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“Outlook for Global & Regional Markets” by Rabobank: supportate dalla forza del dollaro, le importazioni di vino in Usa, nei primi 10 mesi 2015, crescono del 4% in volume e dell’1% in valore. Al top imbottigliato di Italia, Francia e Nuova Zelanda

Supportate dalla forza del dollaro, le importazioni di vino in Usa, nei primi 10 mesi del 2015, crescono del 4% in volume e dell’1% in valore, grazie soprattutto all’imbottigliato spedito da Italia, Francia e Nuova Zelanda, mentre lo sfuso lascia sul terreno il 7%, nonostante l’accelerazione del mese di ottobre, che ha certificato la scarsità della vendemmia californiana. Al di là dei vini fermi, sono gli sparkling a mettere a segno una buona crescita: +13% in volume e +11% in valore, grazie a Champagne e Prosecco. Un altro segmento in grande ascesa, spesso sottovalutato dal mondo della comunicazione, è quello dei vermouth, cresciuti nel periodo del 26% in volume e del 17% in valore, sull’onda di una ritrovata popolarità di spirits e cocktail. Ecco il panorama Usa fotografato dal primo rapporto Rabobank del 2016, “Outlook for Global and Regional Markets” (www.rabobank.com), che sottolinea come la tendenza, dalla fine della crisi ad oggi, è quella di una crescita del venduto che passa principalmente per il segmento premium, proprio come accade in tante altre categorie merceologiche, con un limite, ossia l’assottigliamento della crescita dei redditi alti. Stabile, infine, l’andamento degli sfusi più acquistati, dallo Chardonnay australiano al Cabernet Sauvignon Cileno, passando per i vini di Spagna ed Italia.

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