“Un Paese come il nostro, se non accetta la sfida della qualità, non può competere. Occorre dunque un modello di competitività che, accanto a prodotti di qualità e processi produttivi basati sull'integrazione fra tradizione, innovazione e ricerca, punti anche sulla ricerca di un fattore umano che sappia valorizzare la qualità. Si tratta di investire sulle risorse umane e in particolare sui giovani. Occorre promuovere una stabilizzazione della qualità del lavoro. Le persone costruiscono il proprio futuro di famiglia attraverso progetti di vita, che si fondano sulla qualità culturale e del lavoro. E, quindi, su una stabilità della propria previsione di futuro”: è questo il messaggio del ministro del Lavoro Cesare Damiano, lanciato ad Erbusco (Brescia) nel convegno “Vino e vita: questione di stile” del Premio giornalistico “Bellavista - Franciacorta”, evento ideato nel 1984 da Vittorio Moretti, presidente di Bellavista e del gruppo Terra Moretti, e da Gianni Brera per valorizzare la Franciacorta con la premiazione dei protagonisti del mondo dell’informazione impegnati a promuovere i valori del territorio e dell’eccellenza.
Ospite d’eccezione quest’anno il Ministro del Lavoro Cesare Damiano che ha sottolineato “il valore dei distretti industriali, sintesi di tradizione ed eccellenza”, e ha definito la sua proposta sulla riduzione del cuneo fiscale “una scossa che ha l’obiettivo di trasferire risorse verso il lavoro e lo sviluppo”: “questo sconto fiscale, che interesserà imprese e lavoratori, sarà destinato secondo un criterio di selezione molto oggettivo, trasparente e automatico, collegato al lavoro a tempo indeterminato, quello che già esiste e quello che si genererà. Non è una ricetta miracolosa e da solo non può bastare. Ma è comunque una grossa opportunità che, se sarà trasformata in innovazione, farà del bene al Paese”.
Che la strada della qualità e dell’eccellenza sia la sola che l’Italia possa e debba perseguire, l’hanno affermato tutti i partecipanti al convegno, sia pure con sfumature fra loro differenti. A cominciare da Vittorio Moretti, che ha raccontato le tappe più salienti del suo percorso imprenditoriale, sintetizzato dalle attività nel settore vitivinicolo ed alberghiero del gruppo Terra Moretti. Un impegno, ha detto, “orientato a promuovere e valorizzare il territorio, attraverso le sue risorse, investendo sulla terra, la ricerca, la tecnologia e gli uomini”. Per Armando Branchini, direttore di Altagamma, l’associazione che raggruppa il meglio dei marchi italiani di fascia alta, non vi è alternativa: “non ci sono più le condizioni economiche perché l'Italia competa sul mercato italiano a livello di price competition. Dobbiamo andare verso l’eccellenza. E l’Italia sa esprimere questa cultura, sintesi fra capacità imprenditoriali che tendono alla qualità e all’innovazione, cultura del progetto e una straordinaria qualità manifatturiera del mondo del lavoro”. Sempre di sintesi e di equilibrio tra emozioni e regole ha parlato il sociologo Domenico De Masi: “se l’Italia è fra gli otto Paesi più importanti del mondo un motivo c’è. E sta proprio nella nostra capacità di coniugare in modo esemplare emozione e regola, fantasia e concretezza. Lo dimostra quanto hanno fatto gli imprenditori italiani del vino: in 20 anni, dallo scandalo del metanolo ad oggi, produciamo il 26 % in meno di vino, con un fatturato che, però, è di 280 volte superiore, avendo investito negli aspetti della produzione e del marketing”.
Un messaggio di positività che è stato accolto anche da Vittorio Feltri, direttore del quotidiano “Libero”, che ha accusato gli italiani di “avere un solo difetto, quello di piangersi addosso, di autoinsultarsi”, riuscendo a fare gruppo e a catalizzare i propri valori positivi solo in eventi eccezionali, come la vittoria ai Mondiali di Calcio.
