Come ogni altra filiera economica, anche quella del vino deve fare i conti con mesi difficili, in cui il crollo dei consumi fuori casa e del turismo hanno portato in molti casi ad un impellente bisogno di liquidità. Cui il Governo, con un articolo ad hoc nel Decreto Cura Italia, aveva provato a trovare una soluzione, attraverso il pegno rotativo su prodotti agricoli e alimentari Doc e Igp a garanzia dei prestiti bancari. A mesi di distanza, manca ancora il decreto attuativo del Ministero delle Politiche Agricole, che sarebbe però in dirittura d’arrivo, dopo un veloce passaggio in Corte dei Conti. Ma come funziona, e che ruolo ha l’ente pubblico? In sostanza, alle aziende del vino verrà permesso di ottenere un finanziamento dagli istituti bancari dando come garanzia il vino in cantina, la cui presenza viene certificata dal registro telematico, mentre il valore di riferimento riconosciuto al vino sarà quello dei prezzi mercuriali delle Camere di Commercio.
Intanto, pur senza il decreto attuativo del Ministero delle Politiche Agricole, nelle scorse settimane, sono molti i Consorzi delle principali denominazioni del Belpaese ad aver stretto accordi con gruppi bancari dei rispettivi territori usando proprio lo strumento del pegno rotativo. Ultimo, ieri, il Consorzio del Vino Nobile di Montepulciano, che ha firmato una convenzione con il Monte dei Paschi di Siena per un prestito garantito dal vino prodotto esclusivamente da uve di proprietà, per un importo pari all’80% del prezzo medio delle mercuriali pubblicate dalle Camere di Commercio al momento della domanda di finanziamento.
Un accordo che segue la falsa riga di quello siglato sempre dalla banca senese con il Consorzio del Vino Chianti Classico a fine giugno, con cui il Monte dei Paschi intende sostenere i viticoltori primari, concedendo loro un prestito garantito dal vino prodotto esclusivamente da uve di proprietà e preferibilmente dell’ultima annata, per un importo pari all’80% del prezzo medio delle mercuriali, pubblicate dalle Camere di Commercio. A fine luglio, invece, era arrivato l’accordo di collaborazione tra Intesa Sanpaolo, una delle realtà bancarie più importanti d’Italia, ed il Consorzio di Tutela Barolo e Barbaresco Alba Langhe Dogliani, che tutela uno dei territori più prestigiosi e rappresentativi del vino italiano, che permetterà alle oltre 500 aziende associate di beneficiare dell’accesso immediato al credito, anche con la modalità del pegno rotativo con il vino a denominazione a garanzia.
Fa storia a sé, invece, la case history di Castiglion del Bosco, la griffe del Brunello di Montalcino di Massimo Ferragamo, che ha puntato su una sorta di “en primeur eno-finanziaria”, con il vino che resta in cantina, nella disponibilità del produttore - che intanto può lavorare per collocarlo sul mercato - e, nello stesso, tempo genera liquidità immediata per l’azienda, garantita dal credito bancario grazie ad un accordo siglato con Banco Bpm, sulla base della stima puntuale del valore delle bottiglie in cantina, e non attraverso generici parametri di riferimento dello sfuso come possono essere i mercuriali delle camere di commercio. E, in più, a tutela sia dell’azienda che della banca, con la certificazione del prodotto da un ente terzo di controllo, ossia Valoritalia.
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