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Qual è il rischio che corrono le uve di tutto il mondo? Di essere divorate da procioni, cinghiali, babbuini, uccelli e cervi, che hanno scelto le bacche da vino, rosse o bianche che siano, come parte fondamentale della loro dieta, racconta “Decanter”

Qual è il rischio che corrono le uve di tutto il mondo? Di essere divorate da procioni, cinghiali, babbuini, uccelli e cervi, che hanno scelto le bacche da vino, rosse o bianche che siano, come parte fondamentale della loro dieta.
Si potrebbe, provocatoriamente, pensare ad un vero ribaltamento della gerarchia dei rischi che corrono vigneti, non più, per esempio, messi in crisi dalle classiche malattie della vite, ma da un gruppo di mammiferi golosi di uva. Tant’è che in alcune importanti zone di produzione collocate un po’ a tutte le latitudini, le cantine rischiano di vedersi letteralmente divorata la loro materia prima da una pattuglia ben nutrita di animali che dimostrano una particolare preferenza verso l’uva da vino.
Il sito britannico www.decanter.com ha individuato una specie di “top five” degli animali più pericolosi per la vite, le cinque peggiori creature incriminate sono procioni, cinghiali, babbuini, uccelli e cervi, che vivono in diversi habitat, imparando a conoscere la bontà delle uve e, in alcuni casi, anche dei germogli della vite.
In Germania, i procioni, peraltro animali non indigeni, ma introdotti nel 1934 dal gerarca nazista Hermann Goering nel 1934, dopo aver deciso che nel Terzo Reich non c’era abbastanza fauna selvatica, hanno dimostrato in modo evidente di essere golosi di uve da vino nel 2005, quando hanno distrutto un intero raccolto di uve nella regione di Brandeburgo ad ovest di Berlino. Oggi in Germania si stimano un milione di questi animali e il governo sta tentando di controllare la loro diffusione con abbattimenti regolari.
In Italia, ed in particolare in toscana, i vigneti e le uve praticamente dell’intera Regione sono costantemente sotto la minaccia dei cinghiali. Il loro numero è stimato in oltre 150.000 esemplari, e in crescita. Una forza formidabile che non trova un adeguato contrasto nei pochi predatori presenti anche perché, di solito, i cinghiali si muovono nelle campagne in branchi. Anche la caccia al cinghiale, che in Toscana alimenta storicamente la cucina locale, non sembra in grado di arginare il numero di questi animali.
In Sud Africa, sono invece babbuini che hanno sviluppato una particolare predilezione per le uve di Pinot Nero e Chardonnay, mangiando i grappoli più dolci e maturi e lasciando sul terreno quelli più aspri. Ma non solo. I giovani babbuini vanno pazzi anche per i germogli delle viti, lasciando interi filari completamente improduttivi. Ai produttori del Sudafrica, dove è vietato sparare ai babbuini, non resta che proteggersi con le recinzioni, peraltro facilmente superabili dalle agili scimmie.
Nella Sonoma Valley, in California, gli uccelli, migratori o stanziali che siano, specialmente gli storni, sono un vero e proprio incubo per i produttori della zona. Alcuni di loro sono ricorsi all’uso dei falchi per proteggere i loro vigneti dai giganteschi stormi di uccelli.
Nel Nord America, dove i cervi sono di casa, le uve e i germogli delle viti di quelle zone rappresentano una sorta di leccornia prelibata per quegli animali. Qui, i viticoltori si proteggono con recinzioni, con la caccia e con sostanze repellenti a base di ingredienti naturali decisamente nauseabondi anche per l’uomo.
Insomma, Paese che vai, “predatore dell’uva” che trovi.

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