Uno, il Prosecco italiano, è forse la bollicina (metodo charmat) più famosa del momento nel mondo; l’altro, il Prosek prodotto in Croazia, è tutt’altra cosa, un vino passito. Ma il nome suona troppo simile a quello del vino italiano Doc (e Docg nella versione Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore), e così i produttori croati, visto che il Paese si prepara ad entrare (dal 1 luglio 2013) nell’Unione Europea dovranno adeguarsi alle regole, e cambiare il nome in etichetta del loro vino. Lo ha stabilito l’Ue, in una vicenda che ricorda la querelle tra l’ormai ex Tocai friulano e il Tokaji ungherese, vini anch’essi diversissimi tra loro, ma il cui nome così simile, secondo l’Europa, poteva generare confusione sul mercato, e il cui uso esclusivo (dal 2007) è appannaggio dell’Ungheria. Ma così come la vicenda tra Tocai italiano (oggi Friulano) e Tokaji ungherese è durata anni, anche questo nuovo scontro tra Italia e Croazia non sembra destinato a risolversi così rapidamente, visto che i produttori croati prometto battaglia nelle sedi istituzionali.
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