“Noi produttori di vero Prosecco Dop siamo arcistufi. Quello scovato a Buenos Aires è solo l’ultimo caso, in ordine di tempo, di Prosecco “tarocco”. Dalla Battistella sono già partite innumerevoli denunce: negli ultimi anni abbiamo, infatti, smascherato l’esistenza di “prosecco brasiliano’, “prosecco neozelandese”, “prosecco australiano” (prodotto nella fantomatica Prosecco Road di Melbourne) e, in tutta sincerità, siamo stanchi di dover ricorrere spesso ai media per sensibilizzare politici e opinione pubblica. Il Governo si faccia promotore, nelle sedi competenti, di iniziative chiare ed efficaci volte a tutelare la Denominazione Prosecco a livello extra Ue e tutti gli operatori del Distretto enologico veneto-friulano”. A dirlo, Mirco Battistella, produttore veneto delle bollicine trevigane, nel denunciare “l’ennesima raccappricciante scoperta enologica”, questa volta, dalla Slovenia, dove è presente come unico produttore italiano invitato al prestigioso “Slovenian Wine Event”, evento enogastronomico organizzata dall’Hotel Kempinski Palace: in Sudamerica viene commercializzato del Prosecco, il “Proseccus Vino Espumoso Prosecco”, con tanto di leone marciano come logo in etichetta, prodotto da uve coltivate nella campagna attorno alla città argentina di Mendoza, località confinante con il Cile.
“Anche l’Argentina ci scippa il Prosecco - sottolinea Battistella - siamo arrabbiati e demoralizzati, mentre nell’azienda Battistella e in centinaia di altre piccole e grandi aziende italiane si produce del Prosecco Dop - vino a denominazione protetta tutelato dalla Ue - rispettoso di un rigido disciplinare, garanzia di qualità per il consumatore, in Argentina (come si legge anche nel sito http://blogdevinosyarte.blogspot.it/2009/08/ficha-de-cata-del-prosecus-espumoso-de.html) viene prodotto un vino “metodo classico” dal nome “Proseccus Vino Espumoso Prosecco” che del vero Prosecco Dop ha davvero poco se non il nome e di certo non rispetto Disciplinare di produzione e viene prodotto da uve cresciute a 11.398 km di distanza dal Distretto del Dop”.
“Da una parte ci troviamo costretti ad operare in un mercato nazionale e internazionale che valorizza bollicine sempre più economiche, talvolta “veicolate” con il nome Prosecco - continua Mirco Battistella - anche se in etichetta la magica parola Prosecco non è inserita: bensì si leggono “Glera” o nomi di fantasia. Sitamo vivendo, infatti, un abbassamento costante dei prezzi, fenomeno allarmante e, negli ultimi 12 mesi, sempre più frequente e tendente a dinamiche di dumping. Dall’altra l’attuale contesto normativo non è in grado di tutela, e quindi valorizzare, all’estero le peculiarità della Denominazione: il nome “Prosecco” ad esempio”.
“Sono decine di migliaia le bottiglie prodotte e commericliazzate ogni anno in Argentina, come si legge in alcui siti internet facilmente consultabili, e sembra che nessuno sia intervenuto, ad oggi - aggiunge il produttore - la lotta all’odioso fenomeno dell’“italian sounding” è tra i temi posti al centro dell’incontro che si è tenuto il 12 dicembre a Palazzo Chigi tra il presidente del Consiglio dei Ministri, Mario Monti, il Ministro delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, Mario Catania, e i rappresentanti delle maggiori organizzazioni della filiera agroalimentare nazionale. Cosa pensa di fare l’Esecutivo per tutelare noi, veri produttori di Prosecco Dop?”. L’“italian sounding” “scippa” al nostro Paese 50 miliardi di euro, con 2 prodotti alimentari su 3 venduti all’estero che di italiano hanno soltanto il nome, ricorda Coldiretti. La “pirateria agroalimentare” nel mondo utilizza infatti impropriamente parole, colori, località, immagini, denominazioni e ricette che richiamano al nostro Paese per alimenti che non hanno nulla a che fare con la realtà produttiva nazionale.
Copyright © 2000/2025
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2025