e all’agricoltura”. Si tratta di una rete di bacini di accumulo abbinata all'utilizzo delle nuove tecnologie, dai sensori ai robot, che permettono un risparmiare fino al 95% di acqua per l’irrigazione e l’allevamento. “I temi della disponibilità idrica e dell’irrigazione - conclude Prandini - hanno le carte in regola per entrare nel progetto di investimenti strategici che il nostro Paese deve presentare all’Unione Europea per spendere i fondi messi a disposizione da Bruxelles con il Recovery Fund. Un intervento, peraltro, perfettamente in linea con gli obiettivi del Green Deal promosso dalla Ue per salvare il clima”.
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