Per il mondo del vino il 2014 sarà un anno interlocutorio, le potenzialità della Cina saranno più chiare, la situazione sui mercati europei sarà più delineata, e i grandi Paesi produttori avranno, probabilmente, un orizzonte più chiaro. Non necessariamente migliore. Perché se l’Italia continua a seminare e raccogliere, in modo diverso, sia in Cina che negli Stati Uniti, la Francia, archiviato un 2013 tutto sommato in linea con le aspettative, adesso comincia ad avere paura. Le preoccupazioni arrivano da lontano, ossia da due vendemmie difficili, che mettono in difficoltà l’esagono enoico, come lamenta la Fédération des exportateurs de vins et spiritueux (Fevs, www.fevs.com/en/): “siamo piuttosto inquieti per il 2014 - spiega Louis-Fabrice Latour, a capo della federazione - perché sappiamo di non poter commercializzare le stesse quantità del 2013, e soprattutto che il vino sarà più caro”.
Se nel 2013 le esportazioni del beverage francese hanno toccato gli 11 miliardi di euro totali (di cui 7,6 generati dal vino), adesso c’è da fare i conti con una scarsità che farà aumentare sensibilmente i prezzi, a fronte di una qualità delle due vendemmie che, a detta di molti, non è tra quelle top. Proprio in un momento in cui certe dinamiche potrebbero rivelarsi difficili da superare, in Cina, dove la Francia ha esportato 455 milioni di euro di vino, con volumi in caduta libera (-15%), come negli Usa, dove finisce un miliardo di vino l’anno, con l’Italia che non ha alcuna intenzione di lasciare lo scettro di primo esportatore.
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