Prima della fine dell’anno, l'Unione Europea presenterà le proposte per la riforma dell’Organizzazione Comune di Mercato del vino. Dalle indicazioni circolate fino adesso, risulta che Bruxelles si limiterà a proporre una revisione delle misure per la distillazione. Ma secondo la Confagricoltura l'appuntamento comunitario deve essere l'occasione per avviare una rigorosa riflessione sul futuro del settore vitivinicolo in Italia. “Negli ultimi anni - spiega la Confagricoltura - le nostre imprese hanno conquistato grandi e meritati traguardi. Ma dobbiamo reagire ai segnali di difficoltà che il mercato internazionale ha cominciato a lanciare, anche per la presenza sempre più diffusa di nuovi competitori”. Saper interpretare l'evoluzione dei gusti dei consumatori; rafforzare ulteriormente la politica della qualità ed il legame con il territorio; rilanciare la promozione per meglio identificare l'offerta del nostro Paese; conquistare nuovi estimatori dei vini italiani e trovare ulteriori sbocchi commerciali nel mondo, a partire dai Paesi che stanno per aderire all'Unione europea. Sono questi, secondo la Confagricoltura, i nuovi e ambiziosi obiettivi dei vitivinicoltori italiani.
Ma Confagricoltura propone anche un'analisi approfondita delle tendenze in atto sul mercato vitivinicolo a livello internazionale. In media, la produzione annuale di vino dell'Unione europea (nell'ordine di 170 milioni di ettolitri) rappresenta più del 50% di quella mondiale. Seguono gli Stati Uniti (22 milioni di ettolitri pari all'8% della produzione mondiale) e l'Argentina (10 milioni di ettolitri che equivalgono a poco più del 4% della produzione mondiale). L'Unione europea é il primo esportatore al mondo di vini, con 12 milioni di ettolitri in partenza in media ogni anno dagli Stati membri. Sono gli Stati Uniti l'acquirente più importante con più di 3 milioni di ettolitri, seguiti dalla Svizzera (1,6 milioni di ettolitri); dal Canada (1,2 milioni) e dal Giappone (1,1 milioni). Il fatto saliente che ha caratterizzato l'evoluzione del mercato è rappresentato dalla forte progressione delle importazioni provenienti dai Paesi terzi. Nel 2001, hanno sfiorato il livello di 9 milioni di ettolitri, con una crescita del 50% rispetto al 1999. Al primo posto l'Australia, con 2,2 milioni di ettolitri nel 2001(il 60% in piu' sul 1999). Seguono il Cile (1,4 milioni di ettolitri, con una crescita del 46% nei confronti del 1999) e gli Stati Uniti (1,3 milioni ed un incremento del 41% in due anni). Da segnalare che anche in termini di valore le importazioni sono aumentate in misura impressionante. Nei confronti del 1998, ad esempio, l'incremento è stato del 128 e del 119%, rispettivamente, per il Cile e l'Australia.
Un altro aspetto che merita particolare considerazione riguarda la riduzione - misurata sulla base delle importazioni - degli scambi all'interno dell'Unione europea che rappresenta di gran lunga la principale area di vendita per i vini italiani. Nel 2001, sono stati venduti complessivamente 29,5 milioni di ettolitri. Erano 34 milioni nel 1999 e 31,8 nel 2000. Del resto, i consumi comunitari di vino son in calo. Nella campagna 1996-1997 si attestavano a 34,7 litri pro-capite. Nel periodo 2000/01 si é scesi a 33,4.
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