Patto di stabilità dei prezzi nel Chianti: un’innovazione a tutela della denominazione e dei consumatori. Sul perché di questa iniziativa WineNews ha intervistato il presidente del Consorzio del Chianti, Nunzio Capurso.
“Tutto nasce - spiega Capurso - da un esame di coscienza. Abbiamo innanzitutto constatato come il mercato, e di conseguenza i prezzi, fossero troppo altalenanti da parte della distribuzione, con una doppia conseguenza: da una parte prezzi troppo alti che possono spaventare i consumatori, dall’altra prezzi tropo bassi che penalizzano i produttori e sviliscono l’immagine della denominazione. Questo, unito ai disagi del mercato internazionale per via dello stato di incertezza dovuto all’instabilità politica e militare di certe aree, ha fatto sì che decidessimo di riunire tutti i protagonisti della filiera attorno ad un tavolo. Non è stato facile, date le dimensioni della nostra realtà: si tratta di un consorzio con 2.700 soci, tra viticoltori e imbottigliatori. Alla fine, hanno aderito 200 aziende imbottigliatrici, il 70% del totale, un dato importante anche perché comprende tutte le cantine storiche e quelle più importanti sia come quantità sia come qualità della produzione”.
Come funziona in pratica il patto di stabilità?
“Abbiamo, intanto, suddiviso le aziende in tre tronconi per dimensione: quelle fino a 5 ettari, quelle da 5 a 20 ettari, quelle da 20 a 50 ettari. Nell’ambito di queste differenti realtà, abbiamo calcolato la media dei prezzi delle uve e, partendo da questo dato, abbiamo semplicemente stabilito una forbice con un prezzo minimo e uno massimo per ciascuna bottiglia della Docg Chianti Superiore e di tutte le sottozone riunite nel nostro Consorzio, ovvero Colli Aretini, Colli Senesi, Colli Fiorentini, Colline Pisane, Montalbano, Montespertoli e Rufina. In nessun caso il prezzo di listino dei vini potrà scendere sotto la soglia minima o salire sopra la soglia massima stabilite. Il patto avrà durata di 3 anni, abbiamo cominciato con la vendemmia 2005 e ora lo vedremo all’opera con la vendemmia 2006, che noi consideriamo straordinaria. Parallelamente si va verso un miglioramento della qualità complessiva della produzione: gli stessi soci hanno chiesto un diminuzione delle rese del 30% rispetto al disciplinare”.
”Ci tengo a sottolineare - chiude Capurso - che si tratta del primo patto di queste dimensioni siglato nell’intero panorama vitivinicolo nazionale”.
Francesco Beghi
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