“Dal lontano 1999 quando la Francia è riuscita a valorizzare i suoi paesaggi vitivinicoli inserendo Saint Emilion tra i Patrimoni Unesco, è iniziata una sorta di gara tra i Paesi per fare altrettanto. E così sono diventati siti Unesco Wachau in Austria, l’Alto Douro in Portogallo, la regione del Tokaj in Ungheria, la Pico Island sempre in Portogallo e il Lavaux in Svizzera”. E’ l’excursus storico tracciato a WineNews dal professor Luigi Zangheri, docente di Storia del Paesaggio all’Università di Firenze, in cui “l’Italia ha brillato per assenza e non interesse”. Ma ora la storia potrebbe finalmente cambiare se il Belpaese riceverà l’ok a Patrimonio, tra i Siti Culturali in lizza di tutto il mondo, per “I Paesaggi vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato”, un percorso iniziato nel 2006 (www.paesaggivitivinicoli.it). La decisione spetta al Comitato del Patrimonio Mondiale, che dal 15 al 25 giugno si riunirà a Doha in Qatar (www.whc.unesco.org - #WorldHeritagefor) per esaminare 40 siti e valutare il loro possibile inserimento nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
L’Italia si presenta all’appuntamento con la volontà di migliorare il proprio primato nella World Heritage List. E lo fa portando con sé la candidatura di uno dei suoi territori del vino più famosi, dove nascono alcuni dei suoi vini più importanti, dal Barolo alla Barbera. I siti italiani oggi sono 49, ma se la candidatura delle Langhe andrà a buon fine il Belpaese potrà raggiungere quota 50 con il primo focalizzato sul vino (Francia e Spagna, sempre se tutto andrà bene, incrementeranno di 2 siti ciascuna raggiungendo rispettivamente 40 e 46 siti iscritti, meglio ancora farà la nostra più diretta concorrente al primato, la Cina, raggiungendo 48 siti). Perché se in tanti di questi il vino è una componente importante, dalla Val d’Orcia all’Etna, dalle Cinque Terre alla Costiera Amalfitana, il nettare di Bacco non è la determinante principale per il loro inserimento nella lista Unesco. In attesa di riconoscimento l’Italia ha anche le Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (per la Francia per il 2015 ci sono la Borgogna e la Champagne). Ma, prima, il Piemonte dovrà infrangere il tabu per l’Italia.
“Ci siamo, quasi. Voglio essere prudente. Ci saranno 38 fascicoli che saranno valutati per sabato prossimo. Abbiamo ottime speranze”, dice a WineNews il direttore del Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe Roero, Andrea Ferrero.
“Essere riconosciuti tra i Patrimoni Unesco - aggiunge il professor Luigi Zangheri - per questi paesaggi ha significato non solo riconoscere l’importanza del vino, ma è anche diventata una chiave di sviluppo turistico ed economico. In Italia, a mio parere, siamo arrivati un po’ tardi. Il vino e il paesaggio vitivinicolo per essere inseriti nella lista devono requisiti per essere riconoscibili, ma anche avere delle qualità uniche. E questo spaventa. Come il fatto che a volte l’imprenditore agricolo pensa che avere un riconoscimento di questo genere comporta non poter più fare nulla, come fosse un altro balzello, un vincolo, senza ritorno economico. Ma non è così, perché nel dossier di riconoscimento è prevista anche la necessità di un piano di gestione per la valorizzazione dei paesaggi. Ed è possibile fare nuovi vini, rispettando la storia dei luoghi”.
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