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Produrre vino a Mozia, è una missione. Grazie alla Fondazione Whitaker, proprietaria dell’isola dove Joseph Whitaker inventò il Marsala, è ancora affidata a Tasca d’Almerita. Alberto Tasca: “un’avventura che continua, per le prossime 12 vendemmie”

Sull’isola di Mozia la vite prospera da oltre 100 anni, da quando Joseph “Pip” Whitaker, commerciante inglese e archeologo dilettante, la piantò nell’Ottocento per produrre un vino, il Marsala, che potesse competere con il Madeira e il Porto, scrivendo una pagina di storia di Sicilia; l’ecosistema è unico (il più bello che si potesse immaginare, tanto che i marsalesi vi seppellivano i loro morti), per la particolare conformazione del terreno, il clima e il vento, ma anche perché circondato dalle bianche saline, con una barca a fondo piatto unica via “autorizzata all’attracco” sulla piccola isola in cui ci si muove solo a piedi (in mezz’ora si fa il giro completo, ma ci vuole il pass della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali, per un numero calcolato di visitatori, che altrimenti rischiano di portar via “pezzi” di ecosistema, come i granelli di sabbia) e non c’è luce elettrica. Tutti motivi per cui, siamo sulla Riserva naturale e archeologica tutelata dello Stagnone di Marsala (che, grazie all’intuizione del Whitaker, ha restituito autentici capolavori, come la sensuale statua del Giovinetto di Mozia, accanto ai reperti visitabili tra le vigne), e rodurre un vino, in condizioni così estreme, è una vera una missione. Quella di far rinascere il “vino dei Fenici” - nell’antica colonia fenicia di Mozia c’era un vigneto e già si produceva vino - che, grazie alla Fondazione Giuseppe Whitaker, proprietaria dell’isola, oggi è affidata ad un nome storico del vino siciliano, i Tasca d’Almerita. “Con grande entusiasmo e tanti nuovi progetti continuiamo questa nostra avventura - spiega a WineNews Alberto Tasca - in collaborazione con la Fondazione, che con altrettanto entusiasmo, ha rinnovato questo progetto, a lungo termine, per 12 vendemmie a partire dalla prossima, in un’ottica di una maggiore collaborazione sul territorio”.

Da quasi un decennio, Tasca d’Almerita si prende cura dei vigneti dell’isola coltivati a Grillo, e, cambiando direzione ad una varietà da cui si produceva Marsala, dà vita ad un vino con il marchio Tasca-Withaker - una volta vendemmiata, l’uva viene trasferita, con più di un viaggio in mare, in cassette sulla terraferma, alla Tenuta Regaleali - rilasciando una royalty sul fatturato delle bottiglie (30.000 quelle della vendemmia 2015, per arrivare, a regime, a 40.000-45.000) alla Fondazione, cui finora, sono stati donati oltre 200.000 euro. E così nei circa 15 ettari, su 40, coltivati ad alberello, da agricoltura biologica, non irrigua - salvati dall’abbandono e reimpiantati a metà anni Settanta dall’Istituto Regionale della Vite e del Vino della Regione Siciliana, con il grande enologo Giacomo Tachis - a Mozia si continuerà a produrre vino come da millenni, in un progetto pubblico-privato, che funziona.

“Mozia è un’isola unica - racconta Alberto Tasca - che ci fa nascere in testa una quantità incredibile di idee e progetti assieme alla Fondazione Whitaker: da quest’anno abbiamo prodotto anche olio, con lo stesso sistema delle royalty, e stiamo ripristinando il vigneto per tornare ai 15 ettari totali, dopo una sfortunata serie di disavventure naturali (nel 2012 i conigli selvatici hanno compromesso completamente la produzione e distrutto circa la metà del vigneto, ndr). Per il futuro stiamo pensando ad un grande evento per riunire tutti i produttori di Grillo, e a far rinascere le strutture dell’isola per far rivivere la vita come ai tempi del Whitaker, accanto ad un percorso di educational tra i vigneti di pari passo con la visita agli scavi archeologici e alle ricchezze naturali e botaniche di Mozia”.

Info: www.tascadalmerita.it
- www.fondazionewhitaker.it

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