Troppo poco, certamente. Anche perché le risorse su cui può contare il nostro Paese sono molteplici, a partire da quelle che offre il territorio. Vanno soltanto valorizzate. E per farle occorre un’assunzione collettiva di responsabilità. È quello che Carlo Petrini, fondatore del movimento Slow Food e ideatore di Terra Madre, che a Torino in ottobre vedrà il suo secondo grande convegno mondiale, intende quando richiede di passare dal ruolo “consumatori” a quello di “coproduttori”: “occorre che ciascuno di noi investa di più nella qualità alimentare. Bisogna favorire un progetto di rigenerazione economica del nostro territorio. Un contadino che resta sul territorio lo preserva, difende la sua biodiversità e il paesaggio. Difende una tradizione. Non è una battaglia di retroguardia: è una battaglia modernissima, che fa leva sull’incredibile appeal che il nostro agroalimentare ha nel mondo. E smettiamola con la favola della nicchia: di nicchia, si muore”.
Del resto, come ha sottolineato il direttore del Tg 5 Carlo Rossella, “l’eccellenza è un segno distintivo dell’Italia nel mondo. Non solo nell’abbigliamento e nella moda. Anche e soprattutto nel cibo: anche in Cina, mangiare italiano è sinonimo di eccellenza”. Non è un caso, per altro, che anche nel nostro Paese stia crescendo un’attenzione e una passione, soprattutto fra i giovani, verso l’agroalimentare: “la televisione è uno strumento fondamentale per far conoscere le risorse della nostra agricoltura. Non è un caso che come Tg5 abbiamo deciso di inserire nel nostro telegiornale, ogni giorno, una rubrica come “Gusto” che parla per 3/4 minuti di cucina e di prodotti italiani”.
Ma se l'attenzione dei tg e della stampa specializzata è altissima verso i prodotti italiani, non altrettanto si può dire, secondo il presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti Lorenzo Del Boca, presidente anche della giuria del “Premio Bellavista-Franciacorta”, della stampa generica, “dove spesso manca competenza e qualità”, soprattutto in rapporto a quella di altri Paesi.
Il problema, forse, sta nel fatto che solo girando l’Italia, andando di persona nei diversi territori di cui il Paese è fatto, è possibile scoprirne la grande vitalità. E’ questo il parere di Antonio Galdo, scrittore e giornalista, direttore de “L’Indipendente”. “Vista da Roma o da Milano - ha affermato - l’Italia sembra ferma, uguale a dieci anni or sono. E’ girando l’Italia che ci si accorge della vera risorsa di questo Paese, che trova scarsa cittadinanza sui giornali. Una classe di imprenditori che, messa nell’angolo dal venir meno dal vantaggio della svalutazione monetaria, ha investito sul prodotto e nell’innovazione ed è tornata con coraggio sui mercati internazionali. Certo non mancano i problemi: il primo è la dimensione delle imprese, che deve crescere per reggere l'impatto della globalizzazione. Quindi il passaggio generazionale. Ma questo non è solo un problema dell’economia. Lo è di tutte le istituzioni del Paese”.
A fine convegno, attribuzione del Premio giornalistico “Bellavista-Franciacorta”, nelle differenti sezioni in cui si articola: a Vittorio Feltri, direttore di “Libero”, il prestigioso Premio alla carriera; Domenico De Masi il Premio sezione “Gianni Brera”; il Premio sezione “Franciacorta” è andato a Carlo Petrini; per la sezione “stampa internazionale” è stato premiato l’architetto veneziano Francesco da Mosto, autore per l’inglese Bbc di una serie di trasmissioni di successo sulla cultura, l’arte e il life-style del nostro Paese; ad Antonio Galdo (Panorama - Economy) ed Alberto Mazzuca (Il Giornale) sono andati i due premi per la “Sezione Economia”; a Gianni Bonfadini (Il Giornale di Brescia) il premio per la “Sezione Territorio”.
Il Premio “Bellavista-Franciacorta” ha visto anche l’assegnazione di un premio speciale ad Ezio Greggio “per aver inaugurato un nuovo stile di informazione, vicina al quotidiano della gente comune, che fa uso in modo impareggiabile dell’arma della satira per svelare pregi e difetti della società italiana e dei suoi protagonisti”.
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