Non è un mistero, né tanto meno una novità, che il mercato americano sia quello di riferimento per il settore del vino, sia globale che italiano: la leadership tricolore oltreatlantico è indiscussa da tempo, anche nel quadro di un panorama mai statico, e secondo le più recenti rilevazioni dell’Osservatorio Paesi Terzi di Business Strategies l’Italia cresce ancora, anche se a marce ridotte rispetto alla domanda degli States (+5,4% contro +10,2%). Cifre notevoli, ma che per certi versi stridono con quelle recentemente rilasciate da Nielsen Ad Intel, che ha analizzato e comparato la spesa pubblicitaria in media tradizionali per prodotto del 2016 nell’Unione, separando il totale per tipologie. L’analisi dipinge infatti un quadro nel quale, a fronte di una spesa totale per le birre di 1,59 miliardi di dollari, il vino si è fermato a meno di un decimo (124 milioni) e a un terzo circa di quanto investito dai produttori e distributori di superalcolici (376 milioni di Dollari). Cifre che, sebbene riferite a un solo mercato, e ai soli media “tradizionali”, rendono l’idea di quanto la comunicazione - o meglio, una sua mancanza - possano riflettersi sulla popolarità di un prodotto, spesso anche a prescindere dalla sua qualità o dal suo prezzo.
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