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Passato, presente e futuro del vino italiano nella grande distribuzione statunitense: a colloquio con Annette Alvarez-Peters, Global Wine Buying Director di Costco, secondo retailer d’America, che vende 1,5 miliardi di dollari all’anno

Italia
Annette Alvarez Peters, Global Wine Buying Director di Costco

103 miliardi di ricavi nel corso del 2013, provenienti da 652 punti vendita diversi che hanno generato in media 2 milioni di transazioni al giorno, e 1,5 miliardi di dollari di vendite solo di vino: bastano questi numeri a descrivere Costco, uno dei nomi più importanti della grande distribuzione d’America, e quindi del più importante mercato a livello globale per il mondo del vino. E, nel Simposio Internazionale dei Masters of Wine a Firenze, Annette Alvarez-Peters, veterana ventennale del settore e attuale Global Wine Buying Director di Costco, ha descritto ai microfoni di WineNews lo ieri, l’oggi e il domani del vino italiano - e non solo - sul mercato a stelle e strisce.
Riguardo il processo che ha portato il vino tricolore ad essere uno dei più amati d’America, Alvarez-Peters non ha dubbi: “c’è stato un deciso cambiamento nei vent’anni che ho passato in questo settore: alcune regioni sono ormai familiari per il consumatore americano, penso al Chianti Classico, ma credo che la mancanza di consapevolezza sia l’unica cosa che manca perché anche i vini di altre regioni, come il sud Italia, possano fare altrettanto. Ce ne sono di ottimi che provengono da quell’area”, ha puntualizzato, “e una volta che la voce si sarà sparsa credo proprio che anche quelle Regioni avranno molta più trazione sul mercato americano: più in generale, credo che dall’Italia provengano vini ottimi e con un ottimo rapporto qualità/prezzo”.
Nonostante il fatto che il 2013 abbia visto Costco incassare 1,5 miliardi di dollari solo dalle vendite enoiche (pari al 50% di tutti i ricavi da vendite di bevande alcoliche), il loro catalogo di vini è limitato a 150 etichette, che coprono ogni fascia di prezzo e che - fra l’altro - cambiano da stato a stato sul territorio statunitense, a causa anche delle differenti legislazioni. Ma questo non sembra aver fermato l’interesse dei consumatori nei confronti di vini vecchi e nuovi, e a ogni fascia di prezzo: “i nostri membri (Costco consente di fare acquisti presso i propri punti vendita solo ai titolari di una membership card, ndr) sono sempre più disposti a sperimentare”, ha proseguito Alvarez-Peters, “e non si limitano a comprare quello che già piace loro, ma sono disposti a scommettere su territori e Oaesi che non conoscono, hanno voglia di sperimentare. Per quanto riguarda le fasce di prezzo, però, i consumatori sono istintivamente portati ad “agganciarsi” ad una fascia di prezzo, quindi se qualcosa è fuori da questa fascia cambieranno marca o produttore. Però, a mio modo di vedere, non cambieranno vitigno o denominazione: non sono fidelizzati ad una marca singola, ma sono più fidelizzati ad un certo tipo di vino”.
E, sempre su questo punto, Alvarez-Peters ci ha detto la sua anche sull’annosa questione del tasso di cambio tra Euro e Dollaro, che al momento non rende certo semplici le cose ai produttori del Belpaese: “è possibile che renda le cose più difficili”, ha concesso Alvarez, “ma dipende anche dai fornitori e da come vogliono posizionare i loro prodotti in termini di prezzo: credo che si debba sempre essere consapevoli del fatto che oggigiorno si deve essere competitivi a livello globale, indipendentemente da quello che si vende e da dove si proviene”.

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