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VINO & CONSUMI

Per gli italiani la sostenibilità è importante, ma nella scelta del vino vince la denominazione

L’edizione 2024 del focus di Nomisma Wine Monitor: le aziende prevedono una crescita per vini sostenibili, biologici ed a basso contenuto alcolico
DENOMINAZIONE, ETICHETTA, NOMISMA WINE MONITOR, SOSTENIBILITA, VALORITALIA, VINO BIOLOGICO, VINO LOW ALCOL, Italia
L’etichetta ha il suo peso nella scelta di un vino

Rimane una formula incerta, variabile, con oscillazioni tra una generazione e l’altra, tanto che gli studi di marketing appaiono sempre più dettagliati nel capire le abitudini di chi acquista vino. Quello che troviamo scritto nell’etichetta di una bottiglia è un fattore che ha un peso di non poco conto nella scelta da parte del consumatore, sempre più informato ed attento ai “bollini” che attestano certificazioni e standard ottenuti. Il lavoro che tante aziende stanno portando avanti negli ultimi anni, legato alla sostenibilità, sta vedendo i suoi frutti nelle decisioni di acquisto dei wine lovers, ma, nonostante le novità abbiano trovato un sicuro riscontro, la denominazione di un vino, che sia Docg, Doc o Igt, rimane il requisito che dona più certezze al consumatore medio. “Il valore delle certificazioni nel percepito di produttori e consumatori”, edizione 2024 del focus di Nomisma Wine Monitor, illustrato, ieri, alla Casina Valadier a Roma in occasione della presentazione del Report Annuale di Valoritalia, approfondisce, tra i vari aspetti, il ruolo delle certificazioni per la competitività del prodotto, i nuovi trend di consumo, le aspettative, il valore aggiunto di vini Dop, bio e sostenibili, confermando come la sostenibilità sia un concetto che può portare, poi, a delle scelte precise. Un report che si è sviluppato con 127 interviste alle imprese vitivinicole italiane e 1.000 ai consumatori del Belpaese, ma che si è concentrato anche sulle realtà scandinave di Svezia e Norvegia.
Per il 93% delle aziende la sostenibilità è un tema rilevante, lo dimostra anche la crescita, costante, delle certificazioni ottenute, passate dal 15% del 2021 al 28% del 2024. Per quanto riguarda i nuovi trend di consumo, le aziende prevedono che nei prossimi due anni i consumatori mostreranno un crescente interesse per vini sostenibili (74%), biologici (62%), a basso contenuto alcolico (46%). Tutti e tre fanno parte dei trend definiti come “certi”, mentre tra i “probabili” figurano quelli senza solfiti (30%), Fair Trade (24%) e vegani (22%). Tra gli improbabili, invece, vengono citati i vini con prezzo basso (anche se c’è una “divisione” di opinioni tra le aziende, ndr), vini senza alcol ed in lattina.
L’importanza delle certificazioni appare chiara nelle risposte dei consumatori per quanto riguarda i criteri di scelta dei prodotti alimentari riferiti al 2024: se il prezzo basso e le promozioni sono rilevanti per l’82%, il prodotto 100% italiano lo è per il 71% (era il 74% nel 2023), stabile il valore della sostenibilità e del “prodotto nel rispetto dell’ambiente” al 73%, ma con un’impennata significativa dal 2020 quando era importante per il 55% degli italiani. Il marchio Dop/Igp è rilevante per il 70%, molto di più di quello bio (51%) che ha lo stesso valore della marca del produttore nota e conosciuta (51%).
Interessante notare le differenze tra gli italiani ed i Nordics (svedesi, norvegesi) quando guardano un’etichetta di vino: il 64% dei consumatori di vino del Belpaese controlla se il prodotto è Do/Ig contro il 33% di svedesi e norvegesi che danno invece più importanza alla presenza di un marchio bio o di sostenibilità (33% vs 28%). Riguardo il valore aggiunto dato dal vino sostenibile, il 48% degli italiani, come prima risposta in ordine di importanza, cita il ridotto utilizzo di pesticidi e fertilizzanti mentre i consumatori scandinavi sono più sensibili ad una produzione rispettosa dell’ecosistema, del ciclo naturale, della biodiversità e del patrimonio culturale e paesaggistico/architettonico di un territorio. Per quanto riguarda le tipologie di vino che cresceranno di più in Italia nei prossimi 2/3 anni, i consumatori italiani ed i Nordics concordano che saranno quelli con il packaging con il vetro più leggero (31% e 24%) ma anche con la bassa gradazione alcolica (17% e 14%).

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