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IL DIBATTITO

Petrini: “giusto che l’Italia apra ai vini dealcolati, ma attenzione ad additivi e sostenibilità”

Il fondatore Slow Food interviene sul tema, dopo la firma del decreto che ne ufficializza la produzione: “serve morigeratezza”
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Carlo Petrini, fondatore Slow Food

E anche l’Italia disse “sì”. Come è noto nel Belpaese, una delle grandi potenze del vino mondiale, si potrà produrre, come da altre parti, vino dealcolato, una novità “storica”, preceduta da un lungo dibattito tra gli addetti ai lavori, ufficializzata a ridosso del Natale con il decreto firmato dal Ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida. Un tema che rimane comunque “caldo” in Italia, tra favorevoli e contrari, anche se sicuramente si tratta di una svolta attesa da molti per aprire alla produzione di nuovi prodotti e allinearsi anche alle tendenze dettate dal mercato, sempre più sensibile al tema salutistico. Ma dealcolato fa rima con sostenibilità e salute? Sul tema è intervenuto anche Carlo Petrini, fondatore Slow Food e del concetto del “buono, giusto e pulito”, frase dal valore e dai confini universali e che vale tanto per il cibo che per il vino. Per Petrini, che ribadisce l’importanza di valori come la conoscenza e la morigeratezza, non demonizzando un prodotto secolare come il vino, ricco di storia e cultura, ma allontanando certi giudizi superficiali, “questo provvedimento era necessario: la produzione di vino dealcolato è già disciplinata in molte nazioni e si sta già ritagliando spazi importanti in fiere del settore. Mi pare quindi giusto che anche l’Italia abbia aperto a questa pratica perché, diversamente, avremmo patito una sorta di concorrenza sleale. Non vi sono, però, dubbi che dal punto di vista strettamente gustativo questi vini sono molto differenti da quelli oggi in commercio e la loro diffusione dipenderà certamente dal favore che incontreranno nella percezione del consumatore. L’alcol è un elemento essenziale nel gusto e nella piacevolezza del vino”. Il fondatore della “Chiocciola” avverte su un rischio da evitare ovvero che “per compensare l’assenza dell’alcol, si cerchi di raggiungere le sensazioni organolettiche del vino classico addizionando aromi, zuccheri o altri additivi che possono essere dannosi alla salute. Non va nemmeno trascurato che il decreto disciplina anche i vini “parzialmente dealcolati”, con un titolo alcolometrico inferiore ai 8,5-9%, quindi vino non proprio senza alcol con il rischio che ve ne sia, soprattutto tra i giovani, un consumo poco prudente”.
Capitolo uve da utilizzare per i vini dealcolati, un aspetto giudicato “complesso”. Petrini dice che “molti produttori favorevoli sostengono che aiuterà a far sopravvivere alcune vigne a rischio di estirpazione e quindi a far vivere territori fragili. Temo però, visto che in Italia non si possono dealcolizzare vini a Denominazione di origine protetta (Dop) e a Indicazione geografica protetta (Igp), che per produrre questo tipo di vino si attingerà da zone vinicole poco pregiate e ad alta resa come ad esempio quelle di pianura. C’è anche un aspetto ambientale da prendere in considerazione. Uno dei procedimenti di produzione usato è quello dell’osmosi inversa (attraverso una membrana, i composti aromatici e fenolici vengono filtrati prima di rimuovere l’alcol per distillazione e successivamente reintegrati): un procedimento che richiede molta energia, in un periodo in cui si cerca di limitare l’impronta carbonica della produzione del vino che è già abbastanza alta”.
Nella propria conclusione, Petrini spiega come “i vini dealcolati possono forse rappresentare un’opzione alle bevande analcoliche classiche per chi per diverse ragioni non può o non deve bere alcol. Dall’altra parte per garantire la continuità di una produzione millenaria con salde radici in molte parti del mondo serve morigeratezza. Ad esempio sarebbe un errore grave dire, come spesso succede, con superficialità che il vino fa bene alla salute. Conoscenza e morigeratezza, sono elementi fondanti per una corretta educazione alimentare, ma, anche, garanzia per un piacere responsabile e questo vale non solo per il consumo del vino”.

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