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Parassiti, oidio, peronospora, flavescenza dorata e malattie mettono a rischio la sopravvivenza stessa del vigneto Francia. Che unisce le risorse per un grande progetto di ricerca che parte, sulla scia dell’Italia, dalle nuove varietà resistenti

Nel luglio del 2015, le conclusioni della Commissione d’inchiesta voluta dal Parlamento francese per monitorare le malattie della vite, svelarono come il 13% del vigneto francese sia afflitto dal mal dell’esca, e di come un’altra minaccia arrivi dalla flavescenza dorata, senza dimenticare il rischio di sviluppare la cosiddetta “Malattia di Pierce”, se la Xylella Fastidiosa dovesse arrivare in Francia. Un panorama cupo, sul quale fatica a tornare la luce, visto che il 10% della superficie vitata di Francia, pari ad 80.000 ettari, rischia realmente di sparire in breve tempo, incapace di difendersi dall’attacco di parassiti, oidio, peronospora, flavescenza dorata e malattie del legno e della vite, come il mal dell’Esca.

L’ultimo allarme arriva da Jerome Despey, presidente del consiglio viticolo di FranceAgriMer (www.franceagrimer.fr), l’organismo pubblico che gestisce il mondo agricolo d’Oltralpe. Che è pronto ad intervenire, di concerto con il Conseil national des vins à appellation (Aoc ed Igp), con un piano d’azione da 3 milioni di euro, di cui 1,5 stanziati dalle associazioni dei produttori, che si aspettano che “le autorità pubbliche ne stanzino altrettanti, così da poter contare su 3 milioni di euro complessivi da investire in ricerca, non accetteremo un euro di meno”, come ha spiegato a “La Revue du Vin de France” (www.larvf.com) il direttore del Cniv Jérôme Agostini.

La sfida, però, non riguarda solo la Franca, ma l’Europa intera, che, secondo FranceAgriMer, dovrebbe avere un ruolo di primo pano nella ricerca di un problema complesso che coinvolge anche altre colture. Da parte sua, la Francia del vino inizierà la propria attività di ricerca nel 2017, dopo aver vagliato i diversi progetti da mettere in campo. Da quel momento, l’Inra (Institut national de la recherche agronomique), insieme ad altri soggetti, come l’Università di Bordeaux, dovranno definire le principali aree di studio, dal vivaio che fornisce le barbatelle ai vigneron alle pratiche culturali. Nella consapevolezza che, ad oggi, non è stata trovata alcuna soluzione concreta, efficace e sostenibile al deperimento dei vigneti causato da malattie o da altri agenti patogeni, spesso accentuato dalle condizioni climatiche.

Il primo passo, come spiega Jerome Despey, “è quello di utilizzare piante resistenti , già provate e testate in Svizzera, Germania ed Italia: l’industria chiede un’accelerazione in tal senso sperando di avere l’autorizzazione all’impianto nel giro di sei mesi. Esistono già - continua Despey - 25 varietà che hanno ricevuto il parere positivo della comunità scientifica, e noi vorremmo continuare gli esperimenti di queste varietà in 20 ettari di ciascuna delle principali zone di produzione del Paese”. È questo il punto di partenza, in una Francia che, negli ultimi 40 anni, ha perso il 37% della propria superficie vitata, con un tasso di erosione dello 0,9%, con le sole eccezioni di Alsazia, Champagne e Borgogna, tanto che le rese, nelle Aop, sono addirittura inferiori (in media di 4,6 ettolitri) a quanto permesso dai disciplinari, per una perdita annua di quasi un miliardo di euro.

